LA VOCAZIONE DI UN CARMELO TERESIANO CHIAMATO A VIVERE IN DIALOGO CON DIO E CON I FRATELLI!

Epistolario 1


 


                    EPISTOLARIO


ANNO 1546 (?)                                                                                          



1.    Ad Alonso Venegrilla, a Gotarrendura (Avila)



Avila, 12 agosto 1546 (?)

Autografo: Carmelitane Scalze di Calahorra (Logroño)

Signor Venegrilla: Santos García ha portato dieci faneghe di grano. Mi faccia il favore di pagare il grano, perché io non ho denaro; il signor Martino de Guzmán ne sarà contento e la rimborserà, come suole fare. Scritta il 12 agosto. Donna Teresa de Ahumada.

Mi faccia il piacere di mandare qualche piccioncino.

 

ANNO 1561

2. A don Lorenzo de Cepeda, a Quito (Ecuador)

Avila, 23 dicembre 1561

Autografo: Carmelitane scalze di Sant’Anna, Madrid


1. Gesù. – Signore: lo Spirito Santo sia sempre con lei e la ricompensi della cura che si è preso di soccorrerci, e con tanta diligenza. Spero nella maestà di Dio che lei con ciò guadagni molto ai suoi occhi, perché è certo che a tutti coloro a cui ha inviato denaro, esso è giunto così a proposito, che è stato per me motivo di grande consolazione. E credo che sia stato Dio a ispirarle di mandarmi tanto denaro, perché per una povera monaca come me, che ormai, grazie a Dio, ritiene un onore andar tutta rappezzata, bastava quello che mi avevano portato Gian Pietro de Espinosa e Varrona (credo che l’altro mercante si chiami così) a trarmi d’impaccio per alcuni anni.

2. Ma come le ho già scritto molto a lungo, per varie ragioni e considerazioni (che non ho potuto eludere, trattandosi d’ispirazioni divine e di cui pertanto non si può parlare per lettera), sappia solo che persone sante e dotte ritengono ch’io sia in obbligo di non mostrarmi vile, e impegnarmi com’è possibile in quest’opera della fondazione di un monastero, dove il numero delle religiose dev’essere solo di quindici, esclusa ogni possibilità di aumentarlo, di strettissima clausura, con divieto assoluto di uscire e di vedere alcuno senza velo sul viso, ben radicate nell’orazione e nella mortificazione, come le ho scritto più lungamente, e le scriverò ancora, servendomi, per il recapito, di Antonio Morán, quando partirà.

3. Mi è in ciò di aiuto questa signora che le scrive con me, donna Guiomar. È la moglie di Francesco Dávila, di Salobralejo, che lei forse ricorderà. Suo marito è morto nove anni fa, lasciandole un milione di rendita. Ella, oltre quello del marito, possiede un maggiorasco di suo, e benché rimasta vedova a venticinque anni, non si è risposata e si è data molto a Dio. È di grande spiritualità. Da più di quattro anni ci lega un’amicizia più stretta che se fosse mia sorella; sebbene mi aiuti molto, perché mi dà una gran parte della rendita, per il momento è senza denaro, e a tutto quello che c’è da fare per l’acquisto di una casa, provvedo io, giacché, per grazia di Dio, mi sono state date due doti in anticipo e ho potuto comprarla, quantunque in segreto, ma per fare cose che sarebbero necessarie non saprei come cavarmela. Così, solo appoggiata alla fiducia che Dio (poiché vuole che faccia questo convento) mi provvederà di quanto occorre, prendo accordi con gli operai. Sembrava una follia, ma ecco che Sua Maestà le ispira di prendersi cura della cosa. Quel che più mi ha stupita è il fatto ch’io avevo un enorme bisogno dei quaranta scudi che lei ha aggiunto. Credo che S. Giuseppe (giacché così si chiamerà il convento) ha voluto che l’avessimo e so che gliene darà il compenso. Infine, anche se povera e piccola, questa casa ha una bella vista sulla campagna. E questo basta.

4. Sono andati a Roma per le Bolle, perché, pur essendo il convento del mio stesso Ordine, ci mettiamo sotto l’obbedienza del Vescovo. Spero nel Signore che sarà per sua maggior gloria se ci fa venire a capo di quest’opera, come penso senza alcun dubbio che avverrà, perché vi entreranno anime particolarmente scelte, che bastano da sole a dare grandissimi esempi così di umiltà come di penitenza e di orazione. Loro ne raccomandino l’effettuazione a Dio; col suo aiuto, sarà già cosa fatta alla partenza di Antonio Morán.

5. Egli è venuto e la sua visita mi è stata di grande consolazione (mi è sembrato un uomo leale e di qualità, assai esperto) per aver saputo tante notizie particolareggiate delle Vostre Signorie; certo, una delle grandi grazie che il Signore mi ha dato è l’aver fatto loro intendere che cosa sia il mondo, così che abbiano scelto di restare tranquilli, e il farmi vedere che seguono il cammino del cielo, cioè quanto mi auguravo maggiormente di sapere, perché finora sono vissuta sempre in ansia. Sia gloria a colui che opera tutto! Piaccia al Signore che lei progredisca sempre al suo servizio; siccome, infatti, non c’è misura da parte sua nel ricompensare, non deve esserci sosta nel procurare di servirlo, ma bisogna avanzare ogni giorno, sia pure di poco, e con fervore, ritenendo, com’è di fatto, d’esser sempre in guerra e di non doversi trascurare fino al conseguimento della vittoria.

6. Tutti coloro per mezzo dei quali lei ci ha inviato denaro sono stati uomini leali, ma Antonio Morán supera ogni altro, sia per aver meglio venduto l’oro e senza spese, come vedrà, sia per esser venuto a portarmelo da Madrid fin qui, nonostante il suo cattivo stato di salute (anche se oggi sta meglio perché si trattava di un male casuale), e vedo che le è molto affezionato. Ha portato anche i denari di Varrona, tutto con gran cura. Parimenti è venuto qui Rodríguez e ha fatto tutto assai bene. Mi servirò di lui per inviarle una lettera, perché forse partirà per primo. Antonio Morán mi ha mostrato quella che lei gli aveva scritto. Creda che tanta sollecitudine non è solo frutto della sua virtù, ma effetto dell’ispirazione divina.

7. Ieri mia sorella donna Maria mi ha inviato l’acclusa lettera. Ne manderà un’altra quando le rimetteranno il resto del denaro. Il soccorso le è giunto in un momento assai opportuno. È una gran buona cristiana e soffre dure prove; se Giovanni de Ovalle le intentasse un processo, sarebbe la rovina dei suoi figli. Certo, egli non ha tanto da rivendicare quanto crede, anche se tutto si è assai mal venduto ed è stato un disastro. Martino de Guzmán (che Dio abbia in gloria) aveva pure lui i suoi buoni motivi e la giustizia gli ha dato ragione, anche se non bene, né io mi sento di sopportare che ora si rivendichi quello che mio padre (che Dio abbia in gloria) ha venduto. Per di più, come ho detto, sarebbe dar la morte a donna Maria, mia sorella, e Dio mi liberi da interessi la cui soluzione comporta far tanto male ai propri parenti, anche se quaggiù le cose stiano in modo tale che è da stupire che ci sia un padre per il figlio o un fratello per il fratello. Pertanto non mi meraviglio di Giovanni de Ovalle, anzi ha agito bene, visto che per amor mio ha desistito per ora dalla causa. È buono di natura, ma in questo caso non è bene fare assegnamento sulla sua indole; pertanto, quando lei gl’invierà i mille scudi, lo faccia esigendo da lui l’impegno scritto, da consegnarsi a me; e il giorno che ricomincerà il processo, cinquecento ducati siano per donna Maria.

8. Le case di Gotarrendura non sono ancora vendute, però Martino de Guzmán ne ha ricavato già trecentomila maravedís, ed è giusto che ciò gli sia rimesso. Con l’invio che lei farà dei mille scudi, Giovanni de Ovalle si trarrà fuori da difficoltà e potrà abitare ad Avila, è quel che ha fatto venendo qui, dove ora ha necessità di fermarsi: non potrà, però, viverci stabilmente, ma solo a intervalli e male, se di là non gli giunge quest’aiuto.

9. È sposato molto bene, e le aggiungo che donna Giovanna si è rivelata donna così onorata e valente, che bisogna lodarne il Signore; ha, inoltre, un’anima angelica. Io sono riuscita la più miserabile di tutte, e loro non dovrebbero riconoscermi per sorella, essendo quale sono; non so come mi vogliano tanto bene. Lo dico con tutta sincerità. Donna Giovanna ha sperimentato assai duri travagli e li ha sopportati assai bene. Se lei può provvedere a quest’invio senza mettersi in difficoltà, lo faccia al più presto, anche se a poco a poco.

10. Il denaro che ha mandato è stato consegnato, come vedrà dalle lettere. Toribia era morta e anche suo marito, ma la somma è riuscita utilissima ai loro figli, che sono poveri. Le Messe si sono celebrate (alcune credo prima che arrivasse il denaro), secondo le intenzioni da lei indicate, e dalle persone migliori che ho potuto trovare, davvero eccellenti. Sono rimasta edificata dall’intenzione secondo cui le ha fatte dire.

11. Io mi trovo in casa della signora donna Guiomar, per trattare tutti questi affari, cosa che mi è motivo di gioia, per il fatto di stare di più con quelle persone che mi parlano di lei. E, aggiungo, con maggior agio, perché una figlia di questa signora, che è religiosa nella nostra casa, è dovuta uscirne, e il Provinciale mi ha ordinato di accompagnarla qui, dove mi sento più libera che in casa di mia sorella per tutto quello che voglio fare. È un luogo dove parliamo sempre di Dio e viviamo in un gran raccoglimento. Vi resterò sino a quando non mi si dia altro ordine, anche se ai fini delle trattative sull’affare in questione sarebbe meglio che mi fermassi qui.

12. Ora veniamo a parlare della mia cara sorella, la signora donna Giovanna; sebbene ne parli in ultimo, non è l’ultima nel mio affetto; ciò è tanto vero che la raccomando a Dio con la stessa intensità con cui raccomando lei, a cui bacio mille volte le mani per i grandi favori che mi fa. Non so come ricompensarla se non raccomandando grandemente a Dio il nostro bambino, ciò che noi facciamo: se n’è assunto particolarmente il compito il santo fra Pietro d’Alcántara, quel frate scalzo di cui le ho scritto, e anche i Teatini e altre persone che Dio ascolterà. Piaccia a Sua Maestà di renderlo migliore dei suoi genitori, perché, se pur sono buoni, io voglio per lui ancora di più. Continui a parlarmi della sua gioia e della sua rassegnazione, essendomi motivo di gran conforto.

13. Ho detto che le manderò, quando partirà Antonio Morán, una copia delle lettere esecutorie di cui mi dicono che non si possa fare nulla di meglio; me ne occuperò con gran cura. Se per questa via dovessero perdersi nel viaggio, gliene invierò un’altra copia fino a quando non le siano pervenute. Per una dimenticanza non si è fatto ancora (e poiché ne è responsabile una terza persona che non ha voluto mandarle, non dico di più); le manderò insieme alcune reliquie che ho con me, in un reliquiario di poco valore. Per quello che mio fratello manda a me personalmente, gli bacio mille volte le mani; se si fosse ancora al tempo in cui portavo oro, sarei molto gelosa dell’immagine che è bella in grado estremo. Che Dio conservi sua moglie per molto tempo, e anche lei, ché domani è la vigilia del 1562.

14. Poiché sono stata a lungo con Antonio Morán, era tardi quando ho cominciato a scrivere; avrei da dire di più, ma egli vuole partire domani; scriverò dunque per mezzo del mio Girolamo de Cepeda, e siccome lo devo fare molto presto, non m’importa di aggiungere altro. Vostra grazia legga sempre le mie lettere. Mi sono molto adoperata perché l’inchiostro fosse buono. Ho scritto così in fretta ed è – ripeto – un’ora così tarda, che non posso tornare a leggere. In salute sto meglio del solito. Dio voglia concederla a lei nel corpo e nell’anima, quale io gliela desidero. Amen.

15. Non scrivo ai signori Fernando de Ahumada e Pietro de Ahumada per mancanza di tempo; lo farò presto. Sappia che alcune persone assai buone che conoscono il nostro segreto – mi riferisco al nostro affare – hanno ritenuto un miracolo l’invio da parte sua di tanto denaro in circostanza così opportuna. Spero in Dio che, qualora abbia bisogno di qualcosa di più, ispiri al suo cuore, anche suo malgrado, di soccorrermi. La sua serva fedelissima, Donna Teresa de Ahumada.

ANNO 1565

3. Al Padre García de Toledo, ad Avila

Avila, 1565

Autografo: Monastero de el escorial


1. Lo Spirito Santo sia sempre con vostra grazia, amen. Non sarebbe male esagerare la portata del servizio che le ho reso per obbligarla ad avere molta cura di raccomandarmi a nostro Signore, e potrebbe ben farlo, dopo quello che ho passato nel vedermi ritratta per iscritto e nel richiamare alla memoria tante mie miserie, anche se, in verità, posso dire di aver sofferto più nello scrivere le grazie che il Signore mi ha fatto, che non le offese da me recate a Sua Maestà.

2. Io ho obbedito all’ordine datomi da vostra grazia di estendermi nel libro, a condizione che lei mantenga la sua promessa, cioè di strappare quello che le sembrerà mal fatto. Dopo averlo scritto, non avevo finito di rileggerlo quando vostra grazia ha mandato a prenderlo. Può darsi che alcune cose siano spiegate male e altre dette due volte, perché ho avuto così poco tempo a disposizione, che non potevo rivedere quanto scrivevo. Supplico vostra grazia di correggerlo e di farlo ricopiare, se dev’essere dato al Padre Maestro Avila, perché qualcuno potrebbe riconoscere la scrittura. Io desidero vivamente che si faccia quanto occorre perché lo veda, avendo cominciato a scriverlo con tale intento; se, infatti, a lui sembrerà ch’io segua la strada buona, ne sarò assai consolata, perché ormai non mi resta da fare più nulla da parte mia. In tutto vostra grazia si regoli come le sembrerà opportuno e consideri che è obbligato a chi le confida così la sua anima.

3. Raccomanderò tutta la mia vita quella di vostra grazia a nostro Signore. Pertanto si affretti a servire Sua Maestà per fare a me una grazia, perché vedrà da ciò ch’è scritto qui quanto sia di profitto dare tutto – come lei ha cominciato a fare – a chi si dà a noi così illimitatamente.

4. Sia benedetto per sempre; io spero nella sua misericordia che ci ritroveremo dove più chiaramente vostra grazia e io vedremo ciò che di grande ha operato in noi e lo loderemo per sempre, amen. Questo libro è stato finito nel giugno dell’anno 1562.

 



ANNO 1568

4. A don Gaspare Daza, ad Avila

Toledo, 24 marzo 1568

1. … le reliquie dei santi Pastorelli trasportati ad Alcalá, una cosa da renderne lode a Dio. Sia benedetto per tutto; non c’è dubbio, signore, ch’è così facile a Sua Maestà creare santi, ch’io non so come lì si stupiscano tanto del fatto che largisca alcune grazie a coloro che vivono così ritirate. Ci conceda di saperlo servire, poiché sa pagare assai bene.

2. Mi ha fatto molto piacere che abbia gradito…, di cui non godrebbe nessuno che non avesse compreso realmente un po’ quanto sia dolce il Signore. Piaccia a Lui di conservare molti anni vostra grazia in aiuto di quelle consorelle.

3. Non consenta loro di comunicare insieme del modo in cui fanno orazione, né s’ingeriscano di questo, né parlino di suo Concezione, perché ognuna vorrà dire le sue sciocchezze. La lascino stare, e quando non potesse lavorare tanto, se ne deve prendere un’altra e si deve ripartire il lavoro, giacché Dio provvederà al bisogno, come… per la mia…

4. Sua sorella e sua madre credo che si ricordino poco di me. Se potrò, scriverò alla badessa. Dio le conceda salute. Ho già scritto a Madrid per la tela. Non so se dimentico qualcosa; almeno non dimenticherò di raccomandare a Dio vostra grazia. Lei faccia lo stesso e lo preghi di far dare inizio a questa casa per il servizio del Signore. Sono quasi certa che partiremo il prossimo martedì. Oggi è la vigilia di nostra Signora dell’Incarnazione. Dica molte cosa da parte mia al padre Lárez, al fratello Cristoforo e a Maridíaz. L’indegna serva e figlia di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.



5. A donna Luisa de la Cerda, ad Antequera

Malagón, 18 maggio 1568

1. Gesù sia con vostra signoria. Io vorrei avere più tempo per dilungarmi in questa mia, e, pensando di averlo oggi, ho aspettato a scrivere l’ultimo giorno, perché parto domani, 19 maggio, ma ho avuto tanto da fare che tempo non me n’è rimasto. Scriverò servendomi del padre Paolo Hernández; benché non abbia saputo nulla di lui dopo la sua partenza da qui, gli riferirò quanto lei m’incarica di dirgli. Ho reso lodi a nostro Signore per l’ottima riuscita del suo viaggio; qui gliene avevamo rivolte vive suppliche. Piaccia a Sua Maestà che vada così anche tutto il resto.

2. Sto bene e ogni giorno mi sento più a mio agio in questa città, e così è di tutte le consorelle; non c’è ora nessuna che abbia motivi di scontento, e ogni giorno di più esse sono di mia soddisfazione. Le assicuro che delle quattro che sono venute, tre hanno un grande spirito d’orazione e anche altri meriti. Sono di tali virtù che vostra signoria può esser sicura che, sebbene io me ne vada, la loro perfezione non verrà meno d’un punto, specialmente tenuto conto delle persone che loro restano… Dio le lasci qui molti anni; io me ne vado senza alcun pensiero, sapendole con quel confessore. Il curato bacia le mani di vostra signoria, perché è tale – non so come dire – che non le manda saluti; io, avendone commissione da vostra signoria, gli ho dato i suoi. È molto quanto gli dobbiamo.

3. Non riesco a capire perché vostra signoria abbia trascurato di eseguire subito la mia commissione per il maestro Avila. Non aspetti oltre, per amor del Signore, ma gl’invii subito il mio scritto per mezzo di un corriere (mi dicono che c’è un giorno di viaggio, non più), perché quest’attesa di Salazar è una cosa assurda; se è rettore, non potrà allontanarsi per vedere vostra signoria, tanto più recarsi a vedere il padre Avila. La supplico, se non gliel’ha già mandato, di farlo subito; invero ciò mi ha dato pena, perché sembra opera del demonio; e a causa del signor licenziato sono stata molto provata: io gli avevo raccomandato di portarlo con sé quando fosse partito, ma credo che al demonio riesca gravoso che lo veda quel santo; non ne arrivo a capire la ragione… Supplico vostra signoria di mandarlo subito e di fare quello di cui l’ho scongiurata a Toledo; consideri che la cosa è più importante di quanto non creda…

 

6. A donna Luisa de la Cerda, ad Antequera

Toledo, 27 maggio 1568

1. Gesù sia con vostra signoria. Oggi, giorno dell’Ascensione, il licenziato mi ha dato la lettera di vostra signoria: quando ho saputo ch’era venuto, finché non l’ho letta sono stata molto in pena, temendo circa il suo contenuto. Grazie a nostro Signore, lei sta bene, e così il signor don Giovanni e quei miei signori.

2. Del resto non si curi minimamente. Ma, pur dicendo questo, confesso ch’io ho provato un vivo rincrescimento; pertanto gli ho dichiarato che ha fatto male, e mi sembra molto confuso; solo che, certo, non si arriva a capirlo. Da una parte desidera servirla e dice di amarla molto, il che è vero, dall’altra non sa comportarsi coerentemente. È anche affetto da un po’ di malinconia, come Alonso de Cabria. Mah! Quante sono le differenze di questo mondo! Quest’uomo potrebbe servire vostra signoria, e non lo vuole, e io che lo vorrei, non posso farlo. Per cose di tal genere e altre peggiori dobbiamo passare noi mortali, e non arriviamo mai a capire il mondo, né vogliamo lasciarlo.

3. Non mi meraviglio che vostra signoria abbia motivi di pena; avevo già capito che avrebbe dovuto soffrire molto, conoscendo il suo carattere che non è fatto per intendersela con tutti; ma, poiché si tratta di servire il Signore,vostra signoria sopporti le tribolazioni e se la intenda con Lui, che non la lascerà sola. Qui nessuno criticherà la sua partenza, anzi si avrà pena di lei; cerchi di scacciare le preoccupazioni, consideri quanto la sua salute ci stia a cuore. La mia è stata assai cattiva negli ultimi giorni. Se non avessi trovato in questa casa tutte le comodità che vostra signoria ha ordinato di procurarmi, mi sarebbe andata peggio. Ce n’era proprio bisogno, perché, con il sole del viaggio, il dolore che avevo quando vostra signoria stava a Malagón è aumentato tanto che, arrivata a Toledo, mi hanno dovuto cavar sangue due volte; non potevo muovermi dal letto, tanto era forte il male alla schiena, fino al cervello; l’indomani, una purga; pertanto mi son fermata qui otto giorni – saranno otto giorni domani, essendo arrivata venerdì –; me ne vado molto indebolita (perché mi hanno cavato molto sangue), ma in buona salute. Mi sono sentita assai sola quando mi sono vista qui senza la mia signora ed amica. Il Signore si serva di tutto. Non c’è persona che non si sia comportata egregiamente con me, compreso Reolín. Io, invero, ho apprezzato come, pur trovandosi lei lì, aveva gran cura di me, qui. La raccomando molto al Signore. Sto ormai bene, anche se sono debole.

4. Mi accompagna il curato di Malagón, al quale è cosa da stupire quanto sia obbligata; Alonso de Cabria è in tali rapporti col suo amministratore che non ha avuto voglia di venire con me; ha detto che l’amministratore se ne dispiacerebbe molto. Poiché io avevo così buona compagnia ed egli era ancora stanco del viaggio precedente, non ho insistito. Sappia vostra signoria che l’amministratore agisce con rara perfezione; dicono che superi ogni aspettativa. Alonso de Cabria non finisce di lodarlo, e così tutti; anche il signor don Fernando ne è molto contento.

5. Carleval è partito, e non credo per ritornare… si dice che il Signore ha voluto che per il monastero di Malagón lavori Alonso de Cabria e che l’ospedale faccia le spese; e si dice il vero, perché è venuto il fratello di Carleval. Le assicuro ch’io parto contentissima ch’egli sia lì; all’infuori del padre mio Paolo io non so chi avrei potuto lasciarci che fosse di tale merito. È stata una grande fortuna. È un uomo di molta orazione, con profonda esperienza di essa. È assai contento, ma bisogna preparargli una casetta. Siccome ho lasciato scritto a Malagón tutto questo per lei, non di co di più; mi si danno qui notizie straordinarie di questo padre.

6. Le consorelle sono contentissime. Siamo rimaste d’accordo di far venire una donna assai teatina, a cui la casa dia da mangiare (siccome dobbiamo fare un’altra elemosina, che sia pur questa); ella insegnerà gratuitamente i lavori alle ragazze, e con questo pretesto farà loro imparare la dottrina e il modo di servire il Signore, cosa molto proficua. Anche il padre ha mandato a cercare un ragazzo, e Huerna (come lo chiamano) è assegnato al loro servizio; egli e il curato si occuperanno d’insegnare la dottrina. Spero in Dio che ciò sarà d’un gran profitto. Davvero sono partita contentissima e vostra signoria lo sia anche lei; creda che la mia assenza non influirà sulla religione della casa, giacché col grande fervore che hanno, un tale confessore, e il curato che non le dimenticherà, io spero in Dio che andranno progredendo ogni giorno di più, anzi non ne dubito.

7. Per quanto riguarda l’altro cappellano, non c’è nessuno disposto a comunicargli di non dire la Messa. Vostra signoria glielo faccia scrivere, anche se il padre Paolo si adoperi a cercare qualcuno che glielo dica, ma non vorrei che se ne dimenticasse lei. L’amministratore dice che gli darà una così buona sistemazione che starà assai meglio che nel posto precedente, ma che, siccome è lui a doverlo consolare, non glielo vuol dire. Supplico vostra grazia di non trascurare di farlo. Già hanno dato un terzo del denaro dovuto al licenziato; glielo ha dato Miranda. Vostra signoria faccia sapere per iscritto chi deve rimborsare questi terzi a Miranda, a evitare che il demonio ordisca qualche trama per farci perdere un uomo come questo, e certo tenterà di tutto, perché da lui non può venirgli che danno. Vostra signoria si renda conto dell’importanza di ciò e non glielo permetta.

8. Oggi sono stata così occupata che non ho avuto tempo disponibile per scrivere; ora è notte avanzata, e sono molto debole. Porto con me (supplico vostra signoria di ritenerlo ben fatto) la sella che lei aveva nel castello, con un’altra, buona, comprata qui. Sono certa che vostra signoria si rallegrerà ch’essa sia utile a me in questi viaggi, visto che stava lì fuori uso; almeno viaggerò su una cosa sua. Spero nel Signore di ritornare sopra di essa, altrimenti, non appena vostra signoria verrà di nuovo qui, gliela manderò.

9. Le ho già scritto, nella lettera lasciata per lei a Malagón, di pensare che il demonio impedisca che il maestro Avila veda quel mio scritto; non vorrei che prima egli morisse: sarebbe una gran disgrazia. Supplico vostra signoria, poiché gli è così vicina, di mandarglielo sigillato con un corriere privato e di scrivergli raccomandandoglielo vivamente; egli ha molto desiderio di vederlo, e lo leggerà appena potrà. Fra Domenico mi ha scritto ora qui di mandarglielo, appena arrivata ad Avila, con un corriere privato. Sono in pena, non sapendo che fare, perché sarebbe un gran danno per me, come ho detto a vostra signoria, ch’essi lo sappiano. Per amor di nostro Signore, la prego di darsi premura al riguardo; consideri che si tratta del suo servizio. E si faccia animo per recarsi in terre lontane; si ricordi come affrontarono il viaggio nostra Signora e il nostro padre San Giuseppe nella fuga in Egitto.

10. Me ne vado per la via di Escalona, perché la marchesa sta lì, e mi ha fatto cercare qui. Io le ho detto che vostra signoria mi favoriva di tante cortesie che non avevo bisogno ch’ella mi prodigasse aiuti, e che sarei passata da lì. Mi fermerò mezza giornata, se potrò, non di più, e questo perché me lo ha raccomandato molto fra García, e poi non costituisce una deviazione dal mio cammino. Il signor don Fernando e la signora donna Anna mi hanno fatto la grazia di venire a vedermi e così don Pietro Niño, la signora donna Margherita, gli altri amici e varia gente, fra cui alcune persone mi hanno molto stancata. Coloro che appartengono alla casa di vostra signoria vivono in gran raccoglimento e molto ritirati. La supplico di scrivere alla signora direttrice: sa bene ciò che le deve. Io non l’ho vista, anche se mi ha inviato regali, perché la maggior parte del tempo sono stata a letto. Dovrò andare a vedere la signora priora domani, prima di partire, perché me lo raccomanda molto.

11. Non avrei voluto parlare della morte della mia signora la duchessa di Medinaceli, nel caso che lei ancora non lo sappia. Poi ho pensato che quando le arriverà la presente già lo saprà. Non vorrei che se la prendesse troppo a cuore, poiché a tutti quelli che l’amavano il Signore ha fatto una grazia – e soprattutto a lei stessa – portandosela via così presto; con il male che aveva l’avrebbero vista morire mille volte. Ella era tale che vivrà eternamente, e la speranza di ritrovarla un giorno, vostra signoria e io, insieme, mi aiuta a sopportare l’esser priva di un così gran bene. A tutti i miei signori bacio le mani; Antonia quelle di vostra signoria. Dica molte cose da parte mia al signor don Giovanni; io lo raccomando molto al Signore. Sua Maestà mi conservi vostra signoria e la tenga sempre con la sua mano. Io sono molto stanca, pertanto non dico di più. L’indegna serva e suddita di vostra signoria; Teresa di Gesù, Carmelitana.

12. Al nostro Padre Eterno hanno ormai dato la licenza. Proprio così: da una parte mi dispiace, dall’altra vedo che il Signore lo vuole, come vuole che vostra signoria resti sola a sopportare tribolazioni. Egli certamente le scriverà quando troverà un messaggero. Lascio la presente a donna Francesca, raccomandandogliela molto. Se troverò con chi mandare la lettera, cercherò di scrivere da Avila. Mi ero dimenticata di dirle che nostro padre mi ha parlato d’una religiosa, molto dedita alla lettura e di qualità soddisfacenti per lui. Non ha più di duecento ducati, ma le consorelle restano così sole e le necessità sono tante in un monastero ai suoi inizi, ch’io dico di prenderla. Preferisco lei anziché prendere religiose sciocche, e se posso trovarne ancora una come questa, non ne prenderò altre. Vostra signoria resti con Dio, mia signora; io non vorrei finire, né so come me ne vada così lontano da chi tanto amo e a cui tanto devo.

 

7. A donna Luisa de la Cerda, ad Antequera

Avila, 9 giugno 1568

1. Gesù sia con vostra signoria. Io sono arrivata qui, ad Avila, il mercoledì prima di Pentecoste, assai stanca, perché, come le avevo scritto, stavo così male da non essere in condizioni di mettermi in viaggio; pertanto l’abbiamo fatto lentamente, in compagnia del curato, il quale mi è stato di gran sollievo, perché è pieno di garbo in tutto. È venuto di passaggio un mio parente, che da bambino ha avuto il male della pietra e che con l’acqua di quella fonte è guarito in modo da non averne mai più sofferto. Ho gioito molto di così buone notizie, perché spero in nostro Signore che accadrà lo stesso al signor don Giovanni. Sua Maestà lo guarisca, in conformità delle nostre suppliche. Bacio molte volte le mani di vostra grazia e quelle di tutti i miei signori di lì.

2. Trovo qua, entrata come religiosa, donna Teresa, figlia della marchesa de Velada, che è assai contenta. Con la marchesa de Villena sono stata domenica scorsa. Mi ha usato ogni sorta di cortesie, ma, poiché io non ho bisogno che della mia signora donna Luisa, la cosa ha poca importanza per me. Il Signore me la conduca qui in piena salute e dopo un buon viaggio. Per quanto riguarda quella mia faccenda, torno a supplicare vostra grazia di non trascurarla, per le ragioni che le ho scritte; è per me cosa di grande importanza. Siccome a Malagón ho lasciato una lunga lettera per vostra signoria, e a Toledo un’altra, questa ha il solo scopo di farle sapere che sono arrivata bene, null’altro. Oggi è mercoledì. L’indegna serva e suddita di vostra signoria. Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

8. A donna Luisa de la Cerda, ad Antequera

Avila, 23 giugno 1568

Autografo frammento: Archivio della Cattedrale di Valenza

1. Gesù sia con vostra signoria. La fretta del corriere è tale che non so come riesca a scrivere anche queste righe, ma l’affetto che ho per lei mi ha fatto trovare il tempo per inviargliele. Oh, signora mia, quanto spesso mi ricordo di lei e delle sue pene! E con quale cura la raccomandiamo a nostro Signore! Piaccia a Sua Maestà di voler dare presto salute a quei signori, così ch’io non mi veda tanto lontana da vostra signoria, perché mi sembra che saperla a Toledo già basterebbe a rendermi contenta. Sto bene, grazie a Dio. Partirò da qui per Valladolid dopo san Pietro.

2. Vostra signoria si ricordi, visto che le ho affidato la mia anima, di mandarmela con un corriere quanto più presto potrà, e non senza una lettera di quel santo uomo, perché si sappia che cosa ne pensa, com’è stato convenuto fra vostra signoria e me. Sono mortificata all’idea che debba venire il presentato fra Domenico, che mi dicono sia in arrivo qui quest’estate e che mi debba trovare in flagrante colpevolezza. Per amor di nostro Signore, non appena quel santo avrà visto il manoscritto, me lo invii; vostra signoria avrà ben tempo a disposizione perché lo vediamo insieme, quando io tornerò a Toledo. Quanto a farlo vedere a Salazar, salvo che se ne presenti particolarmente l’opportunità, non se ne preoccupi, perché è più importante rinviarmelo.

3. Le sorelle del monastero di vostra signoria mi scrivono che tutto va assai bene, con grande profitto da parte loro, ed io ne sono convinta. Tutti qui hanno ritenuto una così gran fortuna che sia rimasto ad esse un tal confessore – poiché lo conoscono – da stupirsene, ed altrettanto faccio io, chiedendomi come il Signore l’abbia mandato lì; credo che sia stato per il bene delle anime di quel luogo, a giudicare dal profitto che si dice ch’esse ne traggano; e così è avvenuto dovunque sia stato. Le assicuro ch’è un uomo di Dio. Qui stimano molto la casa di Malagón, e i frati ne sono assai contenti. Il Signore mi riconduca là con vostra signoria.

4. Vedo un gran progresso nelle sorelle di qui. Tutte baciano le mani di vostra signoria, e io quelle del signor don Giovanni e di coteste mie signore, non avendo tempo di dir di più. Domani è il giorno di San Giovanni; gli raccomanderemo molto la nostra patrona e fondatrice, e il nostro patrono. L’indegna serva di vostra signoria, Teresa di Gesù.

Indirizzi qui le sue lettere e l’oggetto della mia commissione, se non vuole che proseguano come destinate alla superiora.

 

9. A Don Cristoforo Rodríguez de Moya, a Segura de la Sierra

Avila, 28 giugno 1568

1. Nostro Signore ha riunito in questi monasteri persone che mi riempiono di stupore e di grande confusione, visto che per essi si devono scegliere anime di orazione e adatte al nostro genere di vita, altrimenti non le prendiamo. E Dio dà loro tanta gioia e così abituale allegrezza che si ha l’impressione di un paradiso in terra.

2. Che sia così, vostra grazia potrà informarsene da molte persone, specialmente se capitassero lì alcuni padri della Compagnia di Gesù che sono stati qui, mi conoscono, e hanno visto lo stato delle cose; essi, infatti, sono i miei padri, ai quali la mia anima deve, dopo nostro Signore, tutto quel che ha di buono, posto che ci sia in lei qualcosa di buono.

3. E una delle ragioni che mi ha affezionato a quelle signore e mi ha indotto a servire vostra grazia per quanto mi è possibile, è sapere che hanno trattato con tali padri; non tutte le persone spirituali, infatti, mi contentano per i nostri monasteri, tranne quelle che si confessano da questi padri; è così quasi di tutte le religiose che si trovano in essi, né mi ricordo ora che ve ne sia nessuna fra quante ne ho prese che non sia figlia loro, essendo quelle che fanno al nostro caso, perché come loro hanno formato la mia anima, così il Signore mi ha fatto la grazia che in questi monasteri se ne sia inserito lo spirito. Pertanto se vostra grazia conosce le loro Regole, vedrà che in molte cose ci conformiamo ad esse nelle nostre Costituzioni, avendo io ottenuto un breve dal Papa per poterlo fare, e ora, quando il nostro reverendissimo padre Generale è passato per Avila, le ha approvate e ha ordinato che si osservassero in tutti i monasteri ch’io fondassi: ha prescritto anche che i padri della Compagnia fossero delegati a predicare senza che alcun prelato potesse impedirlo. Inoltre, se essi vogliono confessare possono farlo, ma il fatto è che hanno una costituzione che glielo proibisce, e, tranne qualche rara volta, non riusciamo ad averli. Pertanto trattano con noi e ci consigliano in contatti del tutto familiari, dai quali ricaviamo un gran vantaggio.

4. Ho avuto anch’io lo stesso desiderio di quelle signore di sottomettere questa casa all’autorità di tali padri, e ho cercato di farlo, ma so di certo che non accetteranno mai un monastero, neanche se fosse della Principessa, perché ne avrebbero ormai troppi nel regno, pertanto non è cosa possibile.

5. Lodo nostro Signore che nessun Ordine potrebbe avere la libertà di trattarli che abbiamo noi, libertà di cui godiamo con la sicurezza che non ci verrà mai tolta.

6. Ora, col favore di nostro Signore, si fondano monasteri della nostra prima Regola, come questi nostri dediti all’orazione e alla mortificazione, ai quali dobbiamo esser soggette, in base a quanto ha prescritto il nostro reverendissimo padre, e ci sono persone e frati pieni di zelo e fin troppe case, anche se io, rendendomi conto che c’è una propensione a tal fine in quel luogo, probabilmente procurerò che se ne fondi lì uno, perché è cosa che dipende da me e ho già patenti per farlo, con la condizione che i monasteri fondati da me non siano soggetti ad altri che al Generale o a chi egli stabilirà.

7. È molto importante che questi monasteri abbiano ad avanzare sempre in perfezione, con il favore di nostro Signore. E creda vostra grazia che io, per quanto riguarda monasteri rilassati e privi di spirito d’orazione, mi adopero in modo da cercare tutte le vie possibili perché vi si mantenga l’avvio a cui ora si dà inizio.

8. A vostra grazia chiedo, per amor di nostro Signore, di non dimenticarmi nelle sue orazioni, e così ne prego quelle signore. E per l’affare attualmente in oggetto, abbia particolare cura che si faccia, se deve esser volto al servizio di nostro Signore, altrimenti ne allontani il pensiero; così faremo noi qui.

9. Se dovesse sembrarle eccessivo rigore non mangiare la carne, si può fare la fondazione alla maniera di quanto si è fatto il giorno delle Palme a Malagón, cosa di facile attuazione, perché ci sono Bolle a tal fine; noi ci serviamo di esse per aver rendite e mangiar carne, visto che mancano altre disposizioni in quel luogo; per la rendita ce ne dà permesso il Concilio.

10. Se fossi stata a conoscenza di quest’affare, le loro signorie mi avrebbero avuto più vicina, perché sono partita da quella città in maggio per venire in questa. Nostro Signore che ha disposto le cose in tal modo, deve aver ritenuto ch’era meglio così. Poiché tutto è affidato alle sue mani, i loro desideri e i miei, ognuno dei quali è indirizzato alla sua gloria, Egli ne curerà l’effettuazione come meglio convenga.

11. Con questo corriere mando una viva preghiera al signor licenziato Giovanni Battista, che è curato di Malagón e che, per quanto è dipeso da lui, mi ha favorita e aiutata in tutto, sia nel campo spirituale, sia in quello temporale (avendo avuto dal Signore talento per ogni genere di cose), di recarsi da vostra grazia, rendersi ben conto del suo progetto e informarla del nostro modo di vivere – giacché egli, essendo stato nostro confessore, ne è perfettamente al corrente –, ad evitare che in un affare di tanta importanza procediamo all’oscuro. Credo che non tralascerà di farmi questa carità.

12. Con lui potrà trattare di tutto quel che vorrà, perché conosce le mie intenzioni sotto ogni riguardo; pertanto ci si può fidare di quanto dirà o stabilirà da parte mia come se fossi io a parlare. Il Signore ponga in tutto le sue mani, e renda vostra grazia suo servo fedele, come da qui innanzi io gliene rivolgerò supplica, perché le notizie che il padre guardiano mi ha dato sulle opere che nostro Signore compie per mezzo di vostra grazia, mi obbligano a farlo.

13. Anche vostra grazia resta particolarmente obbligato a raccomandare a nostro Signore il padre guardiano, che ha percorso per quest’affare non poche leghe; e poiché le ha fatte a piedi e scalzo, se ne deve tenere maggior conto. E ne ha trattato con me con tanto impegno come se l’affare lo riguardasse personalmente. Veramente è proprio così, visto che è gloria di nostro Signore e della Vergine gloriosa. Scritta ad Avila, nel monastero di San Giuseppe, il 28 giugno 1568. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

10. A don Alvaro de Mendoza, ad Avila

Medina, 6 Luglio 1568

Autografo: Biblioteca Nazionale di Madrid

1. … fino ad ora se n’è avuto qualcuno, specialmente nel vedere… .

2. Tutte queste sorelle baciano mille volte le mani di vostra signoria. Da un anno stiamo aspettando che la signoria vostra venga qui a vedere la nostra signora donna Maria. Ce l’aveva assicurato il signor don Bernardino, e ne eravamo assai contente. Nostro Signore non l’ha voluto. Piaccia a Sua Maestà ch’io veda la signoria vostra dove non si avrà mai più assenza. Quest’anno abbiamo recitato i salmi nello stesso giorno, e così faremo sempre, assai volentieri. Nostro Signore tenga sempre la signoria vostra con la sua mano, e la conservi lunghi anni per il suo maggior servizio.

3. Il signor fra García sta molto bene, grazie a Dio. Ci favorisce sempre ed è ogni giorno di più servo di nostro Signore. Ha assunto l’ufficio di maestro dei novizi, per incarico del Provinciale, ufficio assai umile per un uomo della sua autorità, anche se gli si è dato solo perché il suo spirito e la sua virtù giovano all’Ordine, educando egli le anime sul modello della sua. Ha assunto questo compito con tanta umiltà che è stato motivo di grande edificazione. Ha molto lavoro. Oggi è il 6 luglio. L’indegna serva della signoria vostra, Teresa di Gesù.

La signoria vostra mi faccia il favore di mandar presto questo padre. Può darsi che una lettera della signoria vostra sia utile.

 

11. A don Francesco de Salcedo, ad Avila

Valladolid, settembre 1568

Al magnificentissimo signor Francesco de Salcedo, mio signore.

1. Gesù sia con vostra grazia. Sia ringraziato Dio che, dopo sette o otto lettere d’affari che non ho potuto evitare, mi resta un po’ di tempo per riposarmi da esse scrivendo queste righe, affinché vostra grazia sappia che dalle sue ricevo un gran conforto. E non pensi che scrivermi sia tempo perduto, perché a volte ne ho proprio bisogno, a patto che non mi dica sempre ch’è vecchio, avendo di ciò pena nel più profondo dell’anima. Come se la vita dei giovani offrisse qualche sicurezza! Dio la faccia vivere fino alla mia morte, ché dopo, per non stare lassù senza di lei, cercherò di ottenere da nostro Signore che se la porti via presto.

2. Vostra grazia parli a questo padre, la supplico, e lo aiuti in quest’impegno che, per quanto sia piccolo, io capisco ch’è grande agli occhi di Dio. Certamente, egli ci mancherà molto qui, perché è un uomo saggio e adatto al nostro genere di vita; credo, quindi, che nostro Signore lo abbia chiamato a questo compito. Non c’è frate che non dica bene di lui, avendo egli vissuto in una gran penitenza. Anche se è giovane, sembra che il Signore lo tenga con la sua mano, perché, pur avendo avuto qui varie occasioni di contrarietà negli affari (io stessa, che sono stata una di tali occasioni, mi sono irritata a volte con lui), non lo abbiamo mai colto in un’imperfezione. È pieno di coraggio, ma, essendo solo, ha bisogno di tutto quello che gli dà nostro Signore per prendersela così a cuore. Egli le dirà come vanno qui le cose.

3. Non mi è sembrato poco l’impegno dei sei ducati, ma io potrei spingere ben oltre la mia offerta per vedere vostra grazia. È vero che lei merita un prezzo superiore, mentre chi può apprezzare una monachella povera? Ben più è da tenere in pregio vostra grazia che può dare idromele ed erba medica, paste per incollature, ramolacci, lattughe, che ha un orto e che – io lo so – fa lui da garzone per portare mele. L’idromele suddetto dicono che qui sia assai buono, ma, siccome non è con noi Francesco de Salcedo, non sappiamo che sapore abbia né c’è modo di saperlo. Dico ad Antonia di scriverle, perché io non posso farlo più a lungo. Resti con Dio. Bacio le mani della mia signora donna Mencía e della signora Ospedal.

4. Piaccia al Signore che la salute di quel gentiluomo sposato continui a migliorare. Vostra grazia non sia così incredulo perché l’orazione può tutto, e molto potrà il vincolo di sangue che ha con lei. Qui daremo il nostro aiuto con la nostra povera moneta. Lo faccia il Signore come può. Certo, ritengo più incurabile la malattia della sposa. Ma il Signore può rimediare a tutto. Dica a Maridíaz, alla Fiamminga, a donna Maria de Avila (alla quale desidererei vivamente scrivere, perché davvero non la dimentico), quando le vedrà, di raccomandarmi a Dio e di pregare per la fondazione del monastero. Sua Maestà mi conservi vostra grazia per molti anni, amen; ma scommetto, sia detto tra parentesi, che non passerà quest’anno senza ch’io torni a vedere vostra grazia, data la fretta che mi dà la principessa d’Eboli. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

5. Torno a chiedere, per carità, a vostra grazia di parlare a questo padre e di dargli i consigli che crederà opportuni sul suo modo di vivere. Sia lo spirito datogli dal Signore, sia la virtù mantenuta in tante occasioni mi hanno molto incoraggiata a ritenere che cominciamo bene. È un uomo di grande orazione e di saggio criterio; il Signore lo faccia andare avanti.

 

12. A donna Luisa de la Cerda, a Toledo

Valladolid, 2 novembre 1568

Autografo: Carmelitane Scalze di Bordeaux

All’illustrissima signora donna Luisa de la Cerda, mia signora

1. Gesù sia con vostra signoria, mia signora e mia amica, ché, per quanto viaggi questa donna Luisa, resta la mia signora. Ho detto ad Antonia di scriverle tutto quel che avviene, così della mia poca salute come del resto, per il fatto che la mia testa è in un tale stato che Dio sa come riesca a scriverle, ma sono rimasta così consolata di sapere dell’arrivo in buona salute di vostra signoria e di quei miei signori, che non è gran cosa il mio sforzo. Sia benedetto il Signore per tutto, perché gli ho offerto molte preghiere a tal fine. È anche una gran consolazione per me sapere che vostra signoria sia soddisfatta del suo monastero, e vedo che ha proprio ragione, perché mi rendo conto che lì si serve nostro Signore assai sinceramente. Piaccia a Lui che quelle religiose siano capaci di servire vostra signoria in conformità di quel che le devono, e nostro Signore me la conservi e mi conceda di tornare a vederla, dato che per ora non sono morta.

2. Lei ha così ben trattato la faccenda del libro che non poteva farsi nulla di meglio; pertanto dimentico quanta rabbia mi ha causato. Il maestro Avila mi scrive lungamente, ed è soddisfatto di tutto; solo dice ch’è necessario chiarire alcune cose e cambiare le parole di certe altre, il che è facile. Vostra signoria ha fatto un buon lavoro; il Signore glielo ricompenserà, con gli altri favori e le altre buone azioni che mi ha prodigato. Mi sono molto rallegrata per la buona riuscita della commissione, perché è cosa di grande importanza; si vede bene chi sia Colui che ha consigliato l’invio.

3. Desidererei vivamente scrivere al padre mio Paolo Hernández, ma davvero non posso farlo; credo di rendergli maggior servizio nel non mettermi in condizione di star male. Supplico vostra signoria d’informarlo dell’andamento delle cose qui, affinché mi raccomandi al Signore, insieme con tutti questi affari, come io faccio per lui. Supplico anche vostra signoria d’inviare alla priora di Malagón la lettera di suor Antonia, unitamente alla presente, se è d’accordo; altrimenti le faccia scrivere di non occuparsi assolutamente dell’affare di cui le ho detto con Michele, perché il Generale è tornato a scrivermi, e sembra che le cose vadano meglio; badi ch’è assai importante farle questa commissione.

4. Bacio molte volte le mani al signor don Giovanni e a quelle mie signore: che siano in sommo grado le benvenute, come anche vostra signoria, del cui ritorno, ripeto, sono stata felice. Dica molte cose da parte mia al signor don Fernando, alla signora donna Anna, ad Alando de Cabria e ad Alvaro del Lugo. Vostra signoria sa bene che con me deve perdere della sua dignità signorile e guadagnare in umiltà. Piaccia al Signore di concedermi di vederla, perché ne ho vivo desiderio. In quel paese mi va meglio che non qui, sia per la salute, sia per tutto il resto.

5. Circa il cambiamento di sede, bisogna guardare attentamente che il posto sia sano, perché vede bene come stiamo ora qui per il fatto che questo non lo è, pur trattandosi di una casa assai deliziosa.

6. Mi sono rallegrata dell’elemosina che lei fa a quella giovinetta. Non c’è da preoccuparsi se vi sia posto o no quando si tratta di esaudire la volontà di vostra signoria, poiché tutto è suo. La signora donna Maria de Mendoza le bacia molte volte le mani. Prima ch’io le abbia letto quello che lei m’incarica di riferirle, mi ha vivamente pregato di dirglielo; ora non è in casa. Le comunicherò quanto lei desidera che sappia, ché ben glielo deve. Al nostro padre licenziato Velasco dica quello che ritiene conveniente, e resti con Dio. Egli la renda quale io desidero, amen. Oggi è il giorno seguente all’Ognissanti. L’indegna serva di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 





13. A donna Luisa de la Cerda, a Toledo

Valladolid, 13 dicembre 1568


Autografo frammento: Carmelitani Scalzi di Siviglia

All’illustrissima signora donna Luisa de la Cerda, mia signora.

1. Gesù sia con vostra signoria. Non ho tempo né forza di scrivere molto, perché adesso a poche persone lo faccio di mia mano. Le ho scritto da poco. La mia salute è in uno stato miserando. Io sto meglio quando sono con lei e nel suo paese, anche se la gente, qui, non mi odia, grazia a Dio; ma allo stesso modo in cui il mio affetto sta lì, vorrebbe starci anche il corpo.

2. Che cosa gliene sembra di come Sua Maestà va disponendo le cose per mio grande riposo? Sia benedetto il suo nome, avendo voluto prepararne l’attuazione per mezzo di persone talmente serve di Dio che, penso, sarà in ciò assai ben servito. Vostra signoria, per amore di Sua Maestà, si occupi di cercar d’ottenere la licenza. Mi sembra opportuno non dire al governatore che è per me, ma per una casa delle nostre Scalze, informandolo del bene ch’esse fanno dovunque siano. Almeno per quanto riguarda quelle di Malagón non saremo smentite, grazia a Dio. E vostra signoria vedrà che presto avrà lì questa sua serva, poiché sembra che il Signore voglia che noi non siamo separate. Piaccia a Sua Maestà che sia così in paradiso, con tutti quei miei signori, alle cui preghiere mi raccomando molto. Vostra signoria mi dia notizie della sua salute, giacché è molto pigra nel farmi questa grazia. Le consorelle le baciano le mani.

3. Non può immaginare quante indulgenze e quanti benefici abbiamo ottenuto per le fondatrici di quest’Ordine. Sono innumerevoli. Il Signore sia con vostra signoria. Oggi è il giorno di santa Lucia. L’indegna serva di vostra signoria, Teresa di Gesù Carmelitana.

 

ANNO 1569

14. A Diego Ortiz, a Toledo

Valladolid, 9 gennaio 1569

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre nell’anima di vostra grazia e le dia il suo santo amore e timore, amen. Il padre dottore Paolo Hernández mi ha scritto comunicandomi il favore e la carità che lei mi fa nel voler fondare una casa di questo santo Ordine. Senza alcun dubbio io credo che nostro Signore e la sua gloriosa Madre, mia patrona e Signora, hanno ispirato il cuore di vostra grazia per un’opera così santa, in cui spero che si servirà molto Sua Maestà e da cui vostra grazia trarrà gran guadagno di beni spirituali. Piaccia a Lui che sia così, come io e tutte queste sorelle gliene rivolgiamo suppliche, e d’ora in avanti lo farà anche tutto l’Ordine. È stata per me una gran consolazione, pertanto desidero conoscerla per offrirmi a lei a viva voce come sua serva; mi ritenga per tale fin d’ora.

2. Per volere di nostro Signore non ho più attacchi febbrili. Mi do tutta la fretta possibile per lasciare questo monastero soddisfatta del mio lavoro, e penso che, col favore di nostro Signore, presto avrò finito. Prometto a vostra grazia di non perdere tempo né dare importanza ai miei mali, anche semi tornassero gli attacchi di febbre, per non tralasciare di partire subito, essendo giusto che, visto che vostra grazia fa tutto, io faccia da parte mia ciò ch’è nulla, cioè prendermi un qualche travaglio; non dovremmo cercare altro noi che pretendiamo d’imitare Colui che, senza averli in alcun modo meritati, visse sempre nei travagli.

3. Non penso d’aver solo un vantaggio da quest’affare, perché, a quanto mi scrive di vostra grazia il padre mio Paolo Hernández, sarà ben grande quello di conoscerla; finora mi hanno sostenuta le preghiere; pertanto chiedo per amor di nostro Signore a vostra grazia di non dimenticarmi nelle sue.

4. Se Sua Maestà non dispone le cose diversamente, credo che al più tardi sarò in quella città due settimane dopo la Quaresima, perché, siccome passo per i monasteri che il Signore ha voluto fondare in questi anni, anche se qui ce la sbrigheremo presto, dovrò trattenermi in essi qualche giorno. Sarà il meno possibile, per aderire al volere di vostra grazia, sebbene in cosa tanto ben disposta e già compiuta, io non avrò altro da fare che guardare e lodare nostro Signore. Sua Maestà la tenga sempre con la sua mano e le dia vita, salute e l’aumento di grazia che io Gli chiedo, amen. Oggi è il 9 gennaio. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

15. Ad Alonso Alvarez Ramírez, a Toledo

Valladolid, 19 febbraio 1569

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra grazia e la ricompensi della consolazione che mi ha dato con la sua lettera. È giunta nel momento in cui io mi preoccupavo molto di trovare con chi poterle inviare una mia, per dare mie notizie a vostra grazia, come a colui verso il quale è giusto che non commetta alcuna mancanza. Tarderò poco più di quanto ho detto nella mia lettera, perché le assicuro che non mi sembra di perder tempo: non sono rimasta nemmeno quindici giorni nel nostro monastero dopo il trasferimento nella nuova casa, che è avvenuto con una processione molto solenne e devota. Benedetto sia il Signore per tutto.

2. Da mercoledì mi trovo dalla signora donna Maria de Mendoza, che, essendosi ammalata, non aveva potuto vedermi, e io avevo bisogno di comunicarle alcune cose. Pensavo di trattenermi solo un giorno, ma il tempo è stato così cattivo per freddo, neve e ghiaccio, che sembrava impossibile mettersi in cammino, pertanto vi sono rimasta fino ad oggi, sabato. Col favore di nostro Signore, partirò senza fallo lunedì per Medina; lì e a San Giuseppe d’Avila, per quanta fretta mi voglia dare, mi fermerò più di quindici giorni, avendo bisogno di attendere ad alcuni affari; pertanto credo che tarderò più di quanto avevo detto. Vostra grazia mi perdonerà, perché dal resoconto che le ho dato, vedrà che non posso far di meglio. Il ritardo non è poi molto. Supplico vostra grazia di non occuparsi dell’acquisto della casa finché io non venga, perché vorrei che fosse quale ci conviene, visto che vostra grazia e colui che Dio abbia in gloria ce ne fanno dono.

3. Per quanto riguarda le autorizzazioni, ritengo facile quella del re, col favore del cielo, anche a prezzo di qualche travaglio; io so, infatti, per esperienza, che il demonio sopporta male queste case, pertanto ci perseguita sempre, ma il Signore può tutto ed egli ne esce con la peggio.

4. Qui abbiamo avuto una grandissima contrarietà e proprio da parte delle persone più autorevoli del luogo, ma ora si è appianato tutto. Vostra grazia non creda di dover dare a nostro Signore solo quello che ora prevede, ma molto di più; così Sua Maestà rimunera le buone azioni, con l’esigerne di più grandi, e dare i reali non è niente, ché ci duole poco.Quando ci prenderanno a sassate, lei, il signore suo genero e tutti noi che ci occupiamo di questo, come hanno quasi fatto ad Avila, allorché si fondò San Giuseppe, allora l’affare andrà bene ed io crederò che non perderà nulla il monastero né noi che sopporteremo le prove, ma che il guadagno sarà grande. Il Signore indirizzi tutto come meglio conviene. Vostra grazia non si dia alcuna pena. A me ha dato pena la mancanza lì del padre mio. Se fosse necessario, faremo in modo che venga. Infine, ecco già l’opera del demonio. Dio sia benedetto, perché se noi non gli manchiamo, Egli non ci mancherà.

5. Certo, io desidero vivamente vedere ormai vostra grazia, pensando di trarre grande consolazione da quest’incontro, e allora risponderò alle attenzioni che lei mi rivolge nella sua lettera. Piaccia a nostro Signore ch’io la trovi assai bene in salute, come il gentiluomo suo genero, alle cui orazioni mi raccomando molto, non meno che a quelle di vostra grazia. Badi che ne ho bisogno per dover affrontare questi viaggi con una salute pessima, anche se le febbri non mi sono ritornate. Io avrò cura, come ne ho, di ciò che vostra grazia mi chiede e queste sorelle lo stesso. Tutte si raccomandano alle sue preghiere. Nostro Signore la tenga sempre con la sua mano, amen. Oggi, sabato, è il 19 febbraio. Scritta a Valladolid. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

6. Faccia dare l’acclusa lettera alla mia signora donna Luisa, per carità, con molti saluti da parte mia. Al signor Diego de Avila non ho tempo di scrivere, giacché anche la lettera per la mia signora donna Luisa non è di mia mano. Vostra grazia le dica della mia salute, la supplico, e che spero nel Signore di vederla presto. Non si preoccupi delle licenze, perché io spero nel Signore che andrà tutto bene.

 

16. A donna Maria de Mendoza, a Valladolid

Fine di marzo del 1569

All’illustrissima signora donna Maria de Mendoza, mia signora.

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra signoria. Invero, sono stata molto afflitta in questo viaggio. Mi dispiace di allontanarmi tanto da Valladolid. E per giunta il signor vescovo mi scrive che vostra signoria ha una gran sofferenza, ma non mi dice di che cosa si tratti. Se non fossi stata alla vigilia della partenza, avrei cercato di non mettermi in viaggio con questa pena. Mi ha giovato aver raccomandato tutto a nostro Signore. Non so come, mi è venuto in mente che possa trattarsi di qualcosa relativa all’amministratore contro la mia signora l’abbadessa. Questo mi ha un po’ consolata, perché se anche è travagliata, forse Dio lo permette per arricchire la sua anima.

2. Ero molto contenta, perché mi dicevano che vostra signoria sta molto meglio. Oh, se avesse un dominio interiore pari a quello che ha esteriormente, come darebbe ormai poca importanza a ciò che qui chiamano travagli! Dico questo perché temo, soprattutto, il danno che procurano alla sua salute. Supplico vostra signoria di farmi scrivere (giacché ci saranno molti corrieri che vengono da noi) ben particolareggiatamente di che cosa si tratta, essendone assai preoccupata. Io sono arrivata bene qui la vigilia di nostra Signora. La signora donna Luisa ne è stata sommamente felice. Passiamo molto tempo a parlare di vostra signoria, il che non è poco piacere per me, ed ella, siccome l’ama molto, non se ne stanca.

3. Le assicuro che la sua fama qui è tale che piaccia al Signore di farvi corrispondere le sue azioni, giacché non fanno che chiamarla santa e tessermi continuamente le sue lodi. Sia lodato il Signore che dà loro quest’esempio. E con che, crede? Col fatto che patisca tanti travagli, perché così nostro Signore comincia a comunicare ad altre anime il fuoco del suo amore che accende nella sua. Pertanto vostra signoria mi si faccia coraggio; consideri quello che ha sofferto il Signore in questi giorni. La vita è breve, non ci resta che ben poco da soffrire. Oh, Gesù mio, quanto volentieri gli offro la mia pena d’esser priva di lei e di non poter sapere della sua salute come vorrei!

4. I miei fondatori di qui sono molto ben disposti. Già cerchiamo di ottenere l’autorizzazione. Vorrei fare molto in fretta, e se ce la danno presto, credo che tutto andrà assai bene. Vorrei dire molte cose alla mia signora donna Beatrice e alle mie signore le contesse. Mi ricordo molto del mio angelo donna Eleonora; che il Signore ne faccia una sua gran serva. Supplico vostra signoria di dare i miei saluti al padre priore di San Paolo e al padre Preposito. Il Provinciale dei Domenicani predica qui; lo seguono in molti, e con ragione; ancora non gli ho parlato. Nostro Signore mi tenga vostra signoria con la sua mano e me la conservi per molti anni, amen. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

17. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba

Toledo, 23 luglio 1569

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di Rochefort (Francia)

… Bacio le mani a quelle signore. È stata una fortuna avere l’opportunità di farlo. Al signor Giovanni de Ovalle, poiché la presente è anche per lui, non dico nulla. Credo che sia il 23 luglio. Ieri è stato il giorno della Maddalena. Mi sono intrattenuta molte volte con la principessa del Portogallo, traendone vero piacere, perché è una serva di Dio…

 

18. A Simón Ruiz, a Medina del Campo

Toledo, 18 ottobre 1569

Autografo: Carmelitane Scalze di Medina del Campo

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre con vostra grazia, amen. Già la madre priora mi ha scritto quanto si sia fatto bene tutto, e così altre persone. Nostro Signore sia lodato per sempre. È stata per me una gran consolazione, soprattutto per le buone notizie che la madre priora mi dà di suor Isabella degli Angeli. Piaccia a nostro Signore di tenerla con la mano, come suor San Francesco di cui la comunità è ugualmente contenta.

2. Non c’è da stupirsi che ciò abbia fatto rumore e ispirato devozione, perché il mondo va così male a causa dei nostri peccati, che poche delle persone fornite di mezzi per viverci, a loro parere agiatamente, abbracciano la croce di nostro Signore, eppure ne resta loro una ben più pesante, rimanendo nel mondo. Anche qui credo che saranno di profitto le notizie che si son sapute da lì, per quel che ho visto. Io partecipo molto alla gioia di vostra grazia e della signora donna Maria, alle cui preghiere mi raccomando.

3. Si vede bene ch’è stata in buona compagnia da come ha capito la verità. Per il resto, è certo che in qualunque cosa si compia al servizio di nostro Signore, il demonio fa prova del suo potere fregiandosi di assai bei colori. Qui ha fatto molto. E in qualche modo ha fornito ragionevole causa di timore: le religiose, infatti, pensano che, siccome in queste case si deve vivere di elemosina, basterebbe forse la vista di persone agiate che s’interessano a noi, per farcela passare male, e per qualche tempo sarà anche possibile, ma poi si capirà la verità. Infine, sono affari gravi, e non si possono decidere tanto presto. Ringraziamo il Signore che tutto sia andato così bene. Piaccia a Sua Maestà di dare alle loro signorie molti anni di vita affinché godano di ciò e preparino la casa per un così gran Re, il quale io spero che gliela pagherà con l’altra che non avrà fine.

4. Mi danno molte buone notizie del padre fra Giovanni de Montalvo, anche se non ho visto alcuna sua lettera da quando sono arrivata; credevo che stesse da quelle parti. Vostra grazia ci fa un gran favore mettendo in così buone mani ciò che riguarda il cappellano. Se quello di cui lei parla ha le qualità volute, poco importa che sia giovane. Ci pensi nostro Signore, come ha fatto per il resto.

5. Quanto alle religiose, lei ha molta ragione, conviene far così. Adesso se ne devono prendere solo due. Lo scrivo subito alla madre priora, perché il nostro numero è di tredici, e lo saranno con queste. Le scelga Sua Maestà, e tenga sempre presente vostra grazia con la sua mano, amen. La supplico di far mandare subito le accluse lettere alla madre priora. Oggi è il 18 ottobre, e oggi stesso mi hanno dato la sua lettera. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

19. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba

Toledo, 19 ottobre 1569

Autografo: Carmelitane Scalze di Toro (Zamora)

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra grazia. Invio denaro ad Avila perché le mandino questo messaggero, in quanto le presenti lettere non potranno mancare di darle una gran gioia; la mia è stata immensa, e spero nel Signore che la venuta di mio fratello apporterà un sollievo – e quanto! – ai suoi travagli, perché da così sante intenzioni non può mancare di scaturire un gran bene; io preferirei saperli tranquilli nelle loro case che beneficiati di questi incarichi, perché in tutti scorgo un pro e un contro. Benedetto sia il Signore che vuole così. Le ripeto che ne sono particolarmente contenta per il signor Giovanni de Ovalle e per lei; infine, le mie lettere servono a qualche cosa, anche se le sue mi sono state di poco aiuto.

2. A Gonzalino ho scritto servendomi dell’inquisitore Soto; ancora non so se gli hanno dato la lettera: non ho avuto sue notizie. Vedono ora che cosa Dio opera in Lorenzo de Cepeda? Sembra che guardi più al vantaggio della salvezza dei suoi figli che a quello di avere molti beni. Oh, Gesù, da quanti punti di vista vi sono debitrice e quanto poco vi servo! Non c’è per me felicità che equivalga quella di vedere che coloro ch’io amo tanto, cioè i miei fratelli, hanno luce per volere il meglio. Non le dicevo io di lasciar fare a nostro Signore, che si sarebbe preso cura di tutto? Così ora le ripeto di mettere i loro affari nelle sue mani; Sua Maestà farà sempre ciò che più ci conviene.

3. Adesso non scrivo più a lungo, perché oggi ho scritto molto ed è tardi. Sono davvero lieta di pensare che avrà una gioia. Il Signore ce le dia dove sono durevoli, perché su tutte le gioie di questa vita non c’è da fare affidamento. Sto bene e mi do molta fretta per comprare la casa: siamo sulla buona strada. Mi raccomando a Beatrice. Oggi è il 19 ottobre. Di vostra grazia, Teresa di Gesù.

Ero in procinto di aprire questa lettera di mio fratello per… Sappia che sul punto di farlo, ne ho avuto scrupolo. Se ci fosse qualcosa non contenuta nelle altre che le invio, mi avvisi.

 

20. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba

Toledo, metà dicembre 1569

1. Gesù sia con vostra grazia. Sarebbe una sciocchezza, per non dedicare un po’ di tempo a scrivere con un così buon messaggero, privarla della gioia di leggere la mia lettera. Sia benedetto nostro Signore che ha sistemato tanto bene le cose. E gli piaccia fare ugualmente di tutto il resto.

2. Non vede come, sebbene loro non lo abbiano voluto, si sono create circostanze tali che hanno reso necessaria la venuta di mio fratello? E può darsi che debba venire un’altra volta per prendere il denaro, benché forse ci potrà essere qualcuno con cui inviarglielo. Le porterà notizie di suo figlio. In questo momento l’andamento delle cose è buono, per quanto riguarda il guadagno di gioie; possa essere altrettanto del progresso dell’anima! Per Natale si confessi e si raccomandi a Dio.

3. Non vede che, per quanti sforzi faccia, Sua Maestà non vuole ch’io sia povera? Le dico sinceramente che ciò in parte mi procura molto dispiacere, se ne escludo gli scrupoli che mi evita quando devo fare qualche spesa. Così ora penso di pagare certe sciocchezzuole che ho preso per lei, lasciare qualcosa o la maggior parte della somma in favore dell’Ordine stesso e badare, inoltre, ai conti, per non avere tanti scrupoli, se vorrò fare alcunché al di fuori di esso. Se ho il denaro, infatti, col gran bisogno che vedo nel monastero dell’Incarnazione, non potrò conservare nulla, e, per molto ch’io insista, non mi daranno cinquanta ducati ai fini di ciò che dichiaro necessario; si tenga comunque presente che non si tratta della mia scelta personale, ma di quel che risulta a maggior servizio di Dio. Non c’è dubbio. Sua Maestà ci tenga con la sua mano, faccia di lei una santa e le dia un buon Natale.

4. Questa operazioni di cui parla mio fratello non mi soddisfano. Ciò significa andar fuori della propria casa e spendere più che guadagnare. Lei resterebbe sola e tutti noi in preda all’inquietudine. Stiamo a vedere che cosa farà il Signore. Si sforzino di contentarlo, ché egli provvederà ai loro affari. E non dimentichino che tutto ha una fine, né abbiano timore che ai loro figli manchi qualcosa se soddisfano Sua Maestà. Mi ricordi a Beatrice. Dio li protegga. Amen.

5. Le chiedo una cosa, per carità: di non amarmi per trar profitto dagli affari del mondo, ma perché io la raccomandi a Dio, in quanto io non posso far nulla d’altro – qualunque cosa dica il signor Godínez – e questo mi dà molta pena. Io obbedisco a chi governa la mia anima e non a quel che passa per la testa di ognuno. Glielo dico perché sappia come rispondere quando le parleranno in proposito; si renda conto che, considerato come va ora il mondo e lo stato in cui mi ha posto il Signore, quanto meno si penserà ch’io faccio qualcosa per lei, tanto meglio sarà per me; ciò conviene al servizio del Signore. Certamente, pur non facendo io nulla, se solo un pochino s’immaginasse a questo riguardo la più piccola cosa, ciò basterebbe a far dire di me quello che sento di altri. Pertanto per quella sciocchezza di cui mi parla, bisogna star sull’avviso.

6. Creda che le voglio bene e che talvolta faccio per lei qualche cosa nel momento in cui ciò può riuscirle gradito, ma bisogna che si sappia, qualora le si dicesse alcunché, ch’io, ciò di cui dispongo, lo devo spendere per l’Ordine, perché gli appartiene. E che cosa c’entrano in questo gli altri? Creda che chi è esposto agli occhi del mondo come me, anche in materia di virtù deve badare a come la compie. Non potrà mai immaginare la pena che provo, ma poiché io agisco così per servire Dio, Sua Maestà veglierà su vostra grazia e sulle sue cose.

7. Dio la conservi; mi sono trattenuta molto e hanno suonato a Mattutino. Le assicuro che quando vedo una delle postulanti portare qui qualcosa di valore, io penso a lei e a Beatrice, ma non ho mai osato prendere nulla, nemmeno pagandolo con il mio denaro. Sua, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

ANNO 1570

21. A don Lorenzo de Cepeda, a Quito (Ecuador)

Toledo, 17 gennaio 1570

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di San Clemente (Cuenca)

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre con vostra grazia, amen. Le ho scritto servendomi di quattro vie differenti, e tre volte accludevo una lettera per il signor Girolamo de Cepeda; siccome non è possibile che almeno una delle mie non le sia pervenuta, non risponderò a tutto quello che lei mi dice né parlerò oltre della buona risoluzione ispiratale da nostro Signore, risoluzione di cui gli ho reso lode, perché mi sembra assai indovinata; in conclusione, dalle ragioni che lei mi adduce, capisco, più o meno, le altre che possono esserci, e spero in Dio che ciò sarà per suo più gran servizio. In tutti i nostri monasteri si prega particolarmente e incessantemente affinché, siccome il suo intento è di servire nostro Signore, Sua Maestà la conduca felicemente da noi e la guidi verso ciò che sia di maggior profitto per la sua anima e per l’anima dei suoi bambini.

2. Le ho già scritto che i conventi fondati sono ormai sei, più due di frati, anch’essi Scalzi del nostro Ordine, fatto da me ritenuto come una grande grazia del Signore, perché progrediscono molto nella via della perfezione. Quelli delle monache, poi, sono tutti sul modello di S. Giuseppe di Avila, tanto da sembrare con esso una cosa sola. E mi dà coraggio vedere con quale sincerità vi si loda il Signore, e con quanta purezza d’anima.

3. Attualmente mi trovo a Toledo. Vi sono arrivata circa un anno fa, la vigilia di nostra Signora di marzo, anche se da qui mi sono recata a una tenuta di Ruy Gómez, principe di Eboli, dove si è fondato un monastero di monache e un altro di frati, che vanno assai bene. Vi sono poi ritornata per finire la sistemazione di questa casa, che promette di essere molto importante. Sono stata molto meglio in salute quest’inverno, perché la temperatura del paese è meravigliosa, tanto che se non vi fossero altri inconvenienti (lei non troverebbe, per esempio, qui una residenza adatta all’educazione dei suoi figli), mi verrebbe voglia, a volte, che vi si stabilisse, per quanto riguarda il clima della regione. Ma ci sono luoghi in terra di Avila dove lei potrà risiedere durante l’inverno, come fanno alcuni. Lo dico per mio fratello Girolamo de Cepeda, di cui propendo a credere che starà meglio in salute, se Dio lo fa tornare qui. Tutto avviene secondo il volere di Sua Maestà, perché sono quarant’anni, credo, ch’io non ho avuto tanta salute, pur osservando la Regola come le altre e non mangiando mai carne, tranne in caso di grande necessità.

4. Circa un anno fa ebbi attacchi di febbri quartane, ma dopo sono stata meglio. Ero alla fondazione di Valladolid, soffocata da agiatezze offertemi dalla signora donna Maria de Mendoza, vedova del segretario Cobos, che mi ama molto. Così, quando il Signore vede che la salute è necessaria al nostro bene, ce la dà; altrimenti, ecco la malattia. Sia benedetto per tutto. Mi affligge il pensiero che l’infermità di vostra grazia sia agli occhi, un male ben penoso. Gloria a Dio che ora vada tanto meglio.

5. Giovanni de Ovalle le ha già scritto come da qui si sia recato a Siviglia. Un mio amico lo ha indirizzato così bene, che lo stesso giorno del suo arrivo ha ritirato l’argento. L’ha portato qui, dove il denaro corrispondente ci sarà dato alla fine di questo mese di gennaio. In presenza mia fu fatto il conto dei diritti che si son dovuti pagare; lo accluderò a questa mia; non ho fatto poco a sbrigarmela in tali faccende: sono diventata ormai così esperta nel condurre baratti e trattative d’affari per queste case di Dio e dell’Ordine, che m’intendo di tutto, e siccome considero gli affari di vostra grazia come quelli di Sua Maestà, gioisco di occuparmene.

6. Prima che me ne dimentichi, sappia che dopo la mia ultima lettera è morto il figlio di Cueto, ancora assai giovane. Non bisogna fare affidamento su nulla in questa vita; pertanto ogni volta che ricordo come lei l’abbia ben compreso ne traggo motivo di consolazione.

7. Quando avrò finito qui, desidererei far ritorno ad Avila, perché sono ancora priora di quel monastero e non vorrei irritare il Vescovo a cui io e tutto l’Ordine dobbiamo molto. Non so che cosa il Signore farà di me, se andrò, invece, a Salamanca, dove mi danno una casa, perché, nonostante la mia stanchezza, è così grande il bene che fanno queste case nel luogo ove sorgono, che è per me un obbligo di coscienza fondare tutte quelle che posso. Il Signore ci aiuta con la sua grazia in modo ch’io ne sono incoraggiata.

8. Nelle altre lettere mi sono dimenticata di dirle tutte le comodità che offre Avila per una buona educazione dei suoi figli. I padri della Compagnia hanno un collegio, dove insegnano grammatica, e confessano gli allievi ogni otto giorni, rendendoli così virtuosi che c’è da lodarne nostro Signore. Vi apprendono anche filosofia, e poi, per la teologia, vanno a quello di S. Tommaso; non bisogna, quindi, uscire da lì per essere avviati alla virtù e agli studi; tutta la città, inoltre, è così cristiana da essere motivo di edificazione per quelli che vengono da altri luoghi: molte preghiere, confessioni e persone secolari che conducono una vita di gran perfezione.

9. Il buon Francesco de Salcedo è fra queste. Lei mi ha fatto un gran piacere nell’inviare un così bel regalo a Cepeda. Quel santo non finisce di rendergliene grazie, e non credo di esagerare nel ritenerlo tale. Pietro del Peso, il vecchio, è morto da circa un anno; è stata un’esistenza spesa bene. Anna de Cepeda ha gradito molto l’elemosina che le ha fatto; sarà pertanto assai ricca, perché altre persone l’aiutano, essendo buona com’è. Non le mancherebbe un luogo ove collocarsi, ma ha un carattere particolare e non è fatta per la compagnia. Dio la conduce per tale strada che io non ho mai osato prenderla in una delle nostre case, e non perché manchi di virtù, ma perché vedo che la via da lei seguita è quella che le conviene. Pertanto non starà né con la signora donna Maria né con chiunque altro, e questo va molto bene per il suo proposito. Sembra una specie di eremita, con quella bontà che la caratterizza e sempre dedita a grande penitenza.

10. Il figlio della signora donna Maria, mia sorella, e di Martino de Guzmán ha fatto la professione e progredisce in santità. Donna Beatrice, sua figlia, le ho già scritto che è morta. Donna Maddalena, la più piccola, sta da secolare in un monastero. Io desidererei grandemente che il Signore la chiamasse alla vita religiosa. È molto graziosa. Non la vedo da parecchi anni. Ora parlavano di un matrimonio con un vedovo che possiede un maggiorasco. Non so come andrà a finire.

11. Ho già scritto a vostra grazia come siano giunti al momento opportuno i soccorsi che ha inviato a mia sorella; io sono spaventata dei travagli nati dal bisogno che le ha imposto il Signore; li ha sopportati così bene che ormai spero voglia concederle sollievo da essi. Io non ho bisogno di niente, anzi ne ho troppo di tutto; pertanto di ciò che lei m’invia per sovvenire alle mie necessità, parte sarà speso in favore di mia sorella, e il resto in buone opere secondo le intenzioni di vostra grazia. Per certi scrupoli che avevo, il suo aiuto mi è giunto proprio in buon punto, perché queste fondazioni m’impongono certe cose – anche se usi ogni attenzione e consacri ad esse tutto – per le quali si potrebbe spendere meno, com’è di alcune cortesie a uomini dotti con i quali tratto sempre delle cose della mia anima; infine, sono sciocchezze, ma mi è stato di gran sollievo non dover così accettare nulla da nessuno, poiché non mancherebbe chi è pronto ad aiutarmi. Io, però, ho piacere d’esser libera nei riguardi di questi signori, per dir loro il mio parere, e il mondo è così interessato, che in certo modo ho in orrore di possedere qualcosa; pertanto non terrò nulla per me, ma conserverò la mia libertà col dare qualcosa all’Ordine: lo farò con quest’intento; del resto ho tutte le autorizzazioni possibili dal Generale e dal Provinciale, sia per accettare religiose, sia per fare cambiamenti, come per aiutare un monastero con le risorse di un altro.

12. Sono così ciechi nel farmi ogni credito ch’io stessa non so come possa accadere; mi stimano tanto da affidarmi mille e anche due mila ducati. Pertanto proprio allorché aborrisco denari e affari, il Signore vuole che non mi occupi d’altro, il che non è piccola croce. Piaccia a Sua Maestà che gli sia utile in ciò, perché tutto avrà fine.

13. In realtà, credo che mi sarà di conforto la sua presenza qui; sono così poche le cose della terra che me lo danno, che nostro Signore vuol forse concedermi questo, con l’unione di entrambi per meglio adoperarci in favore del suo onore, della sua gloria e di qualche profitto per le anime, giacché ciò che mi affligge maggiormente è vederne perdersi tante, e quei suoi indiani non mi costano poco. Il Signore li illumini, perché sia qui, sia lì ci sono grandi sventure. Siccome vado in tanti luoghi e mi parlano molte persone, spesso non so che dire, se non che siamo peggiori delle bestie, perché non comprendiamo la gran dignità della nostra anima degradandola al livello di cose tanto misere come sono quelle della terra. Che il Signore ci dia luce!

14. Vostra grazia potrà stringere relazione con il padre Fra García de Toledo, nipote del viceré, persona ch’io rimpiango molto per i miei affari. E se avesse bisogno di qualcosa dal viceré, sappia ch’egli è un gran cristiano, ed è stata una vera fortuna che sia voluto andare laggiù.

15. Non pensavo di dilungarmi tanto. Desidero che lei comprenda la grazia che Dio le ha fatto dando una tale morte alla signora donna Giovanna. Qui l’abbiamo raccomandata a nostro Signore e le abbiamo reso gli onori funebri in tutti i nostri monasteri: spero in Sua Maestà che non ne abbia più bisogno. Procuri con ogni sforzo di scacciare questa pena. Consideri che, piangere a lungo coloro i quali, sciolti dalle miserie di quest’esilio, vanno a vivere la vera vita, è proprio di chi dimentica che c’è una vita eterna.

16. Mi raccomando molto a mio fratello, il signor Girolamo de Cepeda; consideri questa lettera come sua. Mi ha fatto molto piacere sentirmi dire da lei ch’egli ha tutto disposto per poter fare ritorno da qui a qualche anno, e vorrei, possibilmente, che non lasciasse là i suoi figli, ma che ci riunissimo tutti qui e ci aiutassimo per essere poi uniti per sempre. Oggi è il 17 gennaio dell’anno 1570. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

17. Di Messe ne sono state dette molte, e si diranno anche le altre. Ho accolto una monaca senza alcuna dote, tanto che le ho dovuto dare anche il letto, e di ciò ho fatto offerta a Dio perché mi riconduca in buona salute lei e i suoi figli. Mi ricordi a loro. Uguale offerta faccio per il signor Girolamo de Cepeda. Ne prendo molte così, quando sono spirituali, e il Signore poi ne conduce altre, con cui si hanno i mezzi per tutto.

18. A Medina ne è entrata una con ottomila ducati, e qui sta per entrarne un’altra che ne ha novemila, senza che io abbia loro domandato nulla. E sono tante che c’è da lodarne Dio. Non appena qualcuna ha spirito di orazione, non cerca altro, per così dire, che queste case, ove il numero non è mai più di tredici fra tutte, perché, siccome – in base alle Costituzioni – non si chiede elemosina per noi, ma mangiamo quello che portano alla ruota, il che è da considerarsi già troppo, non si può essere in molte. Credo che si rallegrerà grandemente di vedere queste case. Di tutto quello che ci viene dato, nessuno mi chiede conto né ci ha nulla a che vedere tranne me, e pertanto è un lavoro di più.

19. Mi ricordi molto al signor Pietro de Ahumada; siccome ho tanto poco tempo e saprà mie notizie da lei, non gli scrivo. Sono molto preoccupata per Agostino de Ahumada, non sapendo come si comporti nelle cose di nostro Signore. Prego molto per lui, e mi raccomando al signor Fernando de Cepeda. Una figlia di sua sorella si è sposata ora abbastanza bene.









22. Al Padre Antonio de Segura, a Cadalso de los Vidrios

Toledo, febbraio-marzo 1570

Autografo: Madri Canonesse di Sant’Agostino, Parigi

Al molto reverendo padre mio in Cristo, fra Antonio de Segua, guardiano della casa di Cadalso. La presente gli dev’essere consegnata nella casa stessa.

1. Gesù. – Lo Spirito Santo, padre mio, sia con vostra grazia. Non so che dire del poco caso che bisogna fare delle cose di questo mondo, e di come io non riesca ad intenderlo. Dico questo perché non avrei mai pensato che vostra grazia si dimenticasse fino a tal punto di Teresa di Gesù; siccome lei è tanto vicino, non può essere che ne serbi memoria, poiché è assai poco credibile che, pur essendo stato qui, non abbia visitato e dato la benedizione a questa casa.

2. Ora, il padre Giuliano mi scrive che vostra reverenza è guardiano lì, a Cadalso, dove, per quanto scarsi sia il suo ricordo, potrebbe avere, talvolta, qualche mia notizia. Piaccia al Signore che non mi dimentichi allo stesso modo nelle sue orazioni; ciò mi farà passare sopra a tutto il resto; io non lo faccio, per miserabile ch’io sia.

3. Mi scrive anche che mio nipote è lì, sia pur di passaggio. S’egli non è ancora partito, supplico vostra reverenza di spronarlo a darmi lungamente notizie circa la sua vita interiore ed esteriore, perché, siccome gli vien fatta esercitare l’obbedienza in viaggi, deve trarne motivo di gran giovamento o di gran svagatezza. Dio gli dia forza, visto che non si comportano con lui com’io pensavo che si sarebbe fatto, trattandosi di un mio parente. Se è necessario che gli procuri il favore dei superiori, vostra grazia mi avvisi, perché, per chi dispone di donna Maria de Mendoza e di altre simili persone, sarà facile ottenere che si abbia cura almeno di lasciarlo un po’ in riposo.

4. Se vostra reverenza passerà di qui, badi che non deve tralasciare di visitare questa casa ch’è sua. Il Signore ci guidi verso il cielo. Io sto bene, e tutto procede regolarmente, grazie a Dio. Siccome non so se fra Giovanni di Gesù sarà lì, non gli scrivo. Il Signore gli dia forze interiori, perché ne ha gran bisogno, e sia con vostra grazia. L’indegna serva e figlia di vostra reverenza, Teresa di Gesù, Carmelitana.

5. Nostro padre fra Bartolomeo di sant’Anna passerà tutta questa Quaresima con la signora donna Luisa a Paracuellos.

 

23. A Diego di San Pietro de la Palma, a Toledo

Toledo, 15 luglio 1570

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre con vostra grazia. Sapendo che queste nostre sorelle, figlie di vostra grazia, desideravano da tempo il sacro abito di nostra Signora, e che vostra grazia non era di contrario avviso, mi sono decisa a darglielo oggi, visto lo spirito e il fervore con cui me lo chiedevano; mi rendo conto che sarà per la gloria di nostro Signore.

2. La supplico, per carità, di esserne contento e di considerare la grazia che il Signore le ha fatto nel darle figlie ch’Egli ha scelto come sue spose. Sono molto tranquille; soltanto si preoccupano della pena delle loro signorie. Per amor di nostro Signore, ch’esse non debbano intuire nulla che possa turbare le loro anime così ben disposte per questo stato. Le loro signorie le avranno qui, forse meglio che altrove, per la propria consolazione, e possono ritenere le religiose di questa casa come loro serve e cappellane. Nostro Signore sia sempre nell’anima di vostra grazia, e la tenga con la sua mano, amen. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

24. A Diego Ortiz, a Toledo

Toledo, metà agosto 1570

Al magnificentissimo signor Diego Ortiz, mio signore.

1. Gesù. – Nostro Signore le dia la sua divina grazia. Ho molto desiderato di avere un colloquio con lei in questi giorni, pertanto le ho fatto sapere che la supplicavo di concedermelo, ma, visto che non mi fa questa carità e che già siamo al momento della mia partenza – la prevedo per domani –, voglio dirle ciò di cui l’altro giorno avevamo cominciato a trattare circa le messe cantate delle domeniche e dei giorni festivi, avendoci riflettuto in questi giorni, mentre non ci avevo ben pensato quando ne ho parlato a vostra grazia, né mi sono resa conto ch’era necessario occuparsene; credevo che la cosa fosse evidente dalle scritture stipulate, ma mi si dice che devo fare un chiarimento.

2. Ciò che io volevo era che i signori cappellani fossero tenuti a cantare la messa i giorni festivi, visto che ce lo prescrivono le Costituzioni, e non obbligarvi le religiose, che per la loro Regola possono cantare o no; anche se il canto è contemplato dalle Costituzioni, non comporta alcun peccato l’inosservanza di questo punto. Pensi un po’ vostra grazia se io potrei obbligarle! Non lo farei per nessuna cosa al mondo, né vostra grazia né alcun altro me l’ha chiesto; io ne ho parlato così, in vista della nostra comodità. Se c’è stato un errore nelle scritture, non è giusto esigere dalle religiose per forza quello che dipende dalla loro volontà, e poiché esse vogliono servire vostra grazia e cantare abitualmente le messe, la supplico di accettare che godano della loro libertà quando sia necessario. Voglia perdonarmi se scrivo per mano altrui, perché i salassi mi hanno indebolita e la testa non mi consente nulla di più. Nostro Signore la protegga.

3 Il signor Martino Ramírez mi è piaciuto molto. Piaccia al Signore di farne un suo servo e protegga vostra grazia per il bene di tutti. Mi farà un gran favore a mettere in chiaro questa faccenda che riguarda le messe; poiché quasi ogni giorno si cantano senza che le religiose vi siano obbligate, sarà giusto che vostra grazia ci tolga questo scrupolo e dia soddisfazione alle consorelle e a me in una cosa di così scarsa importanza, visto che tutti desiderano servirla. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

25. A donna Caterina Hurtado, a Toledo

Avila, 31 ottobre 1570

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei e le paghi la cura che si prende di offrirmi regali. Il burro era proprio squisito, come ciò ch’è fatto dalla mano di vostra grazia, che mi favorisce in tutto; pertanto l’accetterò con piacere se si ricorderà di me quando ne avrà che sia buono, perché mi fa molto bene. Squisite erano anche le cotogne; sembra che non si curi d’altro che di coprirmi di doni. Per me lo è già vedere la lettera di vostra grazia e sapere che sta bene. Io ora non mi trovo in molto buone condizioni di salute, perché sono stata colpita da un male alle mascelle e mi si è un po’ gonfiato il viso; per questa ragione la presente non è scritta di mio pugno; ma credo che non sarà nulla.

2. Mi raccomandi a Dio e non creda che mi dia poca gioia avere una tale figlia come l’ho avuta fin qui e come l’avrò sempre; non dimenticherò di raccomandarla a Dio e le consorelle fanno lo stesso. Tutte le religiose di questa casa baciano a vostra grazia le mani, specialmente la madre sottopriora che le deve molto. La raccomandi a Dio, perché non sta troppo bene. Il Signore mi conservi vostra grazia e le dia il suo santo spirito. L’ultimo giorno del mese di ottobre. Mi raccomando molto alle orazioni di quelle signore sue sorelle. Che Dio conceda al malato la salute di cui io Lo supplicherò, e lo stesso faccia per lei, figlia mia. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

26. A donna Isabella de Jimena, a Segovia

Salamanca, fine del 1570

Autografo: Padri Carmelitani Scalzi Collegio Internazionale, Roma

Alla magnificentissima signora donna Isabella de Jimena, mia padrona.

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre con vostra signoria e le dia la grazia di capire il molto che lei deve al Signore, perché fra così gravi pericoli come sono la giovinezza, la ricchezza e la libertà, l’ha illuminata dandole la volontà di uscire da essi, e ciò che suole spaventare le altre anime, vale a dire la penitenza, la clausura e la povertà, è stato causa per lei d’intendere il valore di questo stato e l’inganno e la perdita che potrebbe venire dal seguire i beni del mondo. Il Signore sia benedetto e lodato per tutto.

2. Questa è stata l’occasione perché vostra signoria potesse facilmente convincermi che è ottima e molto adatta a esser figlia di Nostra Signora, entrando nel suo sacro Ordine. Piaccia a Dio che lei progredisca tanto nei suoi santi desideri e nelle sue opere, ch’io non debba lamentarmi del padre Giovanni de León, delle cui informazioni sono tanto soddisfatta da non volerne altre; mi dà una tale consolazione pensare che vostra signoria sarà una gran santa, da restare assai contenta della sola sua persona.

3. Il Signore ricompensi vostra signoria dell’elemosina che ha deciso di fare al monastero dove entrerà; è molta, e vostra signoria può trarne motivo di grande conforto, poiché fa quel che il Signore le consiglia, di dare se stessa a Lui e ciò che possiede ai poveri per amor suo; di fronte a quello che lei ha ricevuto, mi sembra che non avrebbe potuto adempiere il suo obbligo con meno di quanto fa; e, poiché fa tutto quello che può, non è poco, né sarà ricompensato a scarso prezzo.

4. Siccome vostra signoria ha visto le nostre Costituzioni e la nostra regola, non devo dirle altro che non che, se lei persevera in questa decisione, entri, quando stabilirà di farlo, in quello dei nostri monasteri che preferirà, giacché a tale riguardo voglio compiacere il padre mio Giovanni de León, lasciando la scelta alla signoria vostra. In verità vorrei che prendesse l’abito dove fossi io, perché, certo, desidero fare la sua conoscenza. Nostro Signore indirizzi tutto al suo maggior servizio e alla sua gloria, amen. L’indegna serva di vostra reverenza, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

ANNO 1571


27. Ad Alonso Alvarez Ramírez, a Toledo

Alba de Tormes, 5 febbraio 1571

Al magnificentissimo signor Alonso Alvarez Ramírez, mio signore.

1. Gesù sia con vostra grazia. S’io avessi tanto tempo quanto ne ha vostra grazia, non trascurerei di scrivere come fa lei, perché non dimentico mai di raccomandarla al Signore. Siccome ho notizie della sua salute da altre parti, posso rassegnarmi al silenzio. Nostro Signore gliela dia come ne ha il potere e come io desidero, e faccia godere lei, il signor Diego Ortiz e la signora donna Francesca Ramírez di un’opera così pregevole come mi dicono ch’è ora quella chiesa con i suoi cappellani.

2. Mi sono rallegrata del fatto che il nostro reverendissimo Generale abbia concluso così bene l’affare. È dotto e santo, Dio lo conservi. Sua Maestà sa come starei volentieri in quella casa. Ma da quando ne sono partita, le assicuro che non so se ho mai avuto un giorno senza grandi travagli. Si sono fondati due monasteri, grazia a Dio, e questo è il più piccolo. Piaccia a Sua Maestà di servirsene per qualcosa.

3. Non capisco la ragione per cui non si faccia la traslazione della salma del signor Martino Ramírez (che spero sia nella gloria ch’io gli desidero e di cui supplico il Signore); me ne dica il perché, la scongiuro, e se è andato avanti il progetto che lei perseguiva e di cui mi ha informata un giorno. Oh, Signore, quante volte mi sono ricordata di vostra grazia nel corso degli affari che mi si presentano qui e quante benedizioni le ho mandate! Bastava, infatti, che loro dicessero una volta una cosa, anche per scherzo, perché fosse fatta. Nostro Signore li conservi per molti anni e mi lasci godere di loro, perché li amo davvero nel Signore.

4. Il signor Diego Ortiz sarebbe bene che qualche volta mi scrivesse. Quando non voglia farlo lei, ordini a lui di farlo. Le bacio molte volte le mani con quelle della signora Francesca Ramírez e mi raccomando ai nostri piccoli angeli. Nostro Signore li protegga, specialmente il nostro patrono, tenga vostra grazia con la sua mano e le dia tutto il bene di cui io Lo supplico, amen. Oggi è il 5 febbraio.

5. Mi dimenticavo che Giovanni de Ovalle e mia sorella le baciano molte volte le mani. Giovanni de Ovalle non finisce di dire quanto deve a vostra grazia. Che dovrei fare io? L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

6. Della grazia che lei mi fa nel colmare di attenzioni Isabella di San Paolo non dico nulla, perché è talmente tanto ciò che le devo, che lascio al Signore la cura di ringraziarla e ricompensarla. È una gran carità la sua. Sia benedetto il Signore per tutto. Dica al signor Diego Ortiz che lo supplico di non trascurare di mettere il mio signore San Giuseppe sulla porta delle chiesa.

 

28. A Diego Ortiz, a Toledo

Salamanca, 29 marzo 1571

Al magnifico signore Diego Ortiz, mio signore.

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre nell’anima di vostra grazia, e la ricompensi della carità e del favore che mi ha fatto con la sua lettera. Non sarebbe tempo perduto se vostra grazia me ne scrivesse molte, perché potrebbe servire ad animarci al servizio di nostro Signore. Sua Maestà sa ch’io vorrei stare lì; pertanto mi do molta fretta per quest’acquisto della casa, il che non è poco gravoso, anche se qui ce ne sono molte e a buono mercato; spero dunque in nostro Signore che sarà cosa presto conclusa. Non dovrei forse darmi fretta s’essa è pari alla gioia di vedere il signor Alonso Ramírez? Bacio a lui le mani, come alla signora donna Francesca Ramírez.

2. Certamente loro trarranno motivo di consolazione da quella chiesa, perché qui a me ne tocca molta parte per le buone notizie che mi danno. Che nostro Signore gliela faccia godere lunghi anni, dediti a servirlo in così alto grado come io gliene rivolgo supplica. Lei lasci fare a Sua Maestà, e non voglia veder tutto finito troppo in fretta; è già una grande grazia quello che si è fatto in due anni.

3. Non so che cosa mi scrivono di una lite fra il curato e i cappellani, credo di Santa Giusta. Supplico vostra grazia di farmi sapere di che cosa si tratta.

4. Non scrivo al signor Alonso Ramírez, perché non c’è ragione di stancarlo, visto che scrivo a lei. Supplico nostro Signore (essendomi impossibile servire loro tutti come vorrei) di ricompensarli e conservarli per molti anni, di rendere quegli angeli grandi santi, specialmente il mio patrono, ché ne abbiamo gran bisogno, e di tenere sempre vostra grazia con la sua mano, amen. Oggi è il 29 marzo. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

29. A Diego Ortiz, a Toledo

Avila, 27 maggio 1571

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei, amen. Lei mi fa un così gran favore e una così gran carità con le sue lettere, che anche se la sua ultima fosse stata molto più rigorosa, mi riterrei ben ricompensata e obbligata a servirla di nuovo. Vostra grazia dice di avermi inviato quella portata dal padre Mariano per farmi capire le ragioni di ciò che chiede. Non m’illudo sul fatto che le mie saranno assai deboli, visto che lei ne allega di così buone e sa far valere così bene ciò che vuole. Pertanto non penso di difendermi con ragioni, ma, come quelli la cui causa è disperata, gridare, rivolta a vostra grazia, ricordandole che lei è sempre obbligato a favorire le figlie orfane e minori piuttosto che i cappellani. Per concludere, tutto è, infine, cosa sua, e quanto!, e più il monastero e le religiose che vi sono, che non coloro i quali, come vostra grazia dice, ci vanno col desiderio di finir presto, e alcuni di essi anche senza il minimo spirito di devozione.

2. Vostra grazia mi fa un gran piacere nel ritenere conveniente ciò che riguarda i Vespri, essendo una cosa in cui non potrei servirla. Per il resto scrivo subito alla madre priora perché faccia ciò che lei ordinerà, e le invio la sua lettera. Forse rimettendoci interamente nelle sue mani e in quelle del signor Alonso Alvarez guadagneremo di più. Vedano di mettersi d’accordo fra loro. Bacio molte volte le mani a sua signoria. Mi ha dato molta pena sapere del suo dolore al fianco; qui lo offriamo al Signore, e così prego per tutti loro e per quegli angeli. Dio li faccia suoi e li protegga.

3. Una cosa mi sembra sia d’incomodo e di peso alle religiose: il dover dire prima della messa grande l’altra messa, quando qualcuno celebrerà la festa di un santo; specialmente se c’è una predica, non so come si potranno sistemare le cose. Ha poca importanza, d’altronde, per le loro signorie che quel giorno si celebri la festività nella messa grande e un po’ prima si dica la messa bassa della cappellania. Ciò avverrà poche volte. Lei sopporti questa contrarietà, cioè mi faccia questa grazia anche se si tratti d’un giorno festivo, purché non vi cadano cerimonie ordinate dalle loro signorie. Consideri che ciò non ha alcuna importanza, e servirà a fare alle religiose una carità, un’opera buona, e a me una vera grazia.

4. Quand’era già partita la lettera del nostro padre Generale, mi sono resa conto che non aveva scopo, essendo molto più duratura qualsiasi cosa faccia il padre Visitatore, perché è come se la facesse il Pontefice, di cui nessun Generale né Capitolo generale può annullare le decisioni. Egli è molto saggio e dotto, e le farà piacere trattare con lui; io credo che quest’estate immancabilmente verrà a visitare il monastero, e potrà farsi allora con assoluta stabilità ciò che vostra grazia richiederà; io gliene rivolgerò qui viva preghiera. Infine, io non mi discosterò d’un punto da tutto quello che vostra grazia giudicherà il meglio per una maggiore stabilità, come da tutto quello in cui possa servirla. Mi duole di non essere dove potrei mostrare più da vicino la mia buona volontà. Mi raccomando molto alle preghiere della signora donna Francesca Ramírez. Sono senza febbre, grazie a Dio.

5. Ben può vostra grazia scrivermi ciò che vuole, perché, conoscendo la disposizione d’animo con cui le cose sono dette, provo pena solo se ne procuro a vostra grazia; non vorrei proprio farlo e neanche in quella casa vorrei che gliene procurassero. Per il resto, non mi ha fatto né mi farà alcun male niente di quel che lei mi dica. Nostro Signore le dia tutto il bene spirituale di cui io oggi supplico Sua Maestà, e la tenga sempre con la sua mano. Oggi è la domenica dopo l’Ascensione. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

30. A donna Maria de Mendoza, a Valladolid

Avila, metà giugno 1571

1. Gesù sia sempre con vostra signoria. Quando mi hanno dato la lettera di vostra signoria, avevo già scritto quella ch’è qui acclusa. Le bacio molte volte le mani per la cura che ha di favorirmi; non è cosa nuova. Ho avuto ben poca salute da quando sono arrivata, ma sto già meglio e, poiché ho qui sua signoria, tutto mi riesce facile, anche se sarebbe preferibile godere di questo periodo di tranquillità con la presenza  di vostra signoria, perché sarebbe un sollievo per me trattare con lei di molte cose. Ma per varie ragioni non mi sembra che ciò possa avvenire in così breve tempo come quello da me sperato.

2. Vostra signoria tratterà di tutto questo con il padre Visitatore di cui, stando a quanto mi scrivono, sono molto contenta. È un gran servitore di vostra signoria e mi ha consolato vedere l’affetto con cui parla di lei; credo, pertanto, che farà sempre ciò che vostra signoria gli chiederà. La supplico di mostrargli molta benevolenza e di usargli quel riguardo che le è abituale con persone di tal genere, perché è il maggiore di nostri superiori attualmente, e la sua anima deve essere molto meritevole al cospetto di nostro Signore.

3. Per quanto riguarda l’attesa di quelle religiose, vedo bene il favore che vostra signoria mi fa, come mi scrive il padre Suárez, della Compagnia, cioè quello che doveva parlar loro, informarle sul nostro Ordine e assicurarsi che hanno le disposizioni volute per esso, non c’è ragione d’indugiare; bisogna solo che si chieda l’autorizzazione al padre Provinciale e che le dia l’ordine di riceverle; altrimenti,, domandare la licenza al padre Visitatore, che la darà subito; con lui m’intendo meglio che con il padre Provinciale, il quale, per quanto gli scriva, non vuole rispondermi.

4. Mi ha dato pena la malattia della mia signora l’abbadessa. Dio sia benedetto, perché in un modo o in un altro non mancano mai a vostra signoria motivi di afflizione. Qui la raccomandiamo tutte a Dio insieme con vostra signoria. Non è necessario chiedermelo, quando ci fa da ottima sveglia l’amore. Piaccia a nostro Signore che sia un male da nulla e che vostra signoria stia presto bene. Queste consorelle le baciano molte volte le mani.

5. Mi hanno scritto che lei dimostra grande spiritualità. Ciò non è nuovo per me, ma io godrei d’esserle più vicina e, se non fossi come sono, mi piacerebbe trattare di ciò con lei. Questo padre Visitatore mi dà la vita: non credo ch’egli s’inganni sul mio conto come tutti, visto che Dio gli concede di capire quanto io sia miserabile, pertanto ogni momento mi coglie in imperfezioni. Per me è una viva consolazione e mi adopero a far sì che se ne renda conto. Gran sollievo è agire con franchezza con chi sta al posto di Dio, pertanto io me ne gioverò per tutto il tempo che starò con lui.

6. Vostra reverenza già saprà che si portano via fra Domenico a Trujillo, dove l’hanno eletto priore; i padri di Salamanca hanno mandato a chiedere al Provinciale di lasciarglielo, ma non sanno che cosa egli farà. È un paese dal clima difficile per la sua salute. Quando vostra signoria vedrà il padre Provinciale dei Domenicani, lo rimproveri di non essere venuto a vedermi a Salamanca, dov’è rimasto molti giorni. E sì ch’io l’amo poco! Questa lettera ormai finirà con lo stancare molto vostra signoria; ne aggiungo un’altra, non più; siccome parlare con vostra signoria mi è di conforto, non ho considerato il rischio che correvo. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

31. Al P. García di San Pietro, a Toledo

Medina, agosto (?) 1571

Autografo mutilato: Carmelitane Scalze di Loeches (Madrid)

1. … dovevo fare le congratulazioni…, pertanto mi sono rallegrata di entrambe le cose. Vostra grazia si rechi un giorno a vedere la religiosa che ha fatto da poco la velazione, le parli assai lungamente e la preghi di raccomandarmi al Signore, insieme con questi affari dell’Ordine. Nostro Signore ne faccia una gran santa, come anche quella della signora donna Caterina; vostra grazia le dia i miei saluti.

2. È per me una singolare mortificazione vedere la fama che c’è della nostra povertà, mentre abbiamo tutti gli agi, perché, certo, come possono dire le consorelle, non ci manca nulla quanto al vitto, ch’è abbondante… e all’alloggio, assai comodo. Qualche piccola cosa… non tale che ne facciano gran conto… ne abbiamo troppo di tutto…, l’inviamo ai confratelli. Fra Gregorio ch’è là…

3. Io credo che Beatrice le farà onore, perché s’impegna molto a trar profitto dalla sua professione. Mi è di grande conforto quello che lei mi dice e il fatto che non è di alcun disappunto per la priora. Sua reverenza scrive che alla ruota è di poche parole. Vostra grazia dica alla priora – essendomene dimenticata – di lasciarla lì, perché il silenzio è una gran virtù per le portiere delle nostre case. Qui io ho proibito ad Alberta, la nostra portiera, di dire alcunché, limitandosi ad ascoltare e a rispondere; se le dicono o le domandano altro, dichiara che non ha il permesso di parlare. Così facendo, sono di edificazione ben più che con le chiacchiere.

4. Siccome scrivo assai lungamente alla madre priora (mi è parsa una fortuna esser libera da altre lettere in modo da poterlo fare) ed ella dirà a vostra grazia ciò che qui manca, non aggiungo altro se non di supplicarla di non tralasciare di scrivermi qualche volta, essendomi ciò di gran consolazione. Dio consoli vostra grazia come io desidero, amen. L’indegna serva e figlia di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

32. A donna Caterina Balmaseda, a Medina del Campo

Medina, 3 ottobre 1571

Gesù. – Figlia mia e signora mia: «è meglio l’aiuto di Dio che alzarsi di buon mattino». Vostra signoria è accolta in questa casa molto volentieri da tutte le consorelle. Io avrei voluto darle l’abito prima di andarmene, ma non è possibile, perché partirò domattina molto presto. Ci vedremo allora. Serva di vostra signoria, Teresa di Gesù.

 

33. A donna Guiomar Pardo de Tavera, a Paracuellos

Avila, 22 ottobre 1571

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra grazia. Il Signore non ha voluto che godessi di ricevere la lettera di vostra grazia, perché la ragione per cui me l’ha inviata annulla ogni gioia. Dio sia benedetto per tutto.

2. Si vede bene che lo si ama in quella casa, a cui Egli dà tribolazioni di tante specie, affinché, sopportate con la pazienza con cui loro le sopportano, possa Egli poi fare maggiori grazie. Sarà molto grande quella di cominciare a capire quanto poco caso debba farsi di una vita che continuamente si rivela peritura, e di amare e ricercare quella che non finirà mai. Piaccia a nostro Signore di dar salute alla mia signora donna Luisa e al signor don Giovanni; noi, qui, Lo supplichiamo di questo.

3. Supplico vostra grazia (quando ci sarà un miglioramento) di togliermi la pena che ora mi ha dato. Mi raccomando alle preghiere delle mie signore donna Isabella e donna Caterina. La supplico inoltre d’aver coraggio e darne alla mia signora donna Luisa. Certo, star di più in quel luogo sarebbe tentare Dio.

4. Sua Maestà tenga vostra grazia con la sua mano e le dia tutto il bene ch’io le desidero e di cui Lo supplico, amen; così faccia per la mia signora donna Caterina. Oggi è il 22 ottobre, il giorno in cui ho ricevuto la sua. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

34. A donna Luisa de la Cerda, a Paracuellos

Avila, 7 novembre 1571

Autografo: Carmelitane di S. Maria Maddalena de Pazzi, Firenze

All’illustrissima signora donna Luisa de la Cerda, mia signora a Paracuellos.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra signoria. Le ho scritto tre volte da quando sto in questa casa dell’Incarnazione, cioè da poco più di tre settimane; non mi sembra che le sia pervenuto nulla. Prendo tanta parte ai suoi travagli che, aggiungendo ai molti che ho qui questa pena, non mi curo più di domandarne altri a nostro Signore. Sia benedetto per tutto; è chiaro che vostra signoria fa parte di coloro che godranno del suo regno, visto che le dà da bere del suo calice, con tante malattie sue e di quelli che ama.

2. Una volta tra le altre ho letto in un libro che il premio dei travagli è l’amor di Dio. Di fronte a un prezzo così prezioso, chi non li amerà? È quanto la supplico di fare; consideri che ogni cosa finisce presto e procuri di distaccarsi da tutto ciò che non deve durare sempre.

3. Ero già a conoscenza di come vostra signoria stesse male, pertanto oggi avevo cercato il modo di sapere notizie della sua salute. Benedetto sia il Signore, visto che sta meglio. Venga via da quel paese, per amor di Dio, poiché è evidente quanto sia nocivo alla salute di tutti. La mia è buona – ch’Egli sia benedetto – in confronto al solito, ma le mie fatiche sono tali che mi sarebbe impossibile sopportarle se la mia salute non fosse migliore del consueto. Le occupazioni son tante e così imprescindibili, fuori e dentro casa, che anche per scrivere la presente ho ben poco tempo.

4. Nostro Signore paghi vostra signoria della grazia e della consolazione che mi ha dato con la sua, perché le assicuro che ne avevo bisogno. Oh, signora, quando si è conosciuta la tranquillità delle nostre case e ci si vede ora in questa baraonda, non so come si possa vivere, perché in tutti i modi c’è di che soffrire. Ciò malgrado, grazie a Dio, si trova pace, il che non è poco, man mano che le religiose sono private dei loro passatempi e della loro libertà; anche se sono assai buone – essendovi certo molta virtù in questa casa – cambiare d’abitudini è una morte, come dicono. Lo sopportano bene, però, e hanno per me un gran rispetto. Ma dove ci sono centotrenta religiose, vostra signoria capirà la cura che bisogna avere per metter pace in tutto. Qualche preoccupazione me la danno i nostri monasteri, anche se, essendo venuta qui obbligata dall’obbedienza, spero in nostro Signore che non permetterà ch’io manchi al mio compito e che avrà cura di essi. Sembra che la mia anima non sia inquieta in tutta questa babilonia, e lo ritengo come una grazia del Signore. Il fisico si stanca, ma tutto è poco di fronte a quanto io ho offeso il Signore.

5. Mi ha dato pena la notizia della morte dell’ottima donna Giovanna. Dio la prenda con sé, come certo farà, perché ne era ben degna. Certo, non so come soffriamo per coloro che vanno in luogo sicuro e che Dio libera dall’instabilità e dai pericoli di questo mondo; ciò significa amare noi stessi e non coloro che vanno a godere di maggior bene. Mi raccomando molto a quelle mie signore.

6. Assicuro vostra signoria che l’ho sempre presente, e che non era necessario svegliarmi con la sua lettera; io vorrei essere un po’ assopita per non vedermi così imperfetta nel risentire con pena delle sofferenze di vostra signoria. Nostro Signore le dia la gioia e il riposo eterno, perché da tempo lei si è congedata dalle creature terrene, anche se ritiene di non esser sufficientemente pagata dei suoi patimenti; verrà un giorno in cui ne capirà il frutto e in cui per nulla al mondo vorrebbe averlo perduto.

7. Mi è di gran consolazione che stia lì il padre mio Duarte. Poiché io non posso essere utile a vostra signoria, sono lieta che abbia così buon aiuto per sopportare le sue sofferenze. Il corriere sta aspettando, pertanto non mi è possibile dilungarmi oltre se non per dire che bacio molte volte le mani a quelle mie signore.

8. Nostro Signore tenga con le sue vostra signoria e le tolga presto quelle febbri, dandole la forza di contentarLo in tutto, cosa di cui io Lo supplico, amen. Scritta nell’Incarnazione di Avila, il 7 novembre. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù.

 

ANNO 1572


35. A donna Giovanna de Ahumada, a Galinduste (Salamanca)

Avila, 4 febbraio 1572

1. Gesù sia con vostra grazia. Sembra che loro stiano all’altro mondo, trovandosi in tal luogo. Dio mi liberi da esso, come anche da questo ove sono, perché dal mio arrivo qui sto quasi sempre male, e per non dirglielo ho preferito non scriverle. Prima di Natale sono stata attaccata da febbri e ho avuto mal di gola; per due volte mi è stato cavato il sangue e sono stata purgata. Da prima dell’Epifania ho la febbre quartana, sebbene senza nausea, e il giorno in cui ne son libera non tralascio di andare con tutte al coro e qualche volta al refettorio; credo che non durerà. Siccome vedo tutti i progressi che il Signore ha operato in questa casa, mi sforzo di non restare a letto se non quando ho la febbre, cioè tutta la notte. I brividi di freddo hanno inizio a partire dalle due, ma non sono eccessivi. Il resto va bene, pur fra tante occupazioni e travagli, che non so come si possano sopportare. Il peso più grave è quello delle lettere. Alle Indie ho scritto quattro volte, perché la flotta se ne va.

2. Sono stupita dell’indifferenza che lei ha, sapendomi così oppressa. Ho aspettato tutti i giorni il signor Giovanni de Ovalle, perché dicevano che doveva venire, di passaggio per Madrid; sarebbe stato molto importante inviare a mio fratello ciò che ha mandato a chiedere. Ormai non c’è più tempo né so che cosa dire. Tutto deve loro venir facile: certo non può essere cosa da approvarsi.

3. Mi hanno detto che il signor Giovanni de Ovalle e il signor Gonzalo de Ovalle sono quelli che si oppongono a che si dia una piccola strada al monastero. Io non posso crederlo. Non vorrei che cominciassimo a entrare in contestazioni; ciò produce cattivo effetto, trattandosi di una lite con donne, anche se ve ne sia motivo, e questi signori si screditerebbero molto, specialmente perché l’affare riguarda me; sono certa, d’altra parte, che le religiose non hanno agito con conoscenza di causa, a meno che non si voglia imputare a colpa la loro semplicità. Mi faccia sapere che cosa ne è, perché, ripeto, sono notizie pervenutemi all’orecchio, e le persone che me le hanno date potrebbero ingannarsi. E non stia in pena per il mio male, che credo non sarà nulla; per lo meno, qualunque sofferenza mi costi, non m’intralcia molto nelle mie occupazioni.

4. Lei, qui, mi manca molto, e mi sento sola. Avrò bisogno d’un po’ di reali, perché del vitto del convento non mangio altro che il pane; facciano in modo di mandarmeli. Bacio le mani di quei signori, come anche quelli di Beatrice. Sarei molto felice di averla qui. Di Gonzalo so già che sta bene; Dio lo protegga. Agostino de Ahumada è con il viceré; me lo ha scritto fra García. Mio fratello ha maritato due nipoti e assai bene; prima di partire le lascia, quindi, sistemate. Fra poco sonerà mezzanotte, e io sono molto stanca; pertanto non scrivo più. Ieri è stata la ricorrenza di San Biagio, l’altro ieri di Nostra Signora. La devota serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

36. A donna Giovanna de Ahumada, a Galinduste (Salamanca)

Avila, febbraio-marzo 1572

Autografo: Suore Domenicane, Santa Catalina, L’Avana (Cuba)

1. Gesù. – …il Signore. Questo mulattiere viene… la lettera quando si vuole… Così non c’è tempo di dire più di quanto scrivo. Lei, mia signora, pensi che, in un modo o in un altro, coloro che si devono salvare subiscono prove, e Dio non ce ne dà la scelta; forse a vostra grazia, in quanto più debole, dà le più piccole. Io so quello che lei sopporta, meglio di quanto lei mi sappia o mi possa dire per lettera; pertanto la raccomando con gran cura a Dio. Mi sembra di amarla ora più del solito, anche se l’ho sempre amata molto.

2. Le consegneranno un’altra mia lettera. Non credo che lei sia diventata più cattiva, anche se le sembra così. Le chiedo, per l’amor di Dio e per il mio, di confessarsi spesso. Egli sia con lei, amen. Il resto glielo dirà il signor Giovanni de Ovalle; mi ha lasciato assai presto. I tacchini vengano pure, visto che ne ha tanti. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

37. A donna Maria de Mendoza, a Valladolid

Avila, 7 marzo 1572

Autografo: Carmelitane Scalze di Valladolid

All’illustrissima signora donna Maria de Mendoza, mia signora.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei, amen. Ho pensato spesso a vostra signoria in questo tempo e ho temuto che il rigore della stagione dovesse farle male. E mi pare che sia stato proprio così. Dio sia benedetto, perché un giorno vedremo l’eternità senza mutamenti di stagione. Piaccia a Sua Maestà di farci trascorrere il tempo di questa vita in modo da poter godere di un così gran bene. Qui il paese mi ha messo talmente a dura prova che non sembra ch’io vi sia nata; io non credo d’aver avuto altro che un mese e mezzo di buona salute, al principio, perché allora il Signore vedeva che, priva di essa, non avrei potuto dare assetto stabile a nulla; ora è Sua Maestà a far tutto. Io non penso ad altro che a prodigarmi cure, specialmente da tre settimane, quando alla quartana si è aggiunto un dolore al fianco e l’angina. Uno solo di questi mali era sufficiente per farmi morire, se Dio avesse voluto, ma sembra che non ce ne sia nessuno capace di procurarmi questo bene. Dopo tre salassi sto meglio. La febbre quartana mi ha lasciato, ma l’alterazione febbrile non mi lascia mai, pertanto domani mi purgo. Sono ormai irritata di vedermi così mal ridotta che non esco dal mio cantuccio se non per andare a Messa, né potrei fare altrimenti. Quel che mi affligge di più è un dolore alle mascelle, che ho circa da un mese e mezzo.

2. Le racconto tutti questi mali perché non mi imputi a colpa il non averle scritto, e perché veda che il Signore mi fa la grazia di accordarmi sempre ciò che gli chiedo. certo, a me sembrava impossibile, quando sono arrivata qui, che la mia poca salute e la debolezza del mio fisico potessero affrontare tanto lavoro, perché ci sono sempre affari da trattare per cose riguardanti i nostri monasteri e anche per molte altre che, a prescindere da quanto bisogna fare in questa casa, basterebbero a stancarmi; vede, dunque, che si può tutto in Dio, come dice San Paolo. Egli mi dà, infatti, tanti mali insieme (e ciò malgrado, faccio tutto, il che, a volte, suscita in me il riso), mi lascia senza confessore e talmente sola che non c’è nessuno con cui possa trattare di qualcosa per trarne un po’ di conforto: devo badare a tutto da me. Ciò nonostante, per quanto riguarda il sollievo del corpo, non mi è mancata molta pietà né qualcuno che se n’è preso cura; in città mi hanno fatto grandi elemosine, tanto che dei viveri della casa mangio solo il pane, e non vorrei neanche questo. Sta ormai per finire l’elemosina che ci ha fatto donna Maddalena, con la quale finora abbiamo dato un pasto alle più povere, giovandoci anche delle elemosine aggiunte da sua signoria e da alcune persone.

3. Poiché ormai le religiose mi appaiono tanto buone e tranquille, non può che affliggermi vederle soffrire; esse sono davvero come dico. C’è motivo di lodare nostro Signore per il mutamento che ha operato in loro. Le più riottose sono adesso le più contente e nei migliori rapporti con me. Durante questa Quaresima non si accettano visite né di donna né di uomo, anche se si tratta dei genitori, il che è un fatto assai nuovo per questa casa, ma sopportano tutto con gran pace. Veramente ci sono qui grandi serve di Dio; quasi tutte si vanno migliorando. È la mia priora a operare questi miracoli. Perché si capisca che è così, nostro Signore ha disposto ch’io stia in modo tale che si direbbe ch’io sia venuta qui solo per aborrire la penitenza e non pensare se non al mio benessere.

4. Ora, perché io patisca in tutti i modi, la madre priora della casa di vostra signoria, lì, mi scrive che lei vuole che vi si prenda una religiosa, e che è contrariata ch’io – a quanto le hanno detto – non l’abbia voluta prendere; mi prega d’inviarle l’autorizzazione per riceverla con un’altra condotta dal padre Ripalda. Ho pensato che l’abbiano ingannata. Mi darebbe pensa se fosse vero, poiché vostra signoria può rimproverarmi e comandare, ma non posso credere che sia scontenta di me senza dirmelo, tranne che finga di esserlo per cavarsi d’impicci. Se così fosse, ne sarei assai consolata, perché io so intendermela bene con quei padri della Compagnia, i quali, invero, non prenderebbero nessuno che non convenisse al loro Ordine per farmi piacere. Se vostra signoria vuol dare un’ingiunzione precisa, non c’è ragione di parlarne oltre, essendo chiaro che lei può comandare in quella casa e dev’essere obbedita da me. Manderò a chiedere la licenza al padre Visitatore o al padre Generale, perché è contro le nostre Costituzioni prendere religiose con quel difetto, e io non potrei dare la licenza in contrasto con tali norme senza il consenso di uno di loro; esse dovranno, inoltre, imparare a leggere bene il latino, perché è prescritto che non si riceva nessuna che non lo sappia.

5. A scarico di coscienza, non posso tralasciare di dire a vostra signoria ciò ch’io farei in questo caso, dopo averlo raccomandato al Signore. Lascio da parte, ripeto, il fatto che lo voglia vostra signoria, giacché, per non contrariarla, devo essere pronta a tutto, e non ne parlerò più. Solo supplico vostra signoria di rifletterci bene e di desiderare di meglio per la sua casa, perché quando vedrà che non conviene troppo averla lì, se ne dorrà. Se fosse una casa di molte religiose, si potrebbe sopportare meglio qualunque difetto, ma dove sono così poche, è giusto che siano scelte, e ho visto sempre vostra signoria animata da questo desiderio, tanto ch’io, pur trovando dovunque aspiranti religiose, a quella casa non ho osato mandarne nessuna, perché così perfetta come desideravo che fosse, per farlo, non l’ho trovata. Pertanto, a mio parere, nessuna di quelle due si dovrebbe ricevere, perché non vedo in esse né santità, né valentia, né troppa discrezione, né talenti perché la casa ci guadagni. Allora, se deve perderci, perché vostra signoria vuole che si prendano? Per dar loro aiuto, ci sono molti monasteri dove, come dico, essendoci un gran numero di religiose, tutto si sopporta meglio, mentre lì ognuna che si prenda dovrebbe essere adatta a far da priora e ad assumere qualunque altro ufficio le venga affidato.

6. Per amor di nostro Signore, vostra signoria ci rifletta bene e consideri che bisogna sempre guardar più all’interesse comune che all’interesse particolare e aver la bontà, poiché stanno lì chiuse e devono far vita insieme e sopportare i reciproci difetti, oltre le prove imposte dall’Ordine (e questa è la più dura, quando non si coglie nel segno in merito alle vocazioni) di favorirle nella scelta, come lei fa in tutto il resto a nostro riguardo. Vostra signoria si affidi a me, se crede, perché, ripeto, io m’intenderò con quei padri. Se poi lei insiste nel suo proposito, si eseguiranno i suoi ordini, come ho detto, e se non ne risulterà un bene, ciò sarà a carico di vostra signoria. Quella di cui parla il padre Ripalda non mi sembra che vada male per un altro Ordine, ma lì sono all’inizio, quando bisogna badare a non screditare la casa. Il Signore disponga tutto per la sua maggior gloria, illumini vostra signoria perché faccia quel che conviene e ce la conservi molti anni, come io gliene rivolgo supplica, ché di questo non mi dimentico, anche se sto male.

7. Bacio mote volte le mani a sua eccellenza la duchessa, alla mia signora donna Beatrice, alla mia signora la contessa e a donna Eleonora. Vostra signoria mi scriva (voglio dire mi comandi) tutto quello che desidera si faccia; ritengo che, rimettendomi alla coscienza di vostra signoria, assicurerò la mia, e con questo non credo di far poco, perché in nessuna di tutte le nostre case si troverà una religiosa con un così gran difetto né io la prenderei per nulla al mondo. Mi sembra che sarebbe una mortificazione continua per le altre; stando sempre insieme e volendosi molto bene, ne sarebbero afflitte incessantemente. Basta la buona Maddalena che hanno lì, e piacesse a Dio ch’esse fossero come lei! Oggi è il 7 marzo. L’indegna serva di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

La madre sottopriora bacia molte volte le mani di vostra signoria. Sto bene con lei.

 

38. A donna Maria de Mendoza, a Valladolid

Avila, 8 marzo 1572

Autografo: Madri Cappuccine, Bilbao

All’illustrissima signora donna Maria de Mendoza, mia signora. Valladolid.

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia sempre con vostra signoria, amen. Siccome le ho scritto ieri, la presente è solo per farle sapere che oggi mi hanno portato lettere da parte della duchessa de Osuna e del dottor Ayala, i quali mi fanno fretta perché si riceva una di quelle due giovani, e un padre della Compagnia, che si è recato a prendere informazioni, me ne dà buone referenze; l’altra dev’essere rimasta spaventata dall’austerità. Per questo è bene che parli alle postulanti chi dica loro chiaramente come viviamo. Non si occupano affatto dell’altra. Io ho scritto che ben potevano prenderla subito, che avevo scritto a vostra signoria che cosa si doveva fare per darle senza alcun indugio l’abito e che avvisassero vostra signoria appena ella arrivasse a Valladolid.

2. Scrivo al nostro padre Visitatore dicendo il desiderio che lei ha di riceverla, e supplicando sua paternità di mandare la licenza servendosi di questa lettera. Credo che lo farà, altrimenti vostra signoria torni a scrivere subito a sua paternità e si regoli in modo che non si pensi che c’è stato in ciò un inganno; a quanto posso capire, il padre Visitatore non mancherà di soddisfarla in tutto quel che potrà. Nostro Signore ci dia la soddisfazione che deve durare in eterno, tenga sempre vostra signoria con la sua mano e me la conservi.

3. Il signor vescovo mi ha fatto sapere oggi che sta meglio e che verrà qui. Vostra signoria non stia in pena. Quando la vedrò più libera? Vi provveda nostro Signore. È vero, però, che noi dobbiamo aiutarci. Piaccia a Lui ch’io trovi vostra signoria, quando la vedrò, più padrona di sé, perché ha animo adatto per esserlo. Credo che gioverebbe a vostra signoria avermi presso di lei, come anche che io stessi vicino al padre Visitatore, perché egli, in quanto superiore, mi dice le cose con tutta verità; e io, ardita come sono e abituata al fatto che lei mi sopporta, farei lo stesso. Mi raccomando alle preghiere della mia signora la duchessa. Queste sorelle, nelle loro, si ricordano molto di vostra signoria. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

4. Vostra signoria non mi dice mai come si trova con il padre fra Giovanni Gutiérrez; un giorno ne parlerò io. Vostra signoria gli dia i miei saluti. Non ho saputo se sua nipote ha fatto la professione. Il padre Visitatore darà la licenza per quelle che devono farla. Vostra signoria ne faccia avvisare la madre priora, perché io me ne sono dimenticata.

 

39. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba de Tormes

Avila, 27 agosto 1572 (?)

Alla mia signora e sorella donna Giovanna de Ahumada.

1. Gesù sia con vostra grazia. Sto bene, anche se sono così occupata che ora non avrei voluto scriverle. Benedetto sia Dio che il signor Giovanni de Ovalle sta bene! Non gli permetta assolutamente di venire qui, perché sarebbe correre un gran rischio. Le lettere delle Indie sarebbe stato meglio inviarle per la stessa via delle altre cose, perché le sue non arrivano mai là. Invio saluti alla signora donna Maddalena, di cui godo che stia meglio e a quei miei bambini.

2. Fra Diego è qui, benché l’abbia visto poco; se può, verrà lì a vederla. La madre priora e la mia compagna stanno bene; io, talmente meglio che sarei stupita se ciò durasse. Faccia il Signore secondo la sua volontà e sia con vostra grazia. Oggi è la vigilia di Sant’Agostino. Sarebbe un grande sbaglio se il signor Giovanni de Ovalle affrontasse un viaggio, qualunque sia. Nell’Incarnazione… Sua, Teresa di Gesù.

 

40. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba de Tormes

Avila, 27 settembre 1572

Autografo: Carmelitane Scalze di Palencia

1. Gesù sia con vostra grazia. Benedetto sia Dio per la guarigione del signor Giovanni de Ovalle, perché la debolezza passerà. La febbre terzana è stata generale; qui è una vera epidemia, anche se io ne sono ormai esente. Tutto va meglio, grazie a Dio. Quest’estate sono stata bene; non so che cosa sarà l’inverno, perché già comincia a darmi un po’ di fastidio, ma quando non c’è febbre, tutto è sopportabile.

2. Vorrei sapere che cosa si è fatto dell’acquisto della casa. Da Oropesa mi hanno scritto che si ha notizia dell’arrivo della flotta a Sanlúcar, ma non è troppo sicuro. Appena saprò qualcosa di mio fratello, la avviserò. Tengo pronta per lui la casa di Perálvarez.

3. Sono inquieta per quei digiuni della priora. Glielo dica, e aggiunga ch’è questo il motivo per cui non voglio scriverle né avere a che fare con lei. Dio mi liberi da chi preferisce seguire la propria volontà, anziché obbedire. Se io potessi essere utile alla signora donna Anna, lo farei di tutto cuore, in considerazione del signor don Cristoforo. Eravamo d’accordo che stesse nella casa di donna Sancia, ma essa è in un tale stato, ch’è impossibile abitarvi. Qui, all’infuori che in portineria, non può entrare nessuno, né le donne di servizio possono uscire; le sue sorelle, pur volendolo, credo che non potranno esserle utili, perché, siccome da cinque anni non mangiano altro che il pane el convento, sono esaurite, e donna Ines è quasi sempre malata. Rincresce loro vivamente la mancanza di facilitazioni che si riscontra in ogni campo; quanto a me, lei sa quello di cui posso disporre, legata come sono ai regolamenti.

4. Mi ricordi molto alla sottopriora; non mi danno la possibilità di scriverle più a lungo. Isabella Juárez è la religiosa venuta da Malagón, e assai di malavoglia, a quanto si dice; solo che, avendone qualche volta espresso il desiderio, la priora l’ha fatta venire, e in un altro momento credo che verrà anche lei. Sono piena di preoccupazioni; Dio voglia provvedervi. I miei saluti al signor Giovanni de Ovalle e ai miei bambini. Non mi dice che malattia abbia avuto Beatrice. Dio sia con loro. È il 27 settembre. Sua, Teresa di Gesù.

Di molto giovamento è questo Scalzo che qui confessa; è fra Giovanni della Croce.

 

41. A donna Marianna Juárez de Lara (?), ad Avila

Avila, fine di dicembre 1572

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria. Non è stato necessario vederla per ritenere come un favore assai grande l’opportunità che vostra signoria mi offre di baciarle le mani; da quando, infatti, mi sono resa conto di quanto vostra signoria comprenda bene ciò ch’è buono, avrei cercato di procurarmi questa gioia, potendolo fare. Pertanto supplico vostra signoria di credere che, quando mi farà la grazia di venire qui, la mia gioia sarà grande, e se fosse in un’ora in cui possa trattenersi più a lungo, ancora più grande. Avevo così poco tempo il giorno di san Tommaso, che mi sono rallegrata che vi fosse motivo per vostra signoria di rimandare la visita a un altro giorno.

2. Quanto a ciò che lei dice, servirebbe piuttosto ad accrescere la gioia che a intralciarla, perché allora non c’è stato il tempo di trattare di cose dell’anima, e trattare ora anche di tutte le altre servirebbe molto ad accrescere la gioia. È quanto vostra signoria deve fare al servizio di nostro Signore, visto che possiede una così buona dottrina. È evidente che lo merita. Piaccia a nostro Signore che non ci rimetta con questa vile serva di cui vuole servirsi. Pertanto badi a quello che fa, perché, una volta che l’abbia scelta, è obbligata di fronte a se stessa a non allontanarla da sé. In tutte le cose c’è molto da guadagnare a star bene attenti al principio, se si vuole che il risultato sia buono. Per conto mio, non può mancare di esserlo; il giorno, dunque, che piacerà a vostra signoria e all’ora in cui vorrà, sarà una grande grazia per me riceverla. Nostro Signore sia sempre luce e guida di vostra signoria. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

42. Al Padre Antonio Lárez, ad Avila

Avila, 1572

Morte del P. Hernandálvarez

Vostra signoria non abbia pena della morte così rapida del padre Hernandálvarez del Aguila, ché non manca chi l’ha visto nel cielo fra altri santi confessori che sono lassù.

 

ANNO 1573

43. Alla Madre Ines di Gesù, a Medina del Campo

Avila, verso il 1573

Figlia mia: mi addolora molto la malattia della sorella Isabella. Mando da loro il santo fra Giovanni della Croce, a cui Dio ha fatto la grazia di cacciare i demoni dalle persone che ne sono possedute. Proprio ora ha appena cacciato qui, in Avila, da una persona tre legioni di demoni. È causa di timore vedere in lui così grande grazia accompagnata da tanta umiltà.

 

44. A Martino Dávila Maldonado Bocalán, a Salamanca

Avila, 1° febbraio 1573

Al magnificentissimo signor Maldonado Bocalán, mio signore.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei e la ricompensi della carità e della cura con cui ha eseguito l’invio dell’elemosina del signor don Francesco. Piaccia a nostro Signore di conservarla per molti anni e di far progredire il miglioramento che già comincia ad avere.

2. Non sapendo dove indirizzare la mia lettera, non avevo supplicato vostra grazia d’inviarmi il pollame. È così grande il bisogno in cui versa questa casa e ci son tante malate, che ci era proprio necessario. Anch’io sono stata molto malata, anche se ora sto bene. L’elemosina ora pervenutaci mi ha dato una gran consolazione. Dio sia benedetto per tutto. Chi l’ha portato ha assolto bene il suo compito.

3. Con questa mia dichiaro di aver ricevuto oggi, vigilia di nostra Signora della Purificazione dell’anno 1573, sessantadue capi di pollame. E poiché è così, lo sottoscrivo col mio nome. Nostro Signore tenga vostra grazia sempre con la sua mano, e le dia tutto il bene che può, amen. Serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Priora.

Ho già scritto al signor don Francesco quanta cura lei ha per noi e come sono arrivati bene i capi di pollame.

 

45. Al Padre Gaspare de Salazar, a Cuenca

Avila, 13 febbraio 1573

Al magnificentissimo e reverendissimo signore Gaspare de Salazar, rettore della casa della Compagnia di Gesù di Cuenca, mio signore e padre.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria, amen. Mi sono rallegrata che mi si offra l’occasione di poter far sapere mie notizie a vostra grazia, visto che vostra grazia trascura sempre di farmi sapere le sue. Piaccia a nostro Signore che stia così bene come io desidero e come gliene rivolgo supplica.

2. Sono passati molti giorni e anche mesi da quando ho ricevuto una lettera di vostra grazia piena di buoni consigli e avvisi. È giunta in tempo per darmi molto coraggio, anche se devono avermi giovato maggiormente le sue preghiere. Le faccio infatti sapere che in questa casa il Signore ha operato tante grazie, che posso assicurarle ch’io non ho ormai qui più motivo di afflizione, in fatto di resistenza all’obbedienza e al raccoglimento, di quanto non ne avessi a San Giuseppe. Sembra che il Signore vada facendo a queste anime tante grazie insieme da lasciarmi stupita, non meno di come lo è stato il padre Visitatore il quale, venuto a visitarci circa un mese fa, non ha trovato nulla da correggere. Ne dia molte grazie a nostro Signore. Egli ha messo nel locale monastero del Carmine un priore, un sottopriore, un portiere e un sagrestano Scalzi, e qui da vari giorni confessa uno di loro, che è un vero santo; ha fatto un gran bene, e anche tutti gli altri son proprio di mio gradimento.

3. È stata una determinazione oltremodo opportuna, e se questa casa fosse completamente affidata a loro – io lo spero nel Signore –, non avrei più motivo di restare qui. Vostra grazia glielo chieda, perché tutto sarebbe sistemato. Finora non mi sono mancati grandi travagli, né occupazioni, né, in inverno, la cattiva salute, perché questa casa è controindicata per i miei mali. Lo do tutto per benvenuto quando considero le grazie che Sua Maestà mi ha fatto. Avevo vivo desiderio che lei sapesse queste notizie, e se potessi vederla, sarebbe per me motivo di gran consolazione. (Vostra grazia passi all’altra pagina, perché ho preso una carta di cattiva qualità). Il Signore faccia tutto quello che vuole.

4. Il signor governatore di qui, che io desidero molto compiacere, è venuto a sollecitarmi – insistendo anche in seguito – di supplicare vostra grazia perché faccia accettare in un monastero di lì (di Scalze mi par che abbia detto, comunque vostra grazia vi ha grande influenza) come religiosa una figlia di Giovanni de Buedo e di Eleonora de Hermosa. Dicono che tanto la giovane quanto i genitori hanno tutte le qualità richieste. Vostra grazia s’informi se ciò è vero e, per amor di Dio, veda di favorirla, perché si tratta di rendere un servizio al Signore, oltre che fare un gran favore a me, visto ch’io non posso prenderla in nessuno dei nostri monasteri, per mancanza di disponibilità.

5. Per tutti le cose vanno molto bene. A Malagón ora fa da priora Brianda di San Giuseppe, e l’altra è ritornata qui, alla sua casa. Non scrivo di più, perché sono sicura che vostra grazia farà tutto quello che potrà. Ora sto in condizioni di salute migliori del solito. Vostra grazia non mi dimentichi nelle sue preghiere, ché io faccio lo stesso, per quanto miserabile io sia. Mi confesso dal padre Lárez. Oggi è il 13 febbraio dell’anno 1573. Di vostra grazia serva e figlia, Teresa di Gesù.

 

46. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba de Tormes

Avila, 9 marzo 1573

1. Gesù sia con vostra grazia. Da tempo non scrivevo con questo messaggero, e mi sono assai rallegrata che sia qui, perché porti questa lettera di mio fratello, consegnatami durante i vespri. Grazie a Dio egli sta bene, e possiamo ritenere per sicuro il suo arrivo, come lei vedrà. Piaccia a Sua Maestà che goda buona salute anche il signor Giovanni de Ovalle. Poiché la venuta di questo messaggero era così sicura, sarebbe stato opportuno che mi avesse scritto due righe per dirmi come sta. Io sto bene e tutto procede felicemente, grazie a Dio. Converrà che si provveda subito a preparare le carte per queste commissioni e prendere il possesso.

2. Non so dove stia la città di cui mi parla, né se è molto lontana. Lo saprà certo mio fratello. Cerchi di agire quanto più rapidamente possibile, e poiché, come si dice, a ogni «Credo» parte un corriere per Madrid, sarebbe bene, ricercato quel signore, che dev’essere in piena procedura, tener pronte le carte. In tutto metta le sue mani il Signore e faccia di lei una gran santa.

3. Mi sembra che questa lettera sia d’un cognato del figlio di nostro zio Ruy Sánchez. Cercherò di scrivere con questo messaggero, che dev’essere sicuro; anche lei mi scriva. Oggi è il 9 marzo. Molti pensieri ai miei bambini. Di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

 



47. Al re don Filippo II, a Madrid

Avila, 11 giugno 1573

Autografo: Padri Cappuccini di Jerez

Alla sacra, cattolica, cesarea maestà del re nostro signore.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra maestà, amen. Sono sicura che vostra maestà conosce la quotidiana cura ch’io ho di raccomandarla a nostro Signore nelle mie povere orazioni. E sebbene, essendo io tanto miserevole, non si tratti che di un piccolo servizio, uno più grande è quello d’incitare a farlo queste sorelle Scalze dei monasteri del nostro Ordine, perché so che servono fedelmente nostro Signore, come si fa nella casa dove ora mi trovo e dove si prega anche per la regina nostra signora e per il principe, a cui Dio conceda assai lunga vita. Si è pregato in modo particolare il giorno in cui fu prestato giuramento a sua altezza. Si farà sempre così; pertanto, quanto più sarà incrementato quest’Ordine, tanto più ci guadagnerà vostra maestà.

2. Per questo ho osato supplicare vostra maestà di favorirci in certe cose di cui le parlerà il licenziato Giovanni de Padilla, al quale mi rimetto. Vostra maestà gli accordi il suo credito. La conoscenza del suo grande zelo mi ha incitato ad aver fiducia di lui in quest’affare, la cui divulgazione equivarrebbe a pregiudicare proprio il fine che ci proponiamo, rivolto unicamente alla gloria e all’onore di nostro Signore. La sua divina Maestà la conservi per molti anni, quanti sono necessari alla cristianità. È un gran conforto che nei travagli e nelle persecuzioni di cui essa soffre, Dio, nostro Signore, abbia un così gran difensore e un aiuto così valido per la sua Chiesa com’è vostra maestà. Da questa casa dell’Incarnazione di Avila, l’11 giugno 1573. L’indegna serva e suddita di vostra maestà, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

48. Al Padre Giovanni Ordóñez, a Medina del Campo

Avila 27 Luglio 1573

Autografo: Carmelitane Scalze di Toro

Al magnificentissimo e reverendissimo signore, il padre Ordóñez, della Compagnia di Gesù, mio signore.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra signoria. Vorrei avere molto tempo e salute per dire alcune cose ch’io credo importanti, ma mi sono ridotta in un tale stato – specie dopo la partenza del domestico sto senza confronto peggio di prima – che sarà molto se posso scrivere; sono, però, così prolissa che, per quanto voglia esser breve, il discorso sarà lungo. Questa casa dell’Incarnazione è ben evidente che mi fa un gran male. Piaccia a Dio che mi serva di qualche merito.

2. Siccome questo nostro affare sembra ormai sulla strada di aver fine, mi ha dato ancor maggiore preoccupazione, specialmente dopo aver visto, oggi, la lettera del padre Visitatore che si rimette per esso al padre maestro fra Domenico e a me; gli scrive, infatti, per dare a noi i suoi poteri a questo riguardo. Ora, io sono sempre timorosa quando devo dire una parola decisiva: mi sembra subito che sbaglierò tutto. È vero che prima ho raccomandato la cosa al Signore e qui hanno fatto altrettanto.

3. Mi sembra, padre mio, che dobbiamo esaminare bene tutti gl’inconvenienti, perché, se la cosa non riuscisse, di fronte a Dio e al mondo la colpa ricadrebbe su vostra reverenza e su me, non ne dubiti; pertanto vostra grazia non dia alcuna importanza al fatto che l’affare si concluda quindici giorni prima o dopo. È stato per me un piacere quanto lei dice nella sua lettera, che la priora debba intervenire in ciò solo per le due cose da lei segnalate, perché creda ch’è sommamente necessario agire in modo che, per compiere un’opera buona, non se ne lasci perdere un’altra, come appunto vostra grazia dice.

4. Circa all’eccessivo numero di esse, cui faceva riferimento vostra grazia, è una cosa che mi è sempre dispiaciuta, perché mi rendo conto che tra istruire molte ragazze insieme e istruire ragazzi ci corre tanta differenza quanta dal nero al bianco. E per riuscire a fare qualcosa di buono, ci sono tanti inconvenienti nel fatto che siano molte, ch’io non saprei ora dirlo; dico solo che il loro numero dev’essere fissato; se fosse superiore a quaranta, sarebbe troppo e ne nascerebbe una quantità d’imbrogli: esse s’intralcerebbero a vicenda e impedirebbero che si faccia alcunché di buono. Ho saputo che a Toledo sono trentacinque e non possono superare tale numero. Che ci sia bisogno di tante ragazze e di tutto il loro strepito le assicuro che non conviene in nessun modo. Se per questo alcuni non volessero dare elemosine, vostra grazia vada avanti a poco a poco, ché non c’è fretta, e crei la sua santa congregazione, cui Dio provvederà; a causa dell’elemosina non dobbiamo contravvenire alla sostanza delle cose.

5. Sarà anche necessario che, per scegliere quelle che conviene far entrare, ci siano altri due voti in più del voto della priora. È una cosa che esige molta attenzione. Se il priore di Sant’Andrea accettasse tale incarico, non sarebbe male, con un amministratore, oppure che siano entrambi amministratori, e tengano i conti delle spese, perché la priora non dovrebbe occuparsene né vederli né sentirne parlare, come ho detto prima. Bisognerà considerare le qualità che devono avere quelle che entreranno e gli anni che vi potranno stare. Ciò si vedrà lì tra vostra grazia e il padre maestro, e tutto quel che si sottoporrà a lui dev’essere prima consultato con il padre provinciale della Compagnia e con il padre Baldassarre Alvarez.

6. Saranno necessarie molte altre cose. Di alcune abbiamo trattato lì, specialmente dell’obbligo di non uscire, ma quelle che mi sembrano le più importanti sono le due prime, perché ho esperienza di quel che siano molte donne messe insieme: Dio ce ne liberi!

7. Quanto a ciò che dice vostra grazia (mi pare che me l’abbia scritto la priora) di non liberare la rendita, si renda conto che la signora donna Girolama non può entrare, né io ho autorità in merito, se prima non viene tolta l’ipoteca, tranne che donna Elena ne prenda il carico sui suoi beni, in modo che la casa non spenda nulla per pagamento di redditi e resti libera, perché so che il padre Provinciale ha dato la sua licenza solo a questa condizione, e sarebbe ingannarlo non rispettarla. Infine, non lo posso fare. Capisco bene che tutto ciò è un gran peso per la signora donna Elena. Si ricorra ad una via d’uscita o si sospendano i lavori della chiesa o la signora donna Girolama non entri troppo presto, e questa è la soluzione migliore, perché sarà più grande.

8. Mi è venuto in mente se non si tratti di adoperarsi molto nell’avvio di una costruzione su fondamenta che possono crollare, perché non sappiamo se quella signora persevererà. Vostra reverenza consideri tutto attentamente. È preferibile che l’opera si faccia fra alcuni anni, e che duri, anziché fare qualcosa che offra motivo di risa, e sarebbe ancor poco se non si screditasse la virtù.

9. Bisogna anche considerare, se ammettiamo fin da ora questi espedienti, con chi ci si deve legare, perché nel momento attuale non sembra che vi sia niente di sicuro, e il padre Visitatore si chiederà quale necessità abbiamo di fare un contratto… Io avrei potuto evitare di occuparmi di tutto questo, se lo avesse fatto il padre Visitatore; ora dovrò credermi qualcuno, senza esserlo.

10. Supplico vostra grazia di ricordarmi vivamente al signor Ascensio Galiano e di fargli leggere la presente. Mi favorisce sempre in tutto, e mi sono assai rallegrata che le mie lettere siano ormai al sicuro. Questa mia miserabile salute mi fa cadere in molte pecche. Anna di San Pietro ama troppo le sue figlie per mandarle là, non le passa neanche per la mente. Nella giornata di dopodomani me ne andrò, se non mi attacca di nuovo qualche altro male, e dovrebbe essere grave per impedirmi di partire. Tutte le lettere sono già state portate a Sant’Egidio; ancora non è giunta risposta; domani, martedì, si cercherà di averla. L’indegna serva e figlia di vostra grazia, Teresa di Gesù.

Mi raccomando molto alle preghiere del mio padre rettore.

 

49. A Pietro de la Banda, a Tozas (Salamanca)

Salamanca, 2 agosto 1573

Autografo: Carmelitani Scalzi di Alba de Tormes

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei, amen. Sono venuta qui col desiderio di procedere subito a sistemare queste sorelle. Ho poco tempo; pertanto, sia per tale motivo, sia perché volge al termine la stagione adatta per desiderare di costruire le pareti, mi è dispiaciuto non trovarla qui. Hanno portato la cedola del re, e conviene che se ne faccia subito la verifica.

2. La supplico di farmi la grazia di venir qui presto, perché è un affare di tanta importanza ch’io spero in Dio che lei non s’irriterà con me. Il Signore indirizzi tutto al suo maggior servizio e tenga sempre con la sua mano vostra grazia.

3. La casa mi sembra buona, anche se occorrono più di cinquecento ducati per entrarvi. Ciò malgrado, sono contenta e spero in nostro Signore che farà piacere anche a lei vedere un uso così buono di essa. Il Signore la conservi per molti anni. Consideri che per cominciare i lavori col buon tempo, è assai spiacevole lasciar passare questi giorni.

4. Per amor di Dio, ci faccia la grazia di venire presto, e se tarda, la supplico di acconsentire che si comincino a fare i tramezzi, giacché ne sono necessari più di duecento; con questo non si reca nessun danno alla casa: anche se poi venisse meno la conclusione dell’affare (io spero in Dio che invece avverrà presto), la perdita è a carico nostro.

5. Con la venuta di vostra grazia si porrà rimedio a tutto. Sua Maestà le dia assai lunga vita, affinché acquisti sempre più meriti per guadagnarsi quella eterna. Oggi è il 2 agosto. L’indegna serva di vostra grazia, che bacia le sue mani, Teresa di Gesù.

 

50. A don Francesco de Salcedo, a Salamanca (?)

Salamanca, 3 agosto 1573

Autografo: Carmelitani Scalzi di Napoli, S. Teresa al Museo

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra grazia e la ricompensi della carità che oggi mi ha fatto. Pensavo di poterle parlare e non per brontolare, non essendovene motivo, ma per avere di che consolarmi. Si ricordi di non dimenticarmi nelle sue orazioni; io le sono ora più obbligata per la povertà delle mie.

2. Prego vostra grazia di prendersi gran cura delle accluse lettere consegnandole al padre Lárez, perché ve ne sono alcune riguardanti un affare molto importante. Il Signore l’accompagni.

3. Dica al nostro padre provinciale che lo supplico di affidare a persona assai sicura certe lettere che inviò lì per Medina, perché riguardano gli affari di cui gli ho parlato l’altro giorno, e potrebbero venircene grandi turbamenti e numerosi inconvenienti per il servizio di Dio; altrimenti vostra grazia me le rinvii; se le manda, le affidi al padre Ordóñez, e lo preghi di recapitarle al più presto. La serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

51. A Pietro de la Banda, a Salamanca

Salamanca, 8 ottobre 1573

All’illustre signor Pietro de la Banda, mio signore.

1. Tutto quello che vostra grazia ha detto risulta dal suo promemoria. A detta di tutti, io non sono obbligata a tante cose finché non arrivi la licenza, ma il fatto d’essere entrata nella casa m’impegna molto a fare ciò che vostra grazia ordina, e piaccia a Dio che, così facendo, la si renda contento.

2. Nostro Signore le dia la tranquillità necessaria perché lei possa servirlo meglio, e la tenga sempre con la sua mano. Oggi è l’8 ottobre. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

52. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba de Tormes

Salamanca, 14 novembre 1573

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Ho ringraziato Iddio che il signor Giovanni de Ovalle, malgrado quest’umidità del tempo, stia meglio. Piaccia a Sua Maestà di farlo progredire nella sua convalescenza. Le mie quartane continuano, e il peggio è che mi ritorna il dolore degli inverni precedenti, a causa del quale la notte passata ho dormito ben poco. Credo che ricominceranno a cavarmi il sangue. Forse Dio dispone così perché non sembri che tutto dipendeva dal fatto che mi trovavo all’Incarnazione; in verità ho preso là questo malanno, e d’allora non sono mai stata libera da postumi. Forse stando dov’è lei mi andrebbe meglio, e anche qui finora il dolore non è così forte com’era là, e di molto; qualora lo fosse, senza tanto lavoro si potrebbe sopportare più agevolmente.

2. Gli affari con Pietro de la Banda sono in buoni termini; ciò nonostante, temo che ci sarà un po’ di ritardo, perché bisogna andare a Madrid. Non appena avrà luogo la verifica, mi occuperò degli operai che non hanno ancora finito; sembra che Dio voglia ch’io resti qui, perché non c’è più nessuno in casa che s’intenda di lavori né di affari.

3. Ieri abbiamo dato l’abito a una giovane di ottime qualità, che credo avrà qualcosa, e anche molto, con cui aiutarci. È fatta per noi, gloria a Dio, figlia di Martino de Avila Maldonado e di donna Guiomar de Ledesma. È stata una bella fortuna. È molto contenta, e noi lo siamo di lei.

4. Dica al signor de Ovalle di considerare questa lettera come sua e gli dia molti saluti, come alle mie figlie. Donna Antonia le manda il suo ricordo – ora sta bene, non ha più febbri quartane –, e così la priora; io lo mando alle sorelle di là, specie alla più giovane, alle quali non credo di poter scrivere, né, d’altronde, ho nulla da dire ora, se non che mi raccomandino a Dio. Sua Maestà faccia di lei una santa. La sua serva, Teresa di Gesù.

5. Il Signore paghi a vostra grazia il favore che mi fa, ché ha molta ragione per quello che ritiene conveniente. Mi sono molto rallegrata del miglioramento del signor Giovanni de Ovalle e del fatto che lei stia bene, come anche i suoi angeli.

 





ANNO 1574

53. Al Padre Domenico Báñez, a Valladolid

Salamanca, primi di gennaio del 1574

Per il padre mio e mio signore il maestro fra Domenico Báñez.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra signoria e nella mia anima. Non so come non le abbiano dato una lettera ben lunga che le ho scritto quando stavo male e che le ho mandato per la via di Medina, nella quale le parlavo dell’altalena della mia salute. Anche adesso vorrei dilungarmi, ma devo scrivere molte lettere e sento un po’ di freddo, perché è giorno di quartana. Non mi era venuta, o mi era venuta solo a metà, per due giorni, ma finché non mi riprende il solito dolore, tutto è nulla.

2. Lodo nostro Signore per le notizie che mi vengono date delle sue prediche e invidio molto chi le sente; ora, poiché lei è il superiore di quella casa, ho una gran voglia di stare in essa. Ma quando ha mai cessato d’essere mio superiore? Se vedessi compiersi questo mio desiderio, peraltro, mi sembra che ne avrei nuova gioia, ma siccome non merito che la croce, lodo Colui che me la fa sempre portare.

3. Mi sono molto piaciute le lettere del padre Visitatore al padre mio: non solo quel suo amico è un santo, ma sa dimostrarlo, e, se le sue parole non sono in contraddizione con le sue azioni, agisce ben saggiamente. Benché quel che dice sia vero, non farà a meno di accettarla, perché c’è una grande differenza tra signori e signori.

4. Il monacato della principessa d’Eboli è cosa da far piangere; quello del nostro angelo può essere di gran profitto ad altre anime, tanto più quanto più rumore provocherà; io non ci vedo inconvenienti. Tutto il male che può capitare è che vada via dal convento, ma il Signore frattanto ne avrà ricavato – ripeto – altri vantaggi, spronando probabilmente qualche anima che forse si sarebbe perduta senza questo esempio. I giudizi di Dio sono grandi, e non c’è ragione di negare l’ingresso a chi lo ama tanto sinceramente in mezzo ai pericoli in cui sta tutta questa gente illustre, né rifiutare di esporci a qualche pena e a qualche inquietudine, in cambio d’un così gran bene. Differire la cosa equivale – mi sembra – ad agire secondo il mondo e per soddisfare il mondo, e dare a lei maggior tormento: è chiaro che qualora si pentisse nel giro di trenta giorni, non lo direbbe, ma se tale attesa servirà a placare i suoi parenti, giustificare la sua causa e l’indugio voluto da vostra grazia anche se, ripeto, saranno tutti giorni di ritardo, Dio sia con lei, non essendo possibile, poiché rinunzia a molto, che non le dia molto, visto che dà tanto a noi che non lasciamo niente per Lui.

5. Mi è di gran consolazione che vostra grazia sia lì perché rechi conforto alla priora e l’aiuti a riuscir bene in tutto. Sia benedetto Colui che ha disposto così le cose. Io spero in Sua Maestà che tutto andrà bene. Quest’affare di Pietro de la Banda non finisce mai; credo che dovrò andare in anticipo ad Alba per non perdere tempo, perché l’affare presenta pericoli, trattandosi di una questione fra lui e sua moglie.

6. Ho una gran pena delle religiose di Pastrana. Benché la principessa se ne sia andata a casa sua, son come prigioniere, tanto ch’è stato ora lì il priore di Atocha e non ha osato vederle. Adesso ella è in cattivi rapporti anche con i frati, e non capisco perché si debba sopportare tale schiavitù. Col padre Medina mi trovo bene; credo che se gli parlassi spesso, tutto sarebbe presto appianato. È così occupato che quasi non lo vedo… Donna Maria Cosneza mi raccomandava di non amarlo come vostra grazia…

7. Donna Beatrice sta bene: venerdì scorso si è offerta ripetutamente di far qualcosa per me, ma io non ho bisogno che faccia nulla, grazie a Dio. Mi ha parlato delle attenzioni che vostra grazia ha avuto a suo riguardo. L’amor di Dio permette molte cose; se minimamente venisse a mancare, tutto sarebbe già finito. Sembra che la difficoltà di vostra grazia a scrivere lungamente, io l’abbia a esser breve. Ciò malgrado, mi fa un gran favore, evitando di rattristarmi quando, vedendo il plico, non scorgo in esso la sua scrittura. Dio la conservi. Non sembra che questa lettera debba aver... Piaccia a Dio che lì il mio eccesso nel parlare non sia moderato dal silenzio di vostra grazia. Di vostra grazia serva e figlia, Teresa di Gesù.

 

54. Alla M. Anna dell’Incarnazione, a Salamanca

Alba de Tormes, gennaio 1574

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di Salamanca

È per la madre priora di Salamanca.

1. Gesù sia con vostra reverenza. Mi faccia sapere come sta lei, e tutte le consorelle, a cui la prego di dare i miei saluti e dire che vorrei ben godere della loro compagnia insieme con quella delle consorelle di qui. Credo che in questa sede avrò minori difficoltà; dispongo di un romitorio dal quale si vede il fiume, anche da dove dormo, così che stando a letto posso godere della sua vista, il che è per me un grande svago. Oggi mi sono sentita meglio del solito. Donna Quiteria, sempre con la sua febbre; dice che ha nostalgia di loro. Sappia che hanno condotto da qui un medico per la signora donna Girolama, ancora ammalata. La raccomandino a Dio là, come noi facciamo qua; ne sono preoccupata. Dio tenga vostra reverenza con la sua mano.

2 La duchessa mi ha mandato oggi questa trota; mi sembra così buona, che mi sono procurata questo messaggero per mandarla al padre mio il maestro fra Bartolomeo de Medina. Se arrivasse all’ora del pranzo, vostra reverenza gliela mandi subito con Michele, unitamente alla lettera, e se più tardi, non tralasci nemmeno in tal caso di fargliela portare, per vedere se vuol scrivermi qualche riga.

3. Vostra reverenza non manchi di scrivermi come sta e non lasci di mangiar carne in questi giorni. Parlino al dottore della sua debolezza, e gli dicano molte cose da parte mia. In ogni caso, Dio sia sempre con vostra reverenza, amen.

4. Mi raccomandi al padre mio Osma e gli dica che qui mi mancherà molto. A Giovanna di Gesù raccomandi di farmi sapere come sta, perché il giorno in cui sono partita aveva un visetto piccolo piccolo. Oggi è mercoledì, passate le dodici, e io sono di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

5. Come stanno la contessa e la moglie del governatore? Lo mandi a chiedere da parte mia, e me lo comunichi; io le scriverò come sta sua sorella; prima di saperlo non ho voluto mandare Navarro, per mezzo del quale penso anche d’inviarle qualcosa. Questi le porterà i sedici reali domani, se me ne ricordo, perché anche oggi me ne sono dimenticata. Se Lescano le chiedesse qualche compenso, glielo dia, ché io la rimborserò; gli ho detto infatti che se avesse avuto bisogno di qualcosa, vostra reverenza gliel’avrebbe data, ma sono certa che non chiederà nulla.

 









55. A don Alvaro de Mendoza, a Valladolid

Alba, gennaio-febbraio 1574

Autografo: Carmelitane Scalze di Sant’Anna, Madrid

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria. Sia benedetto Iddio, poiché la signoria vostra è in buona salute. Piaccia a Sua Maestà che lei stia sempre meglio, come io gliene rivolgo supplica.

2. Mi sarebbe di consolazione aver tempo di dilungarmi in questa mia, ma ne ho così poco che non avrei voluto neppur cominciarla. Maria Battista le darà mie notizie, poiché ora io qui non posso farlo. Ella me le dà di vostra signoria, quando mi scrive, e tali quali le desidero, grazie a Dio; per questo posso sopportare di restare tanto tempo senza una sua parola. Le ho scritto varie lettere; una di esse so che non è stata consegnata alla signoria vostra, per una certa ragione; delle altre non so che ne sia stato. Dalla signoria vostra ne ho ricevuto una sola da quando sono qui (per meglio dire, l’ho ricevuta a Salamanca).

3. Ho già detto alla duchessa ciò di cui la signoria vostra mi ha incaricata. Ella mi ha raccontato la faccenda, e dice di non aver mai immaginato che la signoria vostra fosse al corrente degli ultimi avvenimenti; certo ella merita che non si voglia perdere la sua amicizia. Non posso scrivere neanche alla mia signora donna Maria. Bacio mille volte le mani alla signoria vostra, ma mi sembra che nostra Signora difenda le sue figlie meno di quanto la signoria vostra non difenda le sue suddite, stando al silenzio in cui mi dicono che si è chiuso in tale vicenda. Il Signore aiuti quell’angioletto, perché è cosa ben nuova oggi nel mondo ciò ch’Egli fa per lei. Penso che questa è la ragione per cui ha voluto che sia lasciata sola e abbia tali lotte: perché sia più evidente il suo favore. Ciò mi fa lodare grandemente Sua Maestà.

4. Ormai, signore, siccome lei è circondato da tante anime sante, comincia a riconoscere quelle che non lo sono, e pertanto mi dimentica; eppure credo che in cielo la signoria vostra vedrà di dover più alla peccatrice che a loro. Farei più volentieri i miei rallegramenti alla mia signora donna Maria e alla mia signora la contessa per ben altra ragione che per questo matrimonio; tuttavia è stata per me una consolazione che si sia concluso così presto.

5. Piaccia a nostro Signore che sia per il suo servizio, e ne godano la signoria vostra e la mia signora donna Maria per molti anni. Bacio mille volte le mani alla mia signora donna Beatrice e alla mia signora la duchessa. Nostro Signore tenga sempre la signoria vostra con le sue. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù.

6. Supplico la vostra signoria di farmi sapere se si è ottenuta la licenza dal padre Visitatore perché io possa trattenermi qualche giorno a S. Giuseppe; me lo scriverà la priora.

 

56. Al Padre Domenico Báñez, a Valladolid

Salamanca, 28 febbraio 1574

Al reverendissimo signore e padre mio il maestro fra Domenico Báñez, mio signore.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei e con la mia anima. Non c’è da stupirsi di alcuna cosa che si faccia per amor di Dio, visto che può tanto in me l’affetto per fra Domenico, da farmi trovar buono quello che lo è per lui e volere quello ch’egli vuole; non so dove si andrà a finire con quest’incantesimo.

2. La sua Parda ci è piaciuta. Ella è così fuori di sé dalla gioia, da quando è entrata, che ci fa renderne lode a Dio. Credo che non avrò cuore di farne una conversa, considerando l’impegno di vostra grazia nell’aiutarla, pertanto sono decisa a farle insegnare a leggere, e ci regoleremo in base a come le andrà.

3. Il mio spirito ha ben capito il suo, anche se non le ho parlato, e c’è stata una religiosa che, da quando ella è entrata, non ha la forza di staccarsi dall’eccesso di orazione che ha suscitato in lei. Creda, padre mio, ch’è per me una gioia quando prendo qualcuna senza dote, solo per l’amor di Dio e constato che non hanno nulla e che avrebbero dovuto rinunziare al loro desiderio per mancanza di mezzi. Vedo che Dio mi usa una grazia particolare nel far sì ch’io sia lo strumento della loro salvezza. Se potessi ottenere che fosse di tutte così, sarebbe per me una gran gioia; comunque, non mi ricordo d’aver mai tralasciato di prenderne qualcuna di cui fossi contenta, per il fatto che non avesse la dote.

4. Sono stata particolarmente lieta di vedere come Dio le faccia così grandi grazie, servendosi di lei per opere di tal genere, come la venuta di questa postulante. Così lei è un vero padre di chi ha pochi mezzi, e la carità che il Signore le dà a questo scopo mi rallegra tanto che farò qualunque cosa per aiutarla in tali opere, se posso. Oh, il pianto di colei che l’accompagnava! Ho avuto l’impressione che non avesse fine. Non so perché me l’ha mandata qui.

5. Il padre visitatore ha ormai dato la licenza, e spero che, col favore di Dio, sia il principio di altri benefici; forse potrò prendere quella «spargi lacrime», se fa piacere a vostra grazia, ma per Segovia sono già troppe.

6. La Parda ha avuto un buon padre in vostra grazia. Dice che non le par vero d’essere nella nostra casa. C’è da lodare Dio per la sua gioia. Io gli ho reso lode anche per il fatto di vedere qui il nipotino di vostra grazia, venuto con donna Beatrice: sono stata assai felice di conoscerlo. Perché non me l’aveva detto?

7. È inoltre conveniente per me che questa postulante sia stata con quella mia santa amica. Sua sorella mi scrive facendomi grandi offerte. Le assicuro che mi ha commossa. Mi sembra d’amare molto di più ora la mia amica di quando era viva. Saprà già di avere avuto un voto come priore di Santo Stefano; tutti gli altri sono andati al priore; mi ha ispirato devozione vedere tanta concordia.

8. Ieri sono stata con un padre del suo Ordine che si chiama fra Melchiorre Cano. Le assicuro che, se nell’ordine ci fossero molte anime come la sua, potrebbero fare monasteri di contemplativi.

9. Ad Avila ho scritto che non si raffreddino nei riguardi di quella fondazione coloro cui stava a cuore, se qui manca la cauzione; io desidero vivamente che si cominci a fare. Perché non mi dice quello che lei ha fatto? Dio la renda così santo come io desidero. Ho voglia di parlarle un giorno circa quei suoi timori, per i quali non fa che perder tempo, e con poca umiltà non mi vuol credere. Si regola meglio il padre fra Melchiorre, il quale, dopo che una volta gli ho parlato ad Avila, dice che ne ha tratto profitto e che gli sembra di avermi presente in ogni ora. Oh, che spirito e che anima Dio ha in lui! Ne sono rimasta sommamente consolata. Sembra ch’io non abbia altro da fare se non parlarle dello spirito altrui. Resti con Dio e Lo preghi di darlo a me tale che non debba allontanarmi in nulla dalla sua volontà. È la sera di domenica. Di vostra grazia figlia e serva, Teresa di Gesù.









 

57. Ad alcune aspiranti, ad Avila

Segovia (?), verso il marzo 1574

Autografo: Carmelitane Scalze di Talavera de la Reina (Toledo)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia nelle loro anime, e serva a farle perseverare in così buoni propositi. Mi sembra, mie signore, che ha avuto più coraggio donna Marianna, figlia di Francesco Juárez, visto che da quasi sei anni soffre contrasti da parte del padre e della madre, ed è relegata la maggior parte del tempo in un villaggio, mentre non si sa cosa pagherebbe per avere la libertà che hanno loro di confessarsi a Sant’Egidio.

2. Non è così facile come loro credono prendere l’abito in tali condizioni, perché, anche se ora siano decise a farlo con vivo desiderio, non le ritengo così sante da non essere afflitte poi nel vedersi in disgrazia del loro padre. Pertanto è preferibile che raccomandino la cosa a nostro Signore e ne rimettano la soluzione a Sua Maestà, che può mutare i cuori e fornire altri mezzi; Egli, quando meno vi penseremo, disporrà le cose secondo il piacere di tutti; per ora l’attesa è quanto meglio conviene. I suoi giudizi sono diversi dai nostri.

3. Si contentino di sapere che sarà loro riservato un posto, e si abbandonino nelle mani di Dio perché si compia in loro la sua volontà, essendo questa la perfezione, mentre il resto potrebbe essere tentazione.

4. La divina Maestà agisca come vedrà che meglio conviene; certo, se dipendesse dalla mia sola volontà, io adempirei subito quella delle loro signorie, ma bisogna considerare molte cose, come ho detto. La loro serva, Teresa di Gesù.

 

58. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Segovia, 14 maggio 1574

Autografo: Carmelitani Scalzi di Montecarlo (Monaco)

1. Gesù sia con lei, figlia mia. Questo suo domestico è così buon camminatore che, mentre credevo che arrivasse domani da Madrid (avendolo mandato là perché non sapevo di chi fidarmi per questi affari), è venuto oggi, giovedì; insieme con la sua risponderà ad alcune lettere di Avila, pertanto non si potrà fare la spedizione prima di domani a mezzogiorno; i miei occhi e la mia testa non mi permettono più di questo, e piaccia ancora a Dio che possa partire domani. Vorrei scriverle con tutto comodo, come anche alla signora donna Maria. Ora sto quasi bene, poiché lo sciroppo di cui do notizia a nostro padre mi ha tolto quel tormento di malinconia, e credo che mi abbia anche liberata del tutto dalla febbre.

2. Siccome non avevo ormai più quell’umore, mi ha fatto un po’ ridere la lettera scritta di sua mano; non lo dica al padre fra Domenico, al quale scrivo in modo assai scherzoso; forse le mostrerà la lettera. Certo, mi ha fatto molto piacere la sua e quella di vostra reverenza; moltissimo, poi, quest’ultima per la notizia ch’è ormai in pace quella santa, e che ha fatto una tal morte. Io mi stupisco che si possa soffrire del suo gran bene, invece d’invidiarla. Sono afflitta della gran pena che avrà avuto, figlia mia, e di quelle che ha in mezzo ad affari così importanti e numerosi, perché so che cosa ciò voglia dire, ma non credo che starebbe meglio, anzi peggio, se avesse la tranquillità di cui parla; ne sono sicurissima, perché conosco il suo temperamento; sopporto, quindi, che debba sottostare a prove, perché in un modo o in un altro bisogna pur che diventi santa, e quel desiderare la solitudine le giova più che godere di essa.

3. Oh, se vedesse l’agitazione che c’è in giro, anche se in segreto, in favore degli Scalzi! È cosa da lodarne il Signore. L’hanno fatta sorgere quelli che sono andati in Andalusia, Gracián e Mariano. Il piacere che provo è, però, temperato notevolmente dalla pena che ciò procurerà al nostro padre Generale, che io amo tanto; d’altra parte, senza questo, so che saremmo perduti. Raccomandi la cosa a Dio. Il padre fra Domenico le dirà quel che avviene, come saprà anche da alcuni fogli che le invio; quanto mi scriverà non lo mandi qui se non con persona sicura, assai sicura: è cosa di estrema importanza, anche se deve trattener lo scritto lì alcuni giorni. È un gran danno per noi il fatto che il padre Visitatore sia tanto lontano, perché ci sono affari per i quali, costi quel che costi, dovrò inviargli un corriere, visto che il superiore suo sostituto non basta né è all’altezza del suo compito. Sia lui il nostro superiore per molti anni.

4. Quanto al padre Medina, anche se dovesse essermi ben più ostile, non tema ch’io ne resti sconvolta, anzi mi ha fatto ridere; mi affliggerebbe assai più una mezza parola di fra Domenico, perché l’altro non mi deve nulla, né m’importa molto che non mi apprezzi. Egli non ha avuto rapporti con questi monasteri e non ne conosce la situazione; non può pertanto essere messo alla pari di fra Domenico che li ama, che ne ha fatto una cosa propria e che, davvero, li ha ben sostenuti. Loro hanno avuto lì una gran baraonda di affari, ma qualunque priora li accetterebbe per la sua casa.

5. Dica molte cose da parte mia a donna Maria de Samaniego e le ricordi che, visto com’è il mondo, possiamo fidarci solo di Dio. Io credo a tutto quello che vostra reverenza scrive di lei e di sua sorella. Ma è bene non aver fatto di più; noi dobbiamo essere riconoscenti e sarebbe stata ingratitudine somma anche per il vescovo; col tempo, il Signore disporrà le cose diversamente, e si potrà forse far qualcosa a consolazione di tali signore; ben vedevo io che ciò non sarebbe piaciuto alla signora donna Maria. Pensavo di scriverle; non credo, però, che mi sarà possibile. Sappia che donna Maria Cibrián è morta: la raccomandi a Dio. Invii da parte mia un saluto molto affettuoso alla priora della Madre di Dio, perché qui, per sua mediazione, ci fanno molta carità; ch’ella mi perdoni se non le scrivo, avendo gli occhi ammalati, e vostra reverenza badi alla sua salute, perché non vorrei che dovesse risentire di tutti i travagli che ha avuti e delle cattive notti che ha passate.

6. Oh, come desidero di poter venire lì un giorno, visto che non siamo tanto lontane! Ma non saprei come. Dica molte cose alla mia Casilda; se lo ritiene opportuno, le legga l’acclusa lettera di sua zia, alla quale ho inviato quella scrittami da lei; da tempo le sono molto legata e mi fiderei di lei per qualsiasi occorrenza. Credo che mi sarò dimenticata di qualche cosa. Dio sia con lei e me la conservi, Egli che ci lega di grandissima amicizia. Io non so come sopporto quella così stretta che lei ha per il padre mio. Da questo vedrà che mi ha tratto in inganno, facendomi ritenere ch’è una gran serva di Dio. Ch’Egli la renda santa. Oggi è il 14 maggio.

7. Ho vivo desiderio di vedere la mia buona Maria della Croce, come anche Stefania. Paolo Hernández è venuto qui meravigliato di lei, ed ha ragione. Sua, Teresa di Gesù.

8. Ho saputo ora i consigli che le dà Isabella di San Paolo, la quale mi ha fatto ridere con i suoi monasteri. Mi ha risollevato in questa malattia, perché il suo carattere e il suo buon umore mi hanno tenuta allegra, e mi ha dato la vita aiutandomi a pregare. Le assicuro che avrà anche grande abilità in tutto il resto e che, se la salute l’assisterà, si può ben affidarle una casa.









 

59. Ad Antonio Gaytán, ad Alba de Tormes

Segovia, 30 (?) maggio 1574

Autografo: Carmelitane Scalze di Toledo

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra grazia, figlio mio. Non ho la fortuna d’aver tempo di scriverle a lungo, ma le dico che vorrei proprio poterlo fare, come anche la gioia che mi danno le sue lettere e il sapere le grazie che le fa il Signore, grazie che ogni giorno sono più grandi. Le paga ora tutto il lavoro che ha fatto qui.

2. Vostra grazia non si stanchi nel voler pensare molto, né si curi della meditazione, giacché, se non l’ha dimenticato, molte volte le ho detto che cosa deve fare e come ciò sia una più grande grazia del Signore: il lodarlo sempre e volere che tutti lo facciano è uno dei più grandi effetti che possa ottenere un’anima occupata di Sua Maestà. Piaccia al Signore che vostra grazia sappia servirlo, e così io, per compensarlo almeno un po’ di quel che gli dobbiamo, e auguriamoci che ci dia molto di che patire, anche se si tratta di pulci, diavoletti e viaggi.

3. Antonio Sánchez era già pronto a darci la casa, senza bisogno d’altre parole, ma io non so dove vostra grazia e il padre Giuliano d’Avila avessero gli occhi per volerla comprare nello stato in cui è. Meno male che non ha più voluto venderla! Ora siamo in trattative per comprarne una nei pressi di San Francesco, sulla strada maestra, nella zona migliore del sobborgo, accanto all’Azoguejo. È un’ottima casa. Raccomandiamola a Dio.

4. Tutte le si raccomandano molto. Io sto meglio, stavo per dire bene, perché quando non ho altro che i soliti mali, per me è godere di molta salute. Il Signore la dia a vostra grazia e ce la conservi. Serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

60. A don Francesco de Salcedo (?), ad Avila

Segovia, 4 giugno 1574

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei. È una gran fortuna, quando ci si trova nel bisogno, avere un così buon tesoriere come lei. Ora io mi trovo in gran necessità, pertanto supplico vostra grazia di dare al signor Giuliano d’Avila quello che può di quanto ha in deposito: deve servirgli per le spese del viaggio, avendole avute in prestito; con la presente, firmata a mio nome, gliene accuso ricevuta. E vostra grazia mi raccomandi a nostro Signore, come io faccio per lei, nonostante la mia miseria; lo dica anche al signor maestro e alla mia buona sorella, la signora Caterina Daza.

2. Mi è causa di gran solitudine esser così lontana da coloro che amo tanto; ecco come bisogna trascorrere questa vita. Se non avessi ben deciso che devo portare la croce, ne soffrirei molto. Nostro Signore dia a vostra grazia la pace che io le desidero, con una gran santità. Scritta il 4 giugno dell’anno 1574. Da questa casa di san Giuseppe di Segovia. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

61. Alla M. Anna dell’Incarnazione (?), a Salamanca

Segovia, 6 giugno 1574 (?)

Autografo frammento: Cattedrale de Las Palmas (Canarie)

… raccomandare a Dio i suoi affari e quelli di don Fadrique. Dei miei fratelli non so nulla. Mi fa una gran carità a preoccuparsene, perché debbono venire per mare. Isabella di Gesù dirà quello che manca, pertanto non aggiungo altro. Oggi è il giorno della Santissima Trinità, e io sono di vostra reverenza, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

62. A don Teutonio de Braganza, a Salamanca

Segovia, metà di giugno 1574

Autografo frammento: Parrocchia Santa Maria, Viana (Navarra)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra signoria. Sono molto contenta che sia arrivato bene e goda buona salute, anche se nei confronti di un così lungo viaggio la lettera mi sia sembrata breve; ancora non mi dice, inoltre, se si è concluso felicemente l’affare che è stato motivo del suo viaggio. Che sia scontento di sé non è cosa nuova; non si meravigli se, per la fatica del viaggio e l’impossibilità di regolare il tempo con l’ordine consueto, provi un po’ di tiepidezza. Non appena vostra signoria riacquisterà la sua tranquillità, l’anima ritroverà la propria.

2. Io godo ora relativamente buona salute rispetto a come sono stata, ma, se sapessi lamentarmi così bene come vostra signoria, non darei alcuna importanza alle sue pene. È stato di estrema gravità il male che ho avuto, per la durata di due mesi, di tal fatta che traboccava al di dentro, tanto da ridurmi come una cosa senza vita. Di questo male interiore sono ormai guarita; quanto all’esterno non ho che le mie infermità abituali. Vostra signoria mi ricopre di doni. Nostro Signore la compensi delle attenzioni che ha avuto per me e per le altre malate, di cui alcune sono venute da Pastrana in ben cattivo stato, perché la casa era molto umida. Ora stanno meglio, e sono anime elette, con le quali vostra signoria godrebbe di trattare, specialmente con la priora.

3. Sapevo già della morte del re di Francia. Mi affligge molto la vista di tante sofferenze e di come il demonio vada guadagnando anime. Dio vi ponga rimedio, se le nostre preghiere servono a qualche cosa, giacché noi non manchiamo mai di supplicarne Sua Maestà, come lo supplico di ricompensare vostra signoria per la cura che ha di aiutare e favorire quest’Ordine.

4. Il padre provinciale è andato così lontano (voglio dire, il Visitatore), che non ho potuto trattare neanche per lettera l’affare di cui mi parla vostra signoria circa la fondazione lì di una casa di nostri Scalzi: sarebbe un’ottima cosa se il demonio, perché tale, non vi frappone ostacoli; è di grande utilità il favore che vostra signoria ci accorda, e cade ora a proposito, perché i Visitatori sono stati riconfermati (senza limiti di tempo, e credo con più autorità di prima per certe cose) e possono accettare monasteri; spero pertanto che il Signore vi acconsenta. Vostra signoria non vi rinunzi, per amor di Dio.

5. Presto, credo, sarà di ritorno il padre visitatore; io gli scriverò; mi dicono anche che verrà da quelle parti. Vostra signoria mi faccia la grazia di parlargli e digli quello che pensa di tutto ciò. Gli può parlare con assoluta franchezza, perché è molto buono e merita che lo si tratti con piena fiducia; forse per vostra signoria si deciderà a farlo. Io la supplico di non rinunciarvi fino a che non veda che cosa egli decide.

6. La madre priora si raccomanda alle orazioni di vostra signoria. Tutte hanno avuto e hanno cura di pregare caldamente nostro Signore per lei, e faranno così anche a Medina e dovunque vorranno compiacermi. Mi addolora la poca salute del padre rettore. Piaccia a nostro Signore di dargliela buona e di far dono a lei di tutta la santità di cui lo supplico, amen.

7. Vostra signoria faccia dire al padre rettore che abbiamo cura di chiedere al Signore la sua salute, e che m’intendo bene col padre Santander, mentre non è così con i frati francescani; abbiamo comprato una casa che fa proprio per noi, ma è alquanto vicina alla loro, ed essi ci hanno dato querela: non so come finirà. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

63. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Segovia, fine giugno 1574

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di Siviglia

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra reverenza, figlia mia. Non mi scrive da così lungo tempo ch’io sarei in pena, ritenendola malata, se la priora di Medina non mi avesse scritto che vostra reverenza sta bene. Dio sia benedetto: io le desidero soprattutto la salute. Che stiano male le altre, alla buon’ora, se tale è la volontà di Dio; così avranno di che acquistarsi meriti.

2. Sappia che il Signore ha chiamato a sé Isabella degli Angeli, quella delle lotte di Medina, dandole una tale morte che sarebbe ritenuta santa chi ne avesse una uguale. Certamente, ella se n’è andata con Dio, ed io, invece, me ne sto qui, divenuta una cosa inutile. Tre settimane fa ho avuto un raffreddore terribile e molte indisposizioni. Ora sto meglio, anche se non sono del tutto guarita, ben lieta delle notizie che scrivo al padre fra Domenico; ne rendano grazie a nostro Signore, come abbiamo fatto qui. Sia benedetto per tutto.

3. Invii l’acclusa lettera alla priora della Madre di Dio, a cui mando lì una medicina che credo mi abbia giovato. Mi affligge molto la sua malattia, avendone sofferto tanto questi ultimi anni; quel dolore è senza pietà. Che idea la sua d’inviarmi la scorzonera! Pensare che quasi non l’ho toccata, perché mi è rimasta una tremenda nausea per le cose dolci. Ciò malgrado, ho apprezzato molto la cura che si dà di fare invii alle consorelle, come anche a Isabella, che, piena di garbo e di amore, sembra già una persona perfetta.

4. Com’è sciocca nel farmi le scuse riguardo alle mani e al resto! Fino a quando non ci vedremo, non oso dirle l’intento che perseguo in tutto. Sappia che ogni giorno sono più libera, e che se fossi sicura che quella persona non reca offesa a Dio, non avrei altri timori, perché ho visto grandi pericoli e cadute in casi simili. Amo molto quell’anima (di cui sembra che Dio m’abbia dato la cura), e quanto più semplice è, più temo di lei; pertanto sono assai contenta ch’ella stia volentieri in luogo sicuro, anche se, certamente, in questa vita non ci sia sicurezza né è bene che ci sentiamo al coperto, perché siamo in guerra e circondati da molti nemici.

5. Senta, figlia mia: quando io sono libera da un male così grave com’è quello che ho avuto fino ad ora, mi spaventa molto lasciarmi andare a un primo moto verso qualche cosa. Questo sia detto per lei sola, perché bisogna assecondare l’umore di chi non riesce a capirmi. Ed è vero che, se c’è qualcuno con cui mi abbandono un poco, è la persona a cui scrivo, ma, per quanto sia poco, un’anima libera ne prova molto rammarico, e forse Dio vuole che lo provi per garantire la parte necessaria al suo servizio. Oh, figlia mia, viviamo in un mondo che lei non riuscirà mai a capire, neanche quando avrà i miei anni! Io non so perché scrivo questo senza avere una persona sicura che porti la lettera; stabilirò un buon porto.

6. Tutto quello che ho fatto per donna Guiomar è ben fatto; ella è più santa di quel che si creda, e piena di travagli. È molto che quell’altra se ne sia andata in tutta pace. Piaccia a Dio che ci vada meglio nei riguardi di quella che abbiamo preso con mio grande timore, perché queste che lasciano la loro casa non riescono ad abituarsi alle nostre, benché ora non sembri che andrà male. Isabella gliene scriverà.

7. Avevo scritto fino a qui senza trovare un messaggero; ora mi dicono che ce n’è uno, e bisogna che gli dia subito le lettere…

 

64. A Don Teutonio de Braganza, a Salamanca

Segovia, 3 luglio 1574

Autografo: Carmelitane Scalze di San Giuseppe, Santiago del Cile

All’illustrissimo signor don Teutonio de Braganza, mio signore, a Salamanca.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra signoria. Le assicuro che se ancora tornerà a mettere nell’indirizzo quei titoli, non le risponderò. Non so perché voglia darmi un dispiacere, essendo tale ogni volta il sentimento ch’io provo, anche se non me n’ero resa ben conto fino ad oggi. Domandi al padre rettore in quali termini m’indirizza le sue lettere e non scriva altro, perché quella soprascritta è del tutto estranea allo spirito del mio Ordine. Mi sono rallegrata che il padre stia bene, essendo stata in pensiero per lui. Supplico vostra signoria di dargli i miei saluti.

2. Mi sembra che sia una stagione difficile perché lei faccia una cura. Piaccia al Signore che riesca in conformità delle mie suppliche, e le riconduca i suoi servi in buone condizioni. Io lo supplico anche di ciò, ma non vorrei che se ne desse tanta pena: quale effetto essa produrrà sulla sua salute? Oh, se comprendessimo queste verità, ben poche cose ci darebbero afflizione sulla terra!

3. Ho inviato subito la lettera e ho scritto al padre rettore dicendogli quanto sia importante per me agire prontamente. Gli devo molto. Egli ha preso gli accordi per l’acquisto di una casa, che abbiamo già comprato, grazie a Dio (vostra signoria lo dica al padre rettore), ed è assai bella, vicina a quella dove ora siamo, in buona posizione. Apparteneva a un signore che si chiama Diego de Porras. Il padre Acosta gliela descriverà; prego anche la signoria vostra di dargli i miei saluti, assicurandolo che le sue novizie sono ogni giorno più contente, e noi di loro. Si raccomandano alle orazioni della signoria vostra, come tutta la comunità. Ma quanto sono maleducata a pregare vostra signoria di far queste commissioni! In verità, la sua umiltà sopporta tutto.

4. Quanto alla tentazione che prova d’interrompere l’orazione, non vi faccia caso, ma lodi il Signore per il desiderio che ha di farla, e creda che è questo ciò a cui aspira la sua volontà, che ama di stare con Dio. La malinconia fa provare angoscia all’idea di esser soggetti a una costrizione. Vostra signoria, quando si sente così oppresso, cerchi qualche volta di andare dove possa vedere il cielo e faccia una passeggiata, ché non per questo verrà meno l’orazione, e noi dobbiamo sostenere la nostra debolezza in modo che non si coarti la natura. Si tratta sempre di cercare Dio, perché per lui noi ci adoperiamo a far ricorso a tutti i mezzi possibili, e bisogna guidare l’anima con dolcezza. Per questo, come per tutto, il mio padre rettore capirà meglio ciò ch’è più conveniente.

5. Si attende il padre visitatore, che è già vicino. Dio ricompensi la signoria vostra per la cura che ha di favorirci. Io le scriverò, appena saprò dove sta, anche se quanto conviene è soprattutto che vostra signoria gli parli, visto che deve passare da lì. Io sto bene. Piaccia al Signore che sia altrettanto della signoria vostra e che la cura le giovi molto. Oggi è il 3 luglio. L’indegna serva e suddita di vostra signoria, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 





65. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Segovia, 16 luglio 1574

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di Soria

Per mia figlia, la madre Maria Battista, priora della Concezione.

1. Gesù sia con lei, figlia mia. Mi ha divertito la sua contrarietà, ma le assicuro che non è stato un gran piacere per me rinunziare a vederla, anzi ne sarei stata così contenta che mi è sembrata un’imperfezione farmene promotrice, non vedendo in ciò una necessità imprescindibile: dove, infatti, sta il padre maestro, che bisogno può esserci di me? Pertanto, se me l’ordinano verrò, e se no, non dirò nulla. Certo, credo di servire a qualche cosa là dove vado, anche quando sembra che non ci sia niente da fare, ma, siccome lei è così saggia, forse lì non farei altro che riposarmi: ormai non devo essere capace d’altro.

2. Per quanto riguarda la conversa, non c’è nulla da dire, visto ch’è cosa fatta, ma le assicuro ch’è ben difficile sopportare che tre religiose, come si dice, abbiano tante converse; è del tutto senza ragione. Credo che bisognerà adoperarsi perché il padre Visitatore ne fissi il numero, come per le religiose. Non so che dire del fatto che non mi scrive quanto stia male; ciò mi dà molta pena. È una gran sciocchezza che si preoccupi di perfezione quando deve prodigarsi cure, poiché vede quanto importi la sua salute. Non so che cosa faccia il padre mio, ma badi che m’inquieterò molto se in questo caso non obbedirà a Maria della Croce.

3. Io sono assai prudente in simili circostanze; in verità ho sempre rispettato poco la perfezione, e ora mi sembra di averne più che mai l’occasione, essendo così vecchia e stanca, che se mi vedesse ne resterebbe spaventata. In questi giorni trascino un indebolimento di stomaco; pertanto le sue noci sono venute in buon punto, anche se ce n’erano ancora di quelle mandatemi qui; sono buonissime. Lei mangi quelle che restano là, per amor mio, e dica molte cose da parte mia alla contessa di Osorno. Mi sembra d’aver ricevuto solo una lettera da sua signoria, e una ne ho scritta io, ma tornerò a farlo, appena potrò, perché oggi mi hanno portato tre plichi di lettere e ieri non poche; il mio confessore sta alla grata e siccome mi dice di sbrigare presto questo messaggero, non posso scrivere a lungo.

4. Oh, com’è malinconica la lettera del padre mio! Vostra reverenza cerchi subito di sapere se il potere del padre visitatore è per iscritto, perché questi canonici mi hanno stancato, e ora chiedono l’autorizzazione del prelato per obbligarci a pagare la rendita. Se il padre mio la può dare, dev’essere per iscritto e per mezzo di un notaio; che veda quella ch’egli ha e, potendolo fare, me la invii immediatamente, per carità, se non vuole che mi maceri di pena, perché noi già saremmo nella casa, se non fosse per questi dannati tremila maravedi, e forse mi resterebbe tempo perché mi ordinassero di recarmi da lei; lo vorrei non foss’altro per vedere che cosa vale questa sua religiosa. Dica a Maria della Croce che la sua lettera mi ha fatto molto piacere e che il dono che ora le chiedo è di circondare di cure vostra reverenza.

5. Non tralasci di avere rapporti con il rettore, il quale, le assicuro, le è forse più amico di chiunque altro, e, infine, questi padri sono utili. Il rettore di qui ha provveduto all’acquisto, è andato al Capitolo e fa tutto assai bene. Faccia così Dio con vostra reverenza, figlia mia, e lei non s’inquieti con me: le ho già detto la ragione per cui non vengo a Valladolid. Sarebbe una menzogna se le dicessi che non voglio. Inoltre mi stancherebbero molto, se venissi, tante signorie e tanta confusione, ma sopporterei tutto per vederla.

6. Ieri sera le ho scritto alcune righe, e ora ho fatto molto, considerata la fretta che ho di concludere. Tutte le si raccomandano. Dio me la renda santa. Sono molto graziose le risposte che lei dà nella lettera del padre mio; io non so a chi credere. Non si stanchi di chiedergli che mi scriva; purché vostra reverenza mi dia notizie della sua salute, sarò assai contenta di questo.

7. Mi dica qual è il suo luogo di nascita, perché se egli è di Medina, farà molto male a non passare da qui. Questo ragazzo è arrivato oggi, 16 luglio, alle dieci. L’ho sbrigato alle quattro di oggi stesso. Perché non mi parla degli affari della signora donna Maria? Le dica tante cose da parte mia. Dio me la conservi. Serva sua... Teresa di Gesù.

 

66. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Segovia, 11 settembre 1574

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra reverenza, figlia mia. Dalla lettera del padre maestro fra Domenico vedrà quanto avviene e come il Signore abbia disposto le cose in modo che non posso vederla. Le assicuro che ne sono molto, molto afflitta, perché sarebbe stata per me, ora, una delle occasioni capaci di darmi consolazione e piacere, ma sarebbe passata anch’essa come passano tutte le cose della vita, e quando penso a questo, sopporto bene qualunque afflizione.

2. Mi ricordi molto alla mia cara Casilda (mi duole anche di non veder lei) e a Maria della Croce. In seguito il Signore disporrà le cose in modo che l’incontro avvenga con più tempo disponibile di quanto avrei potuto averne ora. Abbia cura della sua salute (vede bene quanto ciò sia importante e conosce la pena che mi dà sapere che tralascia di farlo) e cerchi di essere molto santa, perché le assicuro che ne ha bisogno per sopportare il lavoro che ha lì. Io non ho più febbri quartane. Quando il Signore vuole che faccia qualcosa, mi dà subito miglior salute.

3. Me ne andrò alla fine di questo mese, e ho ancora paura di non lasciare le religiose in una propria casa; si era d’accordo con il Capitolo di dar loro subito seicento ducati, e abbiamo un ottimo titolo di rendita d’una consorella, che ne vale seicentotrenta. Ebbene, non troviamo niente nei riguardi di questo titolo, nessuno lo vuol prendere, nemmeno in garanzia. Raccomandi la cosa a Dio, perché sarei proprio felice di lasciarle nella loro casa. Se la signora donna Maria avesse dato il denaro, avrebbero potuto assai bene prendere il titolo, che è molto buono e sicuro. Mi avvisi se ci fosse questa possibilità o se ci fosse qualcuno disposto a prenderlo, o chi ci faccia un prestito sopra buoni pegni, che valgono più di mille ducati. E mi raccomandi a Dio, giacché devo fare un così lungo viaggio, e in inverno.

4. Alla fine di questo mese, al più tardi, andrò all’Incarnazione. Se nel frattempo volesse darmi qualche commissione, me lo scriva, e non si angusti di non vedermi; forse si rattristerebbe di più nel vedermi così vecchia e stanca. Dia a tutte i miei saluti. Desidererei molto vedere Isabella di San Paolo. Questi canonici ci hanno sacrificate tutte. Dio li perdoni.

5. Veda se lì ha qualcuno che possa prestarmi un po’ di reali (non li voglio in regalo, ma come un favore, in attesa che mi vengano pagati quelli mandatimi da mio fratello, che mi dicono siano stati già riscossi), perché non ho un soldo e non si può andare così all’Incarnazione, né qui c’è ora alcuna disponibilità, dovendosi sistemare la casa; pochi o molti, veda di farmeli avere.

6. Ci hanno parlato ora di due religiose con ottime doti che vogliono entrare qui e che portano più di duemila ducati, somma con cui ci sarà di che pagare la casa, che ne è costata quattromila; mi restano i suddetti seicento, anzi molto di più. Glielo dico perché lodi il Signore della grazia che mi ha fatto anche nel mandarmi postulanti così buone. Non ho saputo nulla degli affari di donna Maria; me ne dia notizie e la saluti da parte mia; vediamo se manderà qualcosa.

7. Sia gloria a Dio che mio padre fra Domenico sta bene. Se per caso il padre maestro Medina passasse da lì, gli faccia dare la mia lettera, perché crede ch’io sia irritata con lui, a quanto mi ha detto il padre Provinciale, a causa di una sua lettera che comportava assai più un ringraziamento che irritazione. Deve chiedersi anche se io sappia quel che ha detto all’altra persona, benché io non glien’abbia parlato. Il nostro padre visitatore mi ha detto ch’ella era già religiosa e che non portava in dote se non mille ducati. Mi scriva della sua situazione e che cosa ne dice nostro padre. Infine, giacché è del suo Ordine, avrà pazienza.

8. Ho scritto da poco una lettera a vostra reverenza; non so se gliel’hanno data. Lei fa male a stare tanto tempo senza scrivermi, perché sa quanto gradisca le sue lettere. Dio sia con lei. Difficile a credersi la pena che provo nel non doverla vedere, perché vi speravo ancora. Oggi è l’11 settembre. Di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

 

67. A don Teutonio Braganza, a Salamanca

Segovia, 15 settembre 1574

Autografo: Carmelitani Scalzi di Sant’Anna, Genova

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria. Mi ha dato grandissima consolazione il suo stato di salute. Piaccia a nostro Signore di farla star sempre meglio. Voglia ora concederne altrettanta anche a me, in ricompensa delle molte preghiere che gli ho rivolto per la signoria vostra, avendone gran bisogno, in vista dei molti viaggi che devo compiere.

2. Scrivo al padre rettore gli ordini che ha lasciato il padre visitatore per me; la signoria vostra glieli chieda. Mi ha incaricato di scriverle che mi aveva ordinato di soggiornare a San Giuseppe. Mi ha detto anche che il padre priore di Atocha gli aveva scritto che il Nunzio dichiarava, qualora sembrasse conveniente a sua paternità, di dare la sua autorizzazione per il monastero. Non mi ha detto di scriverlo a vostra signoria, perché forse pensava che lo sapesse dal Nunzio. Ho capito ch’egli desidera di contentare in tutto vostra signoria, e ne ho avuto molto piacere; sarei altrettanto lieta che quel chierico rimanesse in casa sua, se lei ne fosse contento.

3. Il padre Gómez è stato qui varie volte; mi sembra un uomo assai buono. Mi ha detto che desiderava sapere se s’intendeva bene con lei quello ch’è partito da qui, sapendo che si trova a Salamanca. Ho molto insistito a chiedergli di raccomandare a Dio vostra signoria che stava male, ed egli se n’è preso l’impegno. Faremo altrettanto noi per l’affare di cui lei ci dà incarico, affinché nostro Signore disponga le cose come meglio converranno al suo servizio. Sua Maestà faccia quanto è in suo potere, e tenga vostra signoria con la sua mano. Oggi non ho tempo di scriverle; pertanto non mi dilungo oltre. È il 15 settembre. L’indegna serva e suddita della signoria vostra, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

68. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Segovia, fine di settembre 1574

Autografo: Carmelitane Scalze di Consuegra (Toledo)

1. Gesù. – Lo Spirito Santo sia con vostra reverenza, figlia mia. Mi sembra che nella pena ch’io ho di partire senza vederla mi sia di consolazione quella che lei prova per la stessa ragione. Ma, infine, il Signore può presto disporre le cose in un modo che ora non possiamo prevedere, e darci maggior tempo disponibile (perché, certo, mentre sono stata qui, non si poteva far altro); ritrovarsi, poi, troppo alla svelta sarebbe una gran stanchezza: tutto il tempo se ne andrebbe in visite e a perdere il sonno per chiacchierare, senza dire che non mancherebbero parole oziose, dato il gran desiderio di stare con lei. Ma molte cose che mi piacerebbe dire non si possono affidare a una lettera: una è il non voler dispiacere al maestro Medina. Creda che so quel che faccio e che ho già visto d’averne ottenuto qualche buon risultato; pertanto non tralasci d’inviargli la lettera, e non si preoccupi minimamente anche se non si dimostri troppo amico, in quanto né ci deve molto, né ha alcuna importanza quel che può dire di me. Perché non me lo riferisce?

2. Sappia che ho detto al padre Provinciale che hanno condotto abilmente le cose per portarci via la Samanó. Sa che cosa vedo? Che Dio le vuol povere ma con onore; pertanto ha dato loro Casilda che è povera e vale più di tutto il denaro del mondo. Sembra che il padre visitatore se ne sia reso conto e abbia voluto darmi spiegazioni; per lo meno ha scusato molto Orellana; credo quindi che sia stata lei a volerlo. Ma mi stizzisco subito a parlare di questa benedetta.

3. Le ho scritto una lettera per mezzo di un teatino o non so con chi dopo quella a cui risponde (il messo non era altri se non colui ch’è solito portar notizie alla priora della Madre di Dio) e le dicevo che avevamo trovato il denaro e che, grazie a Dio, tutto è finito. Io cerco di accelerare i lavori affinché possiamo traslocare prima della mia partenza; non so se riusciranno a far lo sgombro. C’è poco da fare, essendo la nuova casa accanto a questa. Non se ne preoccupi. Dio la ricompensi per i suoi consigli. Sappia che Beas non è in Andalusia, ma cinque leghe più in qua: so già che non posso fare fondazioni in Andalusia.

4. Ho qui con me il libro, arrivato, credo, due o tre giorni dopo la partenza del vescovo per la Corte; dovevo mandarglielo là, ma non sono riuscita a sapere dove alloggi. Lo portano lì da lei; glielo consegni personalmente quando partirà, così com’è, e prima gli dia l’acclusa lettera, questo lo faccia subito. In essa gl’invio un messaggio per la signora donna Maria.

5. Porto come priora Anna di Gesù, una di quelle che abbiamo preso a San Giuseppe; è di Plasencia ed è stata e sta ancora a Salamanca. Per il momento non ne vedo un’altra che sia adatta per quella casa. Sappia che di una delle due signore che la fondano si dicono meraviglie circa la santità e umiltà, ed entrambe sono buone; pertanto non bisogna portar lì chi dia loro esempio d’imperfezione, perché tale casa dev’essere, secondo la voce corrente, principio di molto bene. Glielo dico per quella sua monaca.

6. Un’altra fondazione, a Dio piacendo, si farà presto, ma chi non s’intende con lei, sarà un cattivo principio per una fondazione, pertanto io desidererei vivamente portargliela via. Delle religiose di Pastrana ne verranno quattro, e sono anche poche, perché con le due postulanti che ormai entreranno presto (quella che ha mille e cinquecento ducati entrerà sabato: il suo fervore sbalordisce tutti; non so dove andrà a finire; quelle che son qui sono tutte, le assicuro, perfette), saremo ventidue. Partite sei di loro, con la priora che non è di qui, e la sottopriora, ne resta un numero sufficiente. A dire il vero, ci sono quattro converse di estrema perfezione. Per forza si dovranno prendere altre religiose, perché mi rendo conto che alcune, molto buone, vorranno entrare qui. Veda quindi se si poteva tralasciare ora la fondazione di Beas, e c’è bisogno anche di un altro monastero.

7. Lei, figlia mia, pensava di usarmi una grande considerazione sconsigliandomi di andare. La partenza avverrà quest’inverno, perché Dio ha voluto così; non so, infatti, come avrei passato l’inverno in questo freddo paese, visto il male che mi fa, perché non creda ch’io abbia sofferto poco qui. Potrà essere che…

 

69. A Matteo de las Peñuelas, ad Avila

Segovia, settembre 1574

Autografo: Carmelitane Scalze dell’Incarnazione, Avila

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Le assicuro che la sua lettera mi ha molto rallegrata; è davvero messaggera di grazia. Dio la ricompensi del piacere che mi ha fatto con essa, anche per tutto quello che dice. Quanto al resto, è questo un periodo in cui non mi ricordo più di me, molto meno del cibo. Se ho qualche momento libero, le assicuro che me ne preoccupo più di quando ero lì. Non so come lei possa dire ch’io davo coraggio, mentre era lei a dar coraggio a tutte, e la supplico di continuare a farlo.

2. Mi dispiace molto che si cominci a mangiare dal raccolto del frumento; il ricavato della sua vendita era tutto quello di cui disponevo per le garanzie necessarie e ho paura che si perda da una parte quello che si guadagna dall’altra. Ora mando a dire che si compri il pane; ciò dev’essere con l’ammontare della vendita. Io cerco qui di vedere se posso racimolare qualcosa per portarla quando andrò via. Infine, spero che il Signore non ci mancherà; pertanto vostra grazia continui a darci l’aiuto consueto. Io la servirò nel raccomandarla al Signore; lei faccia lo stesso per me. Sto bene, ma ho tanto da scrivere che non posso dir di più. Di vostra grazia. Teresa di Gesù.

3. Per carità, veda da parte mia il Signor Francesco de Salcedo; gli dica che sono rimasta afflitta della sua malattia e che mi sono rallegrata quando questo ragazzo mi ha detto che non gl’importava nulla del processo, perché dopo ch’io gli avevo scritto, mi avevano detto che ciò gli riusciva ben duro da sopportare, e ne ho avuto molta pena. Non deve aver ricevuto la lettera. Abbia gran cura delle lettere indirizzate ai villaggi; è necessario.

 

70. Ad Antonio Gaytán, ad Alba de Tormes

Ultimi mesi del 1574 (?)

Al magnifico signore Antonio Gaytán, mio signore.

1. Gesù sia con vostra grazia, e la ricompensi della carità del libro che fa proprio al mio caso. Per rispondere a ciò che vostra grazia domanda, avrei bisogno di più tempo (voglio dire, per quanto riguarda l’orazione), anche se, in sostanza, è un modo molto corrente di procedere per coloro che sono arrivati alla contemplazione, e l’ho detto molte volte a vostra grazia, ma il fatto è che se ne dimentica. Sappia che come in questo mondo ci sono tempi diversi, così è per la vita interiore; pertanto non se ne dia pena, perché non è colpevole.

2. Quanto al resto, non posso essere giudice, perché sono parte interessata; anche la mia inclinazione naturale è sempre uno stato di solitudine (benché non abbia meritato di averla) e siccome è lo stato proprio del nostro Ordine, potrei dare un consiglio utile per me, ma non quale conviene a vostra grazia. Ne tratti chiaramente con il padre rettore, il quale vedrà quello ch’è preferibile, e cerchi di capire a che cosa inclina di più il suo spirito. Dio la conservi; scrivo tante lettere che non so come ho potuto dirle anche solo questo, e il messaggero sta aspettando.

3. Della mia partenza non c’è per ora nessuna notizia, né so come sia possibile quest’anno, ma Dio può tutto. Vostra grazia mi raccomandi molto a Sua Maestà, come faccio io per lei, e mi dia sempre sue notizie. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

71. Al padre Domenico Báñez, a Valladolid

Avila, 3 dicembre 1574

1. … Le assicuro, padre mio, che ormai le mie gioie, a mio parere, non sono più di questo mondo, perché non ho quel che voglio, e quello che ho non lo voglio. Il male viene dal fatto che non trovo più nei confessori la consolazione che solevo trarre da essi; dovrebbe esserci qualcuno che fosse più di un confessore. Non riempie il desiderio dell’anima qualcosa che sia meno dell’anima stessa. Senza dubbio, mi è stato di sollievo scrivere la presente. Dio le conceda di trovare il suo nell’amarLo sempre.

2. Dica a quella sua «piccola cosa», la quale è molto preoccupata di sapere se le consorelle le daranno il voto o no, che ciò è un intromettersi troppo in cose non pertinenti e aver poca umiltà; che si farà quanto sembrerà opportuno a vostra grazia e a tutti noi che badiamo al bene di quella casa, e non ciò che sembri conveniente a una religiosa, perché noi siamo più interessati di loro a una buona scelta. È necessario far che capiscano queste cose. Quando vedrà la signora donna Maria, me la saluti tanto, ché da gran tempo non le scrivo. È molto ch’io stia meglio con un così gran freddo. Credo che sia il 3 dicembre, e io figlia e serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

72. A donna Anna Enríquez, a Toro

Valladolid, 23 dicembre 1574

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei. Sarebbe stata una gran consolazione per me trovarla in questa città, e darei per ben impiegato il viaggio, se avessi potuto godere di vostra grazia più a mio agio che a Salamanca. Non ho meritata questa grazia da nostro Signore. Sia per sempre benedetto. Questa priora, invece, ne ha goduto pienamente; infine, è migliore di me e le è assai devota.

2. Mi sono molto rallegrata che vostra grazia abbia avuto lì alcuni giorni il padre mio Baldassarre Alvarez, per attingervi conforto in tanti travagli. Sia benedetto il Signore che lei sta meglio del solito. La mia salute è ora assai migliore che in tutti questi ultimi anni, ed è molto, considerata la stagione. Ho trovato tali anime in questa casa che ne ho reso lode a nostro Signore. E anche se Stefania è, certo, a mio giudizio, una santa, il talento di Casilda e le grazie che Dio le fa da quando ha preso l’abito mi hanno molto soddisfatta. Sua Maestà le faccia progredire, perché sono da tenere in gran pregio le anime ch’Egli prende così presto per Sé.

3. La semplicità di Stefania in tutte le cose, tranne in quelle di Dio, mi è causa di stupore, quando vedo la sapienza che ha il suo linguaggio nei riguardi della verità.

4. Il padre Provinciale ha visitato questa casa e ha fatto le elezioni. Hanno rieletto come priora la stessa che avevano e come sottopriora ne portiamo una da San Giuseppe d’Avila, che hanno eletto: si chiama Antonia dello Spirito Santo. La signora donna Guiomar la conosce; è uno spirito assai buono.

5. La fondazione di Zamora è rimasta in sospeso per ora; io ritorno a fare il lungo viaggio per il quale ero partita. Avevo già pensato di procurarmi la gioia di passare per quel luogo per baciare le mani a vostra grazia. Da molto tempo non ricevo lettere del padre mio Baldassarre Alvarez, né gli scrivo, e non, certo, per mortificarmi (perché in questo senso non faccio alcun progresso, come anche, credo, in ogni altro senso), ma sono tanti i tormenti di queste lettere, che quando vorrei scrivere solo per mia soddisfazione, me ne manca sempre il tempo. Benedetto sia Dio, di cui godremo senza dubbio eternamente, mentre qui, certo, con queste assenze e questi mutamenti d’ogni genere, non possiamo fare assegnamento su nulla. In quest’attesa della fine passo la vita, dicono con travagli, ma a me non sembra.

6. Qui la madre priora mi parla del mio «custode», la cui gentilezza la diverte no meno che me. Nostro Signore ne faccia un gran santo. Supplico vostra grazia di dargli i miei saluti. Io lo raccomando spesso a nostro Signore, come anche il signor don Giovanni Antonio. Vostra grazia non mi dimentichi nelle sue preghiere, per amor del Signore, ché ne ho sempre bisogno. Non c’è più da preoccuparsi di donna Guiomar, a quanto lei mi dice, ed ella stessa avvalora. Mi piacerebbe sapere qualcosa di così felice avvenimento per dar nel segno nel giudicarlo e godere della gioia di vostra grazia. Che Dio la conceda alla sua anima in questo Natale, così grande come io Lo supplicherò di fare.

7. Per la festa di san Tommaso il padre fra Domenico ha fatto qui una predica, in cui ha parlato dei travagli in termini tali ch’io avrei voluto averne avuto molti, come anche vorrei che il Signore me ne desse nell’avvenire. Mi sono piaciute moltissimo le sue prediche. Lo hanno eletto priore; non si sa se l’elezione sarà confermata. È così occupato che ne ho goduto assai poco. Ma se potessi godere altrettanto della vista di vostra grazia, mi contenterei. Vi provveda il Signore, e dia a lei tutta la salute e il riposo che sono necessari per il guadagno di quello che non ha fine. Domani è la vigilia di Natale. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

73. A donna Ines Nieto, a Madrid

Valladolid, 28 dicembre 1574

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Anche se non le ho scritto finora, lei può essere certa che non la dimentico al cospetto del Signore nelle mie povere orazioni, e che mi sono rallegrata della sua gioia. Piaccia a nostro Signore che ne goda per molti anni al suo servizio; io spero che Sua Maestà non vi si opporrà assolutamente, anche se vi siano ostacoli. Ostacoli sono tutte le cose che si chiamano beni in questa vita miserabile; pertanto le sarà di gran vantaggio aver impiegato questi ultimi anni dedita a Dio, per dare a ogni cosa il suo valore, e stimare come conviene ciò che deve finire assai presto.

2. La signora Isabella de Córdoba si è intrattenuta molti giorni fa con la priora di questa casa, che la ritiene una gran serva di Dio, pertanto io ho cercato di parlarle. Mi dice ch’è parente assai stretta del signor Albornoz; è questa, una ragione perché io desideri la sua entrata qui, quantunque, siccome la nostra casa si deve ancora finire e la fondatrice è Maria de Mendoza, ci occorre l’aiuto di qualche elemosina per accettarla. Avendomi detto che il signor Albornoz le aveva promesso di aiutarla a farsi religiosa, le ho risposto di ritenere ch’egli l’avrebbe fatto più volentieri perché lo fosse in questa casa. In verità, anche se io volessi agire diversamente, non potrei, sia per la signora donna Maria, sia per le religiose; essendone, infatti, così limitato il numero, essendoci tante candidate, e – ripeto – trovandosi esse in gran bisogno, sarebbe loro di danno che non prendessi quelle che possono aiutarle. Mi ha detto d’avere una proprietà, ma è di tal fatta che non si ritiene che si possa vendere. Se ci sarà un qualche mezzo, quand’anche ella portasse meno di quel che si potrebbe ricevere da un’altra, io farò quel che potrò, perché, certo, desidero servire vostra grazia e il signor Albornoz alle cui orazioni mi raccomando, com’è mio dovere. Nelle mie, per quanto miserabile io sia, farò quello che sua grazia vuole.

3. Nostro Signore la ricompensi per l’immagine. Ben me la deve. La supplico di tenermela accuratamente conservata finché io gliela chieda, il che avverrà quando abbia, in un monastero, più stabilità che non ora, per poterne godere. Mi faccia la grazia di non dimenticarmi nelle sue orazioni. Nostro Signore le dia tutto il bene spirituale di cui Lo supplico. Oggi è il giorno degli Innocenti. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

ANNO 1575

74. A don Teutonio de Braganza, a Salamanca

Valladolid, 2 gennaio 1575

Autografo: Carmelitani Scalzi di Concesa (Milano)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria e le dia tanti e tanto felici inizi di anno, come io desidero per lei, in quella santità che lo supplico di concederle. Speravo molto di vedere la scrittura della signoria vostra e di assicurarmi che fosse a Salamanca, perché non sapevo dove scriverle, e ora non so quanto tempo avrò per poterlo fare lungamente come desidero, visto che il messaggero latore della presente è assai sicuro. Io sto e sono stata bene, il che è molto in questa stagione.

2. Sua Maestà ricompensi vostra signoria della scrupolosa cura che ha posto nell’adempiere tutto ciò di cui l’ho supplicata; infine, mi sembra che la Vergine nostra Signora abbia scelto vostra signoria come protettore del suo Ordine. Mi conforta pensare che gliene darà miglior ricompensa di quanto io non saprò ottenerne, pregandola, anche se mi adopero a farlo.

3. Il monastero di Zamora è sospeso per ora, anzitutto perché non è stagione conveniente, mentre è adatta per le regioni molto calde, e poi perché chi ci dava la casa sembra che non abbia corrisposto a quanto ci attendevamo da lui, e ora è assente; ciò malgrado, non si son rotte le trattative. Ho, però, ugualmente considerato quanto sia faticoso per una casa di povertà avere un fondatore che non sia molto disposto ad aiutare, soprattutto se gliene spetta il patronato. Ritengo che sarà meglio dare alla fondazione un diverso inizio, comprando la casa, ma occorrerà più tempo. Il Signore ce la darà quando vorrà che ciò si faccia. Vostra signoria mi ha reso un gran servigio nell’ottenermi al tempo giusto l’autorizzazione. Quando si presenterà l’occasione di un corriere, la mandi, ma non c’è ragione d’inviare un proprio messaggero.

4. Per quanto riguarda Torrijos, non se ne preoccupi minimamente, perché davvero il luogo non è assolutamente di mio gusto. Ne accetterei la fondazione solo per il fato che vostra signoria me ne dà l’incarico; e prendervi tal sorta di persone, la cui dote ci sia così necessaria, che, se non son fatte per l’Ordine, noi non possiamo mandarle via subito, sarebbe una cosa che in queste case non si può ammettere.

5. Mi dispiace che non sia riuscito troppo bene quello ch’era l’intento del suo viaggio; ciò nonostante spero nel Signore che le sue parole non avranno mancato d’essere molto utili, anche se non se ne veda subito l’effetto. Piaccia al Signore che le vada bene l’affare di Roma. Io insisto molto a supplicarlo di ciò, se dev’essere per il suo servizio, e spero che lo sia, s’Egli lo vuole, poiché glielo si chiede di continuo.

6. Riguardo al monastero della contessa, non so che dire, perché me ne parlano da molto tempo, e io le assicuro che preferirei fondarne quattro di religiose (in cui, in quindici giorni a partire dalla fondazione, il nostro modo di vivere è bell’e sistemato, e quelle che entrano non devono far altro che uniformarsi a ciò che vedono fare dalle altre che già son lì), che non ridurre tali benedette creature, per sante che siano, al nostro modo di vivere. Ho parlato con due di loro a Toledo, e vedo che son buone e che, come vanno, vanno bene; se così non fosse, io, certo, non avrei mai il coraggio di occuparmene; credo, infatti, che seguano piuttosto la via del rigore e della penitenza che non quella della mortificazione e dell’orazione, dico in generale; malgrado tutto, se il Signore lo vuole, io m’informerò meglio, visto che lei è di quest’avviso.

7. È stata una bella fortuna per vostra signoria: avere il marchese tanto dalla sua parte; ciò è molto importante. Piaccia al Signore che arrivino buone notizie; circa gli affari di qui, essendoci di mezzo vostra signoria, spero in Dio che tutto andrà bene. Io non devo preoccuparmi di mandare lettere che possano nuocere al padre Olea, essendo vostra signoria la persona a cui si deve scrivere. M’è rincresciuto, perché gli si deve molto, e, a mio avviso, le mie lettere sono state rimesse da parte mia ad altre mani. La priora di Segovia non vi ha badato, pensando che non fosse importante. Mi fa piacere sapere per quale via posso scriverle quando sarà necessario e che lei abbia avuto l’occasione di parlare dei miei viaggi. Certo, essi sono una delle cose che più mi stancano nella vita e che mi procurano maggior travaglio, soprattutto quando vedo che ciò viene giudicato un male. Molte volte ho pensato quanto sarebbe meglio per me starmene nella mia quiete, se non dovessi obbedire agli ordini del Generale. Altre volte, quando vedo come si serve il Signore in queste case, tutto ciò che soffro mi sembra poco. Il Signore mi guidi a far sempre la sua volontà.

8. Le assicuro che in questa casa ci sono anime le quali mi sono state motivo di lodare Dio quasi incessantemente, o molto spesso. Se Stefania ha gran merito ed è, a mio parere, una santa, suor Casilda della Concezione mi fa sbalordire, essendo davvero tale ch’io non trovo in lei sia per l’esteriore sia per l’interiore (se Dio l’assiste) nulla per cui non debba ritenere che diverrà una gran santa, giacché si vede chiaramente ciò ch’Egli opera in lei. Ha molto ingegno (sembra incredibile per la sua età) e un alto grado di orazione, di cui le ha fatto dono il Signore dopo la sua vestizione. La sua gioia e la sua virtù sono grandi; è una cosa rara. Entrambe dicono che raccomanderanno assai particolarmente vostra signoria a nostro Signore.

9. Non ho voluto che Casilda scrivesse a vostra signoria, anzitutto perché abbiamo cura di non mostrare che si fa caso di lei (anche se, certo, la sua semplicità ha poco bisogno di tali accortezze, perché in certe cose è proprio un fra Ginepro); poi perché non voglio che la signoria vostra badi a quello che possiamo dirle noi, povere donnicciole, avendo lei un buon padre che la sprona e le fa da maestro, e un buon Dio che l’ama.

10. Della fondazione di Madrid non so che ne sia; pur vedendo che conviene al nostro Ordine avere lì un monastero, provo una strana riluttanza: dev’essere una tentazione. Ancora non ho visto la lettera del priore Covarrubias. Sarebbe difficile procedere lì alla fondazione senza licenza dell’Ordinario, perché lo prescrive la patente di cui sono in possesso, e il Concilio, ma io credo che l’avremo, se non si tratta che di questo. Il Signore indirizzi la cosa a buon fine.

11. Io partirò da qui dopo l’Epifania. Vado ad Avila, passando per Medina, dove non credo di trattenermi più di un giorno o due, come anche ad Avila, per recarmi subito a Toledo. Vorrei por fine a quest’affare di Beas. Ovunque sarò, scriverò a vostra signoria, sempre che trovi con chi inviarle la lettera. Per carità, mi raccomandi a nostro Signore.

12. Sua Maestà la ricompensi per la cura che ha di queste sorelle: è una grande carità la sua, perché non mancano loro tribolazioni. Io sarei tanto contenta di poter stare un po’ lì, ma, siccome Salamanca non è sulla strada di una fondazione, mi è molto difficile tale viaggio e non potrei farlo se non per ubbidire a un comando, come non devo far nulla di diverso da quello che mi dicono i dotti. Credo che basterà dare qualcosa di più a chi ci vende la casa perché sia soddisfatto; il posto è assai buono, il locale potrebbe essere ingrandito (quello di cui parla vostra signoria mi sembra un po’ fuori mano) e la chiesa è bella. Infine, la posizione è la cosa essenziale; quanto al resto, m’importerebbe poco perdere quello ch’è stato costruito. Vostra signoria consideri bene tutto col padre rettore, come cosa di nostra Signora, e noi ci conformeremo al suo parere. Fino al mio ritorno da Beas, comunque, vorrei che l’affare restasse in sospeso, per evitare novità; se posso, ritornerò in aprile.

13. Delle imperfezioni di vostra signoria non mi meraviglio, perché ne vedo molte in me stessa, pur avendo avuto qui ben più tempo per starmene in solitudine, come non avevo potuto fare da molto tempo, il che mi è stato di una gran consolazione. Nostro Signore voglia concederla alla sua anima, come io lo supplico di fare, amen. Circa colui del quale vostra signoria mi dice di fare gran caso, mi ero già resa conto di qualcosa, al pari che di tutto il resto, ma il mio obbligo di riconoscenza e il suo grande zelo mi fanno sopportare più di quanto comporti la mia natura. Tuttavia sto in guardia. La priora si raccomanda molto alle preghiere di vostra signoria; ora che la conosce, le dispiace di non aver capito bene la grazia che Dio le faceva con la sua visita. Oggi è il 2 gennaio. L’indegna serva di vostra signoria, Teresa di Gesù.

 

75. A don Alvaro de Mendoza, ad Avila

Beas, 11 maggio 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria. Apprezzo ogni giorno di più il dono che mi fa nostro Signore di capire il bene che si trae dalla sofferenza, per riuscire a sopportare in pace la poca gioia offerta dalle cose di questa vita, così brevi com’esse sono.

2. La signoria vostra sappia che mi stavo già dando gran fretta per passare bene quest’estate ad Avila o a Valladolid, quando è venuto qui il padre Gracián, provinciale dell’Andalusia per incarico del Nunzio che ve lo ha mandato dopo il Controbreve… Ha tante buone qualità ed è tale ch’io mi rallegrerei molto ch’egli potesse baciare le mani della signoria vostra perché lei vedesse se m’inganno: egli ne ha il vivo desiderio da quando gli ho detto il favore con cui la signoria vostra assiste sempre il nostro Ordine. Mi è di gran consolazione vedere in esso un uomo così buono.

3. Infine, noi partiamo per Siviglia la settimana prossima, il lunedì. Ci sono cinquanta leghe. Ritengo con certezza ch’egli non me ne avrebbe fatto un obbligo, ma ne aveva un tale desiderio che, a non andarvi, sarei rimasta con un grande scrupolo di non adempiere l’obbedienza, che amo sempre osservare. A me personalmente ciò riesce gravoso: non è certo molto piacevole andarsene con questo caldo canicolare a passare l’estate a Siviglia. Piaccia al Signore che sia per il suo servizio, giacché il resto ha ben poca importanza. Supplico la signoria vostra di darmi la sua benedizione e di non dimenticarsi di raccomandarmi a nostro Signore.

4. Mi dicono che da lì ci saranno i messaggeri che qui sono mancati, essendo questo luogo molto appartato; pertanto scriverò a vostra signoria. Voglia nostro Signore darle la salute di cui sempre lo supplico. Il padre Giuliano d’Avila le fa lo stesso augurio e le bacia molte volte le mani; egli mi aiuta moltissimo. Pensiamo assai spesso a vostra signoria, al monastero di San Giuseppe e alla pace che vi troverei. Piaccia al Signore di servirsi di tutto e vegli molto più su di lei che su di me. Oggi è la vigilia dell’Ascensione. L’indegna serva e suddita della signoria vostra, Teresa di Gesù.

Qui sono stata in buon salute, e lo sono ancora molto più del solito, grazie a Dio.

 





76. Alla M. Isabella di San Domenico, a Segovia

Beas, 12 maggio 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra reverenza, figlia mia. Sia benedetto Dio che mi son giunte qui le sue lettere, non poco attese, dal che vedo di amarla più che altre assai strette parenti, e mi sembra sempre che scriva troppo brevemente. È stata una gran consolazione saperla in buona salute: il Signore gliela conceda nella misura di cui io Lo supplico. Mi dà molta pena che abbia sempre quel tormento in aggiunta agli altri che la sua carica comporta; tale infermità mi sembra ora così frequente, da richiedere un rimedio speciale. Il Signore glielo dia quale conviene.

2. Oh, madre mia, come ho desiderato di averla con me in questi giorni! Sappia che, a mio giudizio, sono stati i migliori della mia vita, lo dico senza alcuna esagerazione. Il nostro padre Gracián è rimasto qui più di venti giorni. Le assicuro che, pur trattandolo molto, non sono ancora riuscita ad apprezzarne pienamente il valore. Ai miei occhi egli è perfetto, e per noi migliore di quel che potremmo domandare a Dio. Quanto ora devono fare vostra reverenza e tutte le consorelle è chiedere a Sua Maestà che ce lo dia per superiore. Così io potrei stare tranquilla sul governo di queste case, perché non ho mai visto una perfezione tale congiunta a tanta dolcezza. Dio lo tenga con la sua mano e lo protegga; io non rinunzierei per nessuna cosa al mondo alla gioia di averlo visto e trattato così a lungo.

3. Stava aspettando Mariano, del cui ritardo noi ci rallegravamo molto. Giuliano d’Avila è perso dietro a lui e così tutti. Predica mirabilmente. Io sono sicura che ha fatto notevoli progressi da quando lei lo ha visto, perché i grandi travagli sofferti devono avergli giovato molto. Il Signore ha combinato le cose in modo ch’io parto il lunedì prossimo, col suo favore, per Siviglia. Al padre fra Diego scrivo con maggiori particolari in merito a ciò.

4. Il fatto è che questa casa è in Andalusia; siccome il padre maestro Gracián è Provinciale della regione, mi sono ritrovata sua suddita senza saperlo e come tale egli ha potuto darmi ordini. Vi ha contribuito una circostanza: mentre stavamo già per andare a Caravaca, avendone avuto licenza dal Consiglio degli Ordini, essa è risultata redatta in termini tali da non avere validità; pertanto è stato deciso che si faccia subito la fondazione di Siviglia. Mi sarebbe di gran consolazione portarla con me, ma mi rendo conto che sarebbe la rovina di quella casa se lei ora la lasciasse, con l’aggiunta di altri inconvenienti.

5. Penso che il padre maestro la vedrà prima del suo ritorno qui, perché il Nunzio lo ha mandato a chiamare, e quando le giungerà questa lettera, egli sarà a Madrid. Io sto in salute molto meglio del solito da quando sono qui. Ma come sarebbe meglio passare l’estate con vostra reverenza anziché nel fuoco di Siviglia! Raccomandiamoci al Signore; lo dica anche a tutte le consorelle, alle quali dia i miei saluti.

6. Da Siviglia ci sarà un maggior numero di messaggeri e ci scriveremo più spesso; pertanto non aggiungo altro, se non di ricordarmi molto al padre rettore e al licenziato, dicendo loro quello che accade e pregandoli di raccomandarmi a Dio. Saluto tutte le consorelle. Il Signore la faccia santa. Oggi è il giorno dell’Ascensione.

7. La sorella San Girolamo le si raccomanda. Viene a Siviglia con altre cinque, dotate di assai buone attitudini, e quella che adempirà all’ufficio di priora è particolarmente indicata per tale carica. Di vostra reverenza serva, Teresa di Gesù.

8. Non so perché abbia tanta fretta che Giovanna Battista  faccia la professione. La lasci aspettare ancora un po’, perché è molto giovane; se, però, è di diverso parere ed è contenta di lei, faccia come vuole, ma non mi sembrerebbe mal fatto se la provasse di più, perché mi è parsa malata.

 

77. A fra Luigi de Granada, a Lisbona

Beas, maggio 1575 (?)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra paternità, amen. Io sono una delle tante persone che amano nel Signore vostra paternità, per la santa e utilissima dottrina dei suoi scritti, e rendono grazie a Sua Maestà di avergliela data ai fini di un così grande e universale bene delle anime. E so con certezza che nessuna difficoltà mi avrebbe impedito di vedere colui del quale mi consola tanto udire le parole, se ciò fosse risultato compatibile col mio stato e con la mia condizione di donna. A parte questo, mi sono adoperata a cercare persone come lei per calmare i timori in cui la mia anima è vissuta vari anni. E, poiché non ho meritato di riuscirvi, è stata per me una consolazione che il signor don Teutonio mi abbia ordinato di scriverle questa lettera, cosa che non avrei mai osato fare. Ma, confidando nell’obbedienza, spero in nostro Signore ch’essa mi gioverà a far sì che vostra paternità si ricordi qualche volta di raccomandarmi a nostro Signore, poiché ne ho molto bisogno, non disponendo di alcun bene, esposta come sono agli occhi del mondo, senza niente che giustifichi ciò che si pensa di me.

2. Se vostra paternità se ne rendesse conto, ciò sarebbe sufficiente per farmi questa grazia e quest’elemosina, visto che comprende così bene che cosa uno stato simile comporti e quale gran travaglio rappresenti per chi ha vissuto una vita tanto miserabile. Ciò malgrado, ho osato spesso chiedere a nostro Signore di concedere a vostra paternità vita assai lunga. Piaccia a Sua Maestà di farmi questa grazia, e che vostra paternità cresca in santità e amor suo, amen. L’indegna serva e suddita di vostra paternità, Teresa di Gesù, Carmelitana.

3. Credo che il signor don Teutonio è di quelli che s’ingannano nei miei riguardi. Mi dice di amar molto vostra paternità. In cambio, vostra paternità s’impegni a fargli visita e non creda che ciò sia senza ragione.

 

78. Al Padre Giovanni Battista Rossi, a Piacenza

Siviglia, 18 giugno 1575

Autografo: Carmelitane Scalze di Antignano (Livorno)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra signoria. La settimana passata ho scritto lungamente alla signoria vostra, per due vie differenti, due lettere dello stesso tenore, perché desidero che tale corrispondenza arrivi nelle sue mani. Ieri, 17 giugno, me ne hanno consegnato, da parte della signoria vostra, due che desideravo molto ricevere: una scritta in ottobre, l’altra in gennaio. Anche se non erano di data così recente come avrei voluto, mi sono state motivo di grandissima consolazione, facendomi anche sapere che la signoria vostra gode di buona salute. Piaccia a nostro Signore di dargliela, come tutte noi sue figlie, in questi monasteri di vostra signoria, lo supplichiamo sempre di fare. Ogni giorno gli si rivolge una speciale preghiera nel coro e, a parte questo, tutte si preoccupano di lei, perché, sapendo quanto io ami la signoria vostra e non conoscendo altro padre, nutrono grande amore per lei, e non è da stupirsene, perché non abbiamo altro bene sulla terra; così, sentendosi qui molto contente, non finiscono di render grazie alla signoria vostra di aver dato inizio alla diffusione di queste case.

2. Le ho scritto della fondazione di Beas e di come se ne chiedeva un’altra a Caravaca, ma, insieme, come la licenza data per essa comportava un tale inconveniente che non l’ho voluta. Ora l’hanno data di nuovo conformemente a quella di Beas, così che siano entrambe sotto la giurisdizione della signoria vostra, e, a Dio piacendo, sarà lo stesso per tutte le altre. Le ho anche scritto le ragioni per cui sono venuta qui, a fondare la casa di Siviglia. Voglia nostro Signore farmi la grazia di riuscire nel mio intento, che è quello di appianare i conflitti degli Scalzi, affinché non procurino noie alla signoria vostra. Sappia che, prima di recarmi a Beas, avevo preso accurate informazioni, per accertarmi che non fosse in Andalusia, perché altrimenti in nessun modo pensavo d’andarvi, non intendendomela bene con tale gente. Ora, Beas non è in Andalusia, ma fa parte della provincia d’Andalusia. L’ho saputo dopo più di un mese dalla fondazione del monastero. Quando mi son vista ormai in esso con varie religiose, ho creduto bene di non doverlo lasciare indifeso, e questo è stato uno dei motivi che mi hanno condotta qui, ma il mio principale desiderio è quello di cui ho scritto alla signoria vostra, cioè comprendere l’intricata vicenda dei nostri padri: sebbene giustifichino la loro causa (e, in verità, non vedo in essi che i veri figli della signoria vostra, animati dal desiderio di non infastidirla), non posso evitare di ritenerli colpevoli. Ora sembra che comincino a capire come sarebbe stato meglio seguire un’altra strada per non creare fastidi alla signoria vostra. Abbiamo questionato molto, specialmente io e il padre Mariano, che è di grande impeto, mentre il padre Gracián è come un angelo, e se fosse stato solo, le cose sarebbero andate diversamente. La sua venuta qui era dovuta all’ordine di fra Baldassarre, allora priore di Pastrana. Le assicuro che se lo conoscesse, godrebbe di averlo per figlio;veramente lo ritengo tale, come anche il padre Mariano.

3. Questo padre Mariano è un uomo virtuoso e penitente che si fa notare da tutti per il suo ingegno, e vostra signoria può credere davvero ch’egli è stato mosso unicamente dal suo zelo per Dio e per il bene dell’Ordine; solo che, le ripeto, ha peccato d’esagerazione e d’imprudenza. In lui non vedo alcun’ambizione, senonché il demonio, come osserva vostra signoria, sconvolge questi affari, ed egli dice molte cose di cui gli sfugge la portata. Io ne ho ben sofferto a volte, ma, poiché vedo ch’è virtuoso, ci passo sopra. Se la signoria vostra udisse le giustificazioni che adduce, non mancherebbe di esserne soddisfatto. Oggi mi diceva che non avrà pace fino a quando non si getterà ai piedi della signoria vostra. Ho già scritto alla signoria vostra che entrambi mi hanno pregato di scriverle, per presentarle le loro scuse, non osando farlo essi stessi; pertanto, poiché ho già adempiuto tale desiderio, qui non dirò se non quello che mi sembra d’aver l’obbligo di dirle.

4. Anzitutto, vostra signoria sappia, per amor di nostro Signore, che non farei nessun conto di tutti gli Scalzi riuniti insieme nel caso che ardissero sfiorare la veste della signoria vostra; è proprio così, perché dare il minimo dispiacere alla signoria vostra è come colpirmi nella pupilla degli occhi. Essi non hanno visto né vedranno queste lettere, benché abbia detto a Mariano di sapere che la signoria vostra userà loro misericordia, se saranno ubbidienti. Gracián non è qui, perché il Nunzio l’ha mandato a chiamare, come le ho scritto. La signoria vostra creda che se li ritenessi disobbedienti, non li vedrei né li ascolterei, ma le assicuro ch’io non potrei essere tanto figlia della signoria vostra quanto mostrano d’esserlo essi.

5. Ora le dirò il mio parere, e se fosse una sciocchezza, la signoria vostra mi perdoni. Quanto alle voci di scomunica, ciò che ora ha scritto Gracián dalla Corte a Mariano è che il padre provinciale fra Angelo gli ha detto di non poterlo tenere in convento, perché è scomunicato; pertanto egli è andato a casa di suo padre. Quando il Nunzio l’ha saputo, ha fatto chiamare il padre fra Angelo e l’ha molto rimproverato, dicendogli di ritenersi offeso del fatto che, mentre i padri si trovavano là per suo ordine, si affermasse ch’erano scomunicati, e che chi avesse dichiarato questo, sarebbe stato punito. Subito, allora, egli è ritornato al monastero, dove è attualmente e predica alla Corte.

6. Padre e signor mio, i fatti non giustificano tali provvedimenti: questo Gracián ha presso il re, come suo segretario, molto amato da lui, un fratello, e il re, a quanto ho saputo, non è contrario alla ripresa della Riforma. I Calzati dicono di non capire perché la signoria vostra tratti così uomini tanto virtuosi, e sostengono ch’essi vorrebbero frequentare i contemplativi, di cui vedono la virtù, ma che la signoria vostra glielo impedisce a causa di questa scomunica. Alla signoria vostra dicono una cosa e qui ne dicono un’altra. Vanno dall’arcivescovo e dichiarano che non osano punirli, perché essi ricorrono immediatamente alla signoria vostra. Sono una strana gente. Io, signore, guardo gli uni e gli altri, e nostro Signore sa che dico la verità quando affermo di credere che i più obbedienti sono e saranno sempre gli Scalzi. La signoria vostra non vede là ciò che avviene qui; io lo vedo e le riferisco tutto, perché conosco bene la santità della signoria vostra e quanto ami la virtù. E siccome a causa dei nostri peccati le cose dell’Ordine qui vanno proprio male (tanto che ora, vedendo quanto avviene in Andalusia, i padri di Castiglia mi sembrano assai buoni), anche dopo il mio arrivo è accaduto un fatto assai increscioso: la giustizia ha trovato sul mezzogiorno due frati in una casa infame e li ha condotti pubblicamente in carcere; è stato un grosso errore; io non mi meraviglio di umane debolezze, ma vorrei che si badasse all’onore. Questo è avvenuto dopo che ho scritto alla signoria vostra. Ciò nonostante dicono che hanno fatto bene ad arrestarli.

7. Alcuni sono venuti a vedermi. Ne ho avuto una buona impressione: specialmente il priore mi è sembrato un ottimo padre. È venuto perché gli mostrassi le patenti che mi avevano autorizzato a fare la fondazione; voleva portarsi via la copia. Io gli ho chiesto di non far nascere una questione, giacché vedeva che potevo fondare. Infatti, nell’ultima lettera che la signoria vostra mi ha inviato in latino, dopo la venuta dei Visitatori, mi autorizza a far ciò, dicendo che posso fondare in ogni luogo. Così l’hanno intesa i dotti, perché la signoria vostra non indica in particolare casa né regno né limite alcuno, ma dice «in ogni luogo». E contiene anche l’ordine formale di farlo, il che mi ha imposto un lavoro superiore alle mie forze, perché sono vecchia e stanca; ma tutto mi sembra niente, perfino la fatica che ho sostenuto all’Incarnazione. Non ho salute e non ho mai avuto voglia d’averne; ho, sì, un gran desiderio d’uscire da questo esilio, anche se ogni giorno Dio mi concede maggiori grazie. Sia benedetto per tutto.

8. Quanto ai religiosi che si sono ricevuti, ne ho già parlato al padre Mariano. Dice che quel Piñuela ha preso l’abito servendosi di un inganno. È andato a Pastrana e ha affermato che glielo aveva dato Vargas, il Visitatore di qui, ma si è venuto a sapere che l’aveva preso da se stesso. Da un po’ di tempo cercano di mandarlo via, e certamente ci riusciranno. L’altro non è più con loro. I monasteri si sono fatti per ordine del Visitatore Vargas, in virtù dell’autorità apostolica conferitagli, ritenendosi qui che l’avere case di Scalzi è la base principale per attuare la Riforma. Pertanto il Nunzio, mandando fra Antonio di Gesù come Visitatore, gli ha dato una licenza di riformatore, per la fondazione di monasteri, ma egli ha fatto di meglio adoperandosi a chiederla alla signoria vostra. E se Teresa di Gesù fosse stata qui, forse si sarebbe badato di più a questo, perché non si è mai cercato di fondare una casa che non avesse l’autorizzazione della signoria vostra senza che io non m’inquietassi fortemente. A tale riguardo ha agito bene fra Pietro Fernández, il visitatore di là, e io gli sono assai grata d’aver avuto cura di non dispiacere alla signoria vostra. Quello di qua ha dato tante autorizzazioni e facoltà a questi padri, pregandoli di usarle, che se la signoria vostra vedesse ciò di cui dispongono, capirebbe che non sono tanto colpevoli. Dicono, per esempio, che non hanno mai voluto ammettere fra Gaspare né accettare la sua amicizia – di cui li ha molto pregati – e così altri, e che hanno abbandonato subito la casa presa all’Ordine. Dicono anche molte altre cose a loro discolpa, dalle quali vedo che non hanno agito con malizia. E quando considero le grandi prove che hanno sofferto e le penitenze che fanno – da cui intendo chiaramente che son servi di Dio – mi dà pena vedere che la signoria vostra li esclude dal suo favore.

9. I monasteri sono stati fondati dal Visitatore, e ai frati è stato ordinato con norme inderogabili di non abbandonarli. Il Nunzio ha dato patenti di riformatore a Gracián, incaricandolo anche di sorvegliare le case degli Scalzi, e la signoria vostra dice che si devono rispettare gli ordini dei Visitatori; lo stesso, come la signoria vostra sa, prescrive il Papa nel Breve che sopprime le facoltà dei Visitatori apostolici. Non capisco come ora si possa disfare tutto. E, oltre a ciò, si dice che c’è una nostra costituzione, stampata, che impone di avere in ogni provincia un convento di frati riformati. Se tutto l’Ordine sia riformato o no, qui non costituisce una preoccupazione, e questi riformati sono tenuti per santi, quali ch’essi siano; veramente procedono assai bene, in un gran raccoglimento e nella pratica dell’orazione; vi sono fra essi persone illustri di cui più di venti seguono corsi – o non so come si chiamino –, alcuni di diritto canonico, altri di teologia, e rivelano una bella intelligenza. Mi sembra d’aver sentito dire che fra questa casa e quelle di Granada e della Peñuela ci siano più di settanta frati. Io non so che sarà di tutti loro né ciò che ne penserà in breve tutto il mondo, data l’opinione che se ne ha, se non che forse potremmo pagarne tutti le conseguenze, perché godono di gran credito presso il re, e quest’arcivescovo dice che solo essi sono frati. Ora, a farli uscire dalla Riforma (visto che la signoria vostra non vuole che ci siano riformati), mi creda, quand’anche vostra signoria abbia tutte le ragioni del mondo, non sembrerà così. Che lei, dunque, lasci di tenerli sotto la sua protezione: né essi lo vogliono, né è giusto che la signoria vostra lo faccia, né sarà gradito a nostro Signore. La signoria vostra raccomandi la cosa a Sua Maestà, e da vero padre dimentichi il passato e consideri ch’è servo della Vergine e ch’ella si dorrà del fatto che abbandoni coloro i quali mediante la loro fatica cercano d’incrementare il suo Ordine. Le cose sono ormai giunte a un tal punto ch’è necessaria molta riflessione…

 

79. A donna Ines Nieto, a Madrid

Siviglia, 19 giugno 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei. Non ho dimenticato il favore che mi ha fatto col regalo dell’immagine di nostra Signora, che sarà molto bella, poiché è piaciuta al signor Albornoz; pertanto la supplico di farla consegnare alla persona che il padre Gracián manderà per prenderla, giacché sua reverenza s’incaricherà di inviarmela a destinazione.

2. Io avrò cura di pregarla perché attiri a sé sia lei, sia il signor Albornoz. Essendo venuta in questo luogo così lontano, non ho saputo se si è trattato ancora quell’affare di cui mi ha scritto a Valladolid. La mia salute è buona, grazie a Dio, e mi trovo bene in questo paese dove mi ha condotta l’obbedienza. Desidero vivamente che sia così di lei, e che progredisca sempre nel buon cammino intrapreso al servizio di nostro Signore.

3. Piaccia a Sua Maestà di farla andare molto avanti e di toglierla dalla baraonda della Corte, anche se niente è di disturbo a chi ama veramente Dio. Oggi è il 19 giugno. Da questa casa del glorioso San Giuseppe di Siviglia. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

80. Ad Antonio Gaytán, ad Alba de Tormes

Siviglia, 10 luglio 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Sano sia con lei, mio buon fondatore. Fino ai ieri il mulattiere non è arrivato. Piaccia a Dio che il licenziato faccia la spedizione con cura, perché me lo ha promesso ripetutamente. Io tornerò ad avvisarlo, avendo avuto molta preoccupazione. Nell’involto mando una moneta da due doppie alla priora dicendole che paghi il resto. Ora siamo ricche; in verità non ci è mancato mai nulla, tranne quando più avrei voluto qualcosa, nel momento in cui lei doveva partire.

2. L’arcivescovo è venuto qui e ha fatto tutto quello ch’io ho voluto; ci dà grano, denari e molta gentilezza. Ci pregano di una fondazione dov’è la casa e la chiesa di Betlemme; non so che cosa faremo. Tutto è già molto ben avviato; non stiano in pena. Lo dica alle mie religiose e a mia sorella, giacché non voglio scriverle fino a quando non potrò inviarle qualche buona notizia dei fratelli. Vostra grazia non tralasci di scriverci: sa quale consolazione mi dia.

3. Sto bene, come tutte le sorelle e la priora. Calduccio ce n’è, ma si sopporta meglio del sole dell’osteria di Albino; qui abbiamo una tenda nel patio, il che è molto. Le ho già scritto che la licenza per Caravaca ci è stata data come quella per Beas; poiché vostra grazia ha impegnato la sua parola, ci dia ora i mezzi per agire.

4. Le assicuro che se i fondatori non prendono le religiose da Segovia, le cose rimarranno a questo punto. Ma non possiamo far nulla fino a che non vedremo come vanno a finire le trattative con la Corte. Il nostro buon amico don Teutonio le conduce assai bene e, a quanto mi sembra, la negoziazione avrà buon esito. Raccomandi questi affari a Dio, e anche me. Dia i miei saluti alla madre priora, a Tommasina e a suo San Francesco.

5. Mi scriva come ha trovato la nostra lucertolina, in quale stato era la sua casa, se per caso era crollata e come stava la sua governante. Mi ricordi a chi riterrà opportuno, e resti con Dio; io ho desiderio di vederla, anche se dovesse costarmi un altro strascico di travagli. Sua Maestà la renda santo come io gliene rivolgo supplica, amen. Oggi è il 10 luglio. L’indegna figlia di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

81. Al re don Filippo II, a Madrid

Siviglia, 19 luglio 1575

Autografo: Carmelitane Scalze di Yepes (Toledo)

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra maestà. Mentre, molto afflitta, raccomandavo a nostro Signore gli affari di questo sacro Ordine di nostra Signora e consideravo quanto gli sia necessario che non crollino le fondamenta dell’opera cui Dio stesso ha dato inizio, mi è venuto in mente come il mezzo migliore per la nostra difesa sia che vostra maestà comprenda che cosa rappresenta l’impianto stabile di quest’edificio; gli stessi Calzati ci guadagnerebbero col suo incremento.

2. Da quarant’anni vivo fra loro, e, tutto considerato, vedo chiaramente che, se non si fa una provincia a parte degli Scalzi – a breve scadenza – il danno sarà grande, e ritengo impossibile che l’opera possa andare avanti. Siccome ciò dipende dalla maestà vostra e io vedo che la Vergine nostra Signora l’ha voluta eleggere a protezione e sostegno del suo Ordine, ho osato scriverle, per supplicare vostra maestà, in nome dell’amore di nostro Signore e della sua gloriosa Madre, di ordinare che sia fatto così, perché il demonio ha tanto interesse a frapporvi ostacoli, che presenterà non pochi inconvenienti, senza che in realtà ve ne sia nessuno, ma si abbiano solo vantaggi d’ogni specie.

3. Farebbe particolarmente al nostro caso affidare l’inizio di quest’opera a un padre Scalzo di nome Gracián, che ho conosciuto da poco; sebbene ancora giovane, mi è stato motivo di rendere molte lodi a Dio per le doti di cui ha favorito la sua anima e le grandi opere che ha fatto per suo mezzo, salvando molte persone: pertanto credo che l’abbia scelto per il gran bene di quest’Ordine. Nostro Signore indirizzi le cose in modo che vostra maestà voglia rendergli questo servizio e dare gli ordini necessari.

4. Bacio mille volte le mani di vostra maestà per la grazia che mi ha fatto con l’autorizzazione a fondare il monastero di Caravaca. Per amor di Dio supplico vostra maestà di perdonarmi, perché vedo bene di spingermi oltre il dovuto; ma, considerando che il Signore ascolta i poveri e che vostra maestà ne detiene il posto, non credo che debba infastidirsi.

5. Dio conceda a vostra maestà tanta tranquillità e tanti anni di vita, ciò di cui continuamente lo supplico e di cui ha bisogno la cristianità. Oggi è il 19 luglio. L’indegna serva e suddita di vostra maestà, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

82. A donna Giovanna de Ahumada, ad Alba de Tormes

Siviglia, 12 agosto 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei, amica mia, e le permetta di godere della presenza dei suoi fratelli che, gloria al Signore, sono già a Sanlúcar. Hanno scritto oggi qui al canonico Cueva y Castilla, perché lo si facesse sapere al signor Giovanni de Ovalle ad Alba e a me ad Avila, dove pensano ch’io sia. Credo che si rallegreranno molto di trovarmi qui. Ma tutte le gioie di questa vita si accompagnano a pene, affinché non ci avvenga di bearci in esse. Sappia, infatti, che è morto santamente al Nome di Dio il buon Girolamo de Cepeda, e arriva Pietro de Ahumada a cui, secondo quanto mi hanno detto, è morta la moglie. Non c’è motivo di affliggersene, perché conoscevo la sua vita. Da molto tempo praticava l’orazione, e la sua morte è stata tale da lasciare tutti pieni di meraviglia, a quanto mi dice chi me l’ha comunicata. Gli è morto anche un altro bambino; ne conduce tre con Teresita. Essi stanno bene, grazie a Dio. Oggi scrivo e mando loro alcune piccole cose.

2. Mi dicono che arriveranno qui fra due o tre giorni. Pensando alla loro gioia, sono felice che mi trovino così vicina. Sono ammirata di come opera Dio, conducendomi ora qui quelli che sembravano tanto lontani. Oggi ho scritto al nostro padre Gracián a Madrid; questa lettera segue la stessa via, che è ben sicura: loro sapranno la notizia al più presto possibile. Non piangano per colui che sta in cielo, ma rendano grazie al Signore di aver fatto venire questi altri.

3. Mi sembra che il signor Giovanni de Ovalle non debba mettersi in viaggio finché io non parli a mio fratello, sia perché il tempo è assai cattivo da queste parti, sia perché bisogna aspettar di sapere se ha affari che lo tratterranno qui. Se, infatti, dovesse fermarsi molto, forse vorrà che venga anche lei, per rientrare poi tutti insieme. Io presto le scriverò di nuovo e dirò a mio fratello come abbia impedito a Giovanni de Ovalle di venire; intanto il tempo diventerà più mite. Dia i miei auguri al signor Giovanni de Ovalle e lo preghi di considerare questa lettera come sua.

4. Sappia anche che al padre Gracián hanno dato autorità su tutti gli Scalzi e le Scalze di qua e di là; non ci poteva accadere nulla di meglio. Egli è una persona eccellente, come le avrà potuto dire il signor Antonio Gaytán, che la prego di salutare vivamente da parte mia, aggiungendo che consideri questa lettera come sua, perché non posso scrivere di più; mi ricordi anche molto alla madre priora e a tutte. Veda da parte mia la signora marchesa e dica a sua signoria che sto bene; esprima i miei auguri a donna Mayor per l’arrivo del signor Pietro de Ahumada, che mi pare fosse un suo devoto servitore; a tutte dica molte cose, ed invii queste notizie alla madre priora di Salamanca, annunziandole che il Signore le ha già condotto un’altra sorella.

5. Sua Maestà mi conservi vostra grazia, mia signora. Le ripeto che le scriverò lungamente; ci sono ragioni perché stia in pace e lieta. Oggi è il 12 agosto. Nella lettera che ho scritto ora perché lei me la invii, ho posto la data del 10, mentre mi sembra che sia il 12, giorno di santa Chiara. Se capitasse là il padre Gracián, tutta la cortesia e l’affetto che gli dimostrerà sarà come dimostrarli in sommo grado a me. La serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

83. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Siviglia, 28 agosto 1575

Autografo: Carmelitane Scalze di Lima (Perù)

Per la madre priora Maria Battista.

1. Gesù sia con vostra reverenza, figlia mia. È strano come quasi tutte le lettere che ricevo mi stanchino tranne le sue (se non mi riferisco a quelle dei confessori), e ancor più le risposte, mentre l’una e l’altra cosa mi è di conforto se si tratta di vostra reverenza. Ben grande consolazione è quella di sapere che sta meglio. Dio sia benedetto per tutto.

2. Avrà già avuto notizia dell’arrivo dei miei fratelli con quest’ultima flotta. Lorenzo de Cepeda è quello ch’io amo e le assicuro che quand’anche non fosse un fratello, sarebbe degno d’essere amato, essendo così virtuoso e così servo di Dio. Ha una gran bell’anima. Si va riprendendo perché all’arrivo era molto debole. È stata una provvidenza di Dio ch’io mi sia trovata qui; egli non fa che rallegrarsene. Molte cose gli sono causa di gioia… Infine, io lo sopporto meglio. Teresa avrà otto o nove anni, ed è molto buona e graziosa.

3. Egli vuole fermarsi qui quest’inverno per non allontanarsi da me. Ho disposto che mia sorella e suo marito lo raggiungano e ch’egli resti in casa loro quando andrà alla Corte, ove deve recarsi per forza. Porta ben di che vivere, ed è assai stanco di tutto. La sua gioia sarebbe la solitudine. Dio gli fa molte grazie. Lo preghino lì perché gli conceda di sistemarsi dove meglio gli… Voglio cominciare a rispondere alla sua lettera; ne sono giunte molte a cui devo rispondere, specialmente da Medina.

4. Tale casa mi procura sempre un gran tormento: ora hanno rivolto preghiera ad Ascensio di assumere su di sé la cappella maggiore, perché donna Elena faccia la chiesa; gli si deve tanto, e le religiose hanno così gran necessità di uscire da quel coro, che non so che cosa dire, né chi può farle entrare in case estranee.

5. Anche se vostra reverenza è molto orgogliosa della sua novizia, io la informo che qualora ci fosse accordo lì per la religiosa di cui parla tanto, non si potrebbe tralasciare di prenderla, perché ciò ch’è fatto è molto più importante. E vostra reverenza non sia così sottile; basta che si occupi della sua casa; potrebbe esser stato di gran danno ritardarne l’ingresso.

6. Creda che quando è in gioco il profitto di molte anime, non hanno importanza certe considerazioni; basta mandarla là dove non la conoscano, e non penso che ovunque possa esserci ciò ch’ella cerca: in alcune case non ci sarebbero religiose se si andasse tanto per il sottile; al principio, e in trattative d’affari, bisogna pur adoperarsi in qualche modo, com’è stato per San Giuseppe d’Avila e in tutte le case; pertanto dovrà farsi così anche là, o resteranno senza religiose…; le dico che se avessi capito in principio la situazione, non l’avrei accettata, ma non c’era più niente da fare, e poiché vostra reverenza non me ne aveva scritto nulla, non conveniva turbare le altre, quando si sapeva ch’io l’avevo accettata, ed era chiaro che dovevo sapere se mancava il numero stabilito o no. Non tema che manchi un luogo dove collocarla.

7. È spiacevole che lei pensi di sapere tutto e che dica d’essere umile, quando non vede altro che la sua casetta, e non ciò ch’è essenziale per tutte le altre. È cominciare a creare uno stato d’inquietudine capace di farci perdere tutto. Non era lei che volevo mandarle là, ma una parente dello stesso padre Olea, che ora non vuol più venire. Sarebbe bello dar inizio a qualcosa e lasciarla poi in sospeso per l’intransigenza di vostra reverenza, atteggiamento che nessuna priora ha preso con me, e neanche quelle che priore non sono! Le assicuro che, così facendo, lei rischia di perdere la mia amicizia.

8. Sappia che mi rincresce che le sembri che non ci sia nessuno capace di vedere le cose come lei; ciò deriva, come le ho detto, dal fatto di non occuparsi d’altro che della sua casa e non di ciò che conviene a molte altre. E non basta che lei sia libera, ma deve far vedere anche alle altre d’esserlo. Forse quella religiosa sarà più santa di tutte. Non so come da tanto spirito tiri fuori tanta vanità. Se vedesse ciò che accade qui, quando si tratta d’avere uffici e di venderli, e l’importanza che questo ha, resterebbe sbalordita. È bene far ricorso a sagge considerazioni, ma non con tanto vigore, perché nessuno mi farà credere che ciò nasca da umiltà; certo, tutta la colpa è mia per non essermi informata dallo stesso padre di quello ch’ella valeva. Siccome me ne aveva dato un’altra estremamente buona, ho pensato che lo fosse anche questa. Comunque, tutto quel che si è fatto è stato bene farlo, perché gli si deve molto.

9. Per quanto si riferisce … il padre Gracián…, con l’amicizia che ho per lui, si stupirebbe di quello che accade. Non ho potuto fare altrimenti, né me ne pento. Se lei gli trova difetti, sarà perché lo tratta poco e lo conosce male. Le assicuro ch’è un santo e per nulla avventato, ma molto cauto. Ne ho già fatto esperienza: gli si possono affidare ben altri libri. Lei dice che da quando l’ho qui, non mi ricordo del padre mio fra Domenico. Sarà che sono così differenti l’uno dall’altro, che ne resto stupita, perché il primo ha per me un’amicizia il cui solo vincolo è quello dell’anima. È come trattare con un angelo, quale egli è e quale è sempre stato, e, anche se lo è ugualmente l’altro, io non so in che tentazione sia caduta da ritenere che si tratti di cosa del tutto diversa. Sia benedetto Dio, visto che sta meglio. Gli dia i miei saluti.

10. Oh, che vita le toccherà fare con quella che dice che sta lì peggio di me! , anche se capisco che tutte le mie paure consistano nel temere che perda la sua santa libertà; ché se fossi sicura di questo, eccezion fatta per l’ingratitudine, so che non ne farei alcun caso, come non ne faccio alcuno di quella che ora è con lei. Sappia che da quando sono stata lì, sono venuta via più sicura che mai che non l’ha contro di me, e ne ho avuto profitto, come anche di constatare che ogni giorno che passa… giacché quest’altra amicizia, come le dico, mi dà piuttosto libertà. È una cosa assai diversa, la soggezione non è dovuta alla volontà, ma al fatto di capire che si compie quella di Dio, come le ho detto.

11. Perché non mi dice se ha giudicato buono il piccolo libro chi ha ritenuto degno di lode il grande? Mi faccia indicare ciò che bisogna togliere da esso; sono stata assai contenta che non li abbiano bruciati, e sarei felice se il grande restasse per quando… sapendo quel che so… lo distrugga, ad evitare che per colpa mia… e si giovi a molte anime, perché a me che importa d’altro? Io voglio la gloria del mio Signore e che vi siano molti pronti a lodarlo, e vorrei anche, certo, ch’essi conoscessero la mia miseria.

12. Una delle cose che mi rende contenta d’esser qui e che mi ci farà restare più a lungo, è che non c’è idea di quella farsa di santità di cui ero oggetto da quelle parti, il che mi lascia vivere e procedere senza la paura che avevo lì che tutto quel castello in aria dovesse cadermi addosso… è ormai passato tanto tempo senza vederla.

13. Se dovesse avvenire di peggio, proverò rincrescimento anche di questo. Gli dica molte cose da parte mia. Le assicuro che faccio uno sforzo a non scrivergli. È certo che nessuno può rompere quest’amicizia, che mi è costata molto.

14. Per quanto riguarda Caterina di Gesù, sarà già stato lì il padre Gracián, al quale ho scritto di esaminarla bene, e vostra reverenza gli avrà parlato. Mi conforta molto che sia lui a occuparsene… Per il resto, dico che oggi è la festa di Sant’Agostino. Ripeto la data perché non abbia a cercarla.

15. Sta per entrare una novizia, ricca e buona. Se entrerà, ci adopereremo subito a cercar casa. Sappia che molte di queste consorelle ricamano. L’ultima che è entrata ha mani preziose. Di vostra reverenza, Teresa di Gesù, Carmelitana.

16. Conservino accuratamente questi quaderni. In alcuni ci sono cose utili per prepararsi alla professione e, in caso di tentazioni, per il comportamento da seguire. Li faccia leggere alla mia Casilda e poi… Faccia recapitare l’acclusa lettera a donna Guiomar a cui scrivo in continuazione, ma tutte le lettere si perdono, ed ella poi si lamenta e con ragione. Vorrei scrivere alla sottopriora Dorotea della Croce, ma sono arrivate tante lettere che mi hanno stancata… in un modo o in un altro cercherò di far sì che esca, anche se non posso persuadermi… e la soggezione non è dovuta alla volontà, ma al fatto di capire che si compie quella di Dio, come ho detto.

 

84. Al padre Girolamo Gracián, ad Avila (?)

Siviglia, 27 settembre 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con vostra paternità, padre mio. Siccome presumibilmente vostra paternità sarà già in viaggio per venire qui e questa lettera non la troverà ormai più a Madrid, non mi dilungherò. Ieri è stato qui il padre provinciale di «quelli del panno» con un maestro, poi è venuto il priore e in seguito un altro maestro. Il giorno precedente v’era stato fra Gaspare Nieto. Trovo tutti decisi a obbedire a vostra paternità e aiutarla per quanto riguarda la soppressione di abusi, purché non si giunga a soluzioni estreme in altre cose. Per quel che so di vostra paternità, io li assicuro che lei li tratterà con dolcezza e dico loro il mio schietto parere.

2. Non sono rimasta scontenta della risposta che hanno dato circa l’affare del «Motu». Spero in nostro Signore che tutto andrà molto bene. Il padre Elia è più calmo e rincuorato. Dico a vostra paternità che, se si comincia la cosa senza rumore e con dolcezza, credo che si potrà fare molto lavoro, ma non bisogna pretendere di riuscire a tutto in un giorno. Veramente mi sembra che ci siano qui persone ragionevoli. Se ce ne fossero anche lassù! La prevengo che Macario è così terribile, a quanto mi si dice, che ne sono rimasta molto afflitta per ciò che riguarda la sua anima. Mi scrivono che ora pensa di andare a Toledo. Mi sono chiesta se non voglia tornare al suo convento, che è già stato visitato, per non incontrarsi col mio Eliseo, e non mi dispiacerebbe affatto, finché non sia diventato più ragionevole. Certo, mi sgomenta vedere anime buone così gravemente ingannate.

3. Abbiamo chiamato il dottor Enríquez, che è uno dei più dotti della Compagnia, per il caso di Teresita. Dice che fra altre cose comunicategli dal Concilio, c’è anche questa dichiarazione emessa da una commissione di cardinali riunitasi per regolare tale questione: che non si può dare l’abito a una bambina di età inferiore ai dodici anni, ma allevarla nel monastero sì. Lo ha detto anche fra Baldassarre, il domenicano. Ella è già qui col suo abito, sembra lo spirito folletto della casa, suo padre non sta in sé dalla gioia e tutte godono molto della sua compagnia. Ha un carattere angelico e sa animare assai bene le ricreazioni raccontando storie degli Indi e del mare meglio di come potrei raccontarle io. Mi rallegro che non sarà di peso a nessuno e desidero proprio che vostra paternità la veda. Dio le ha fatto una grande grazia e può esserne ben grata a vostra paternità. Credo ch’egli non voglia che quest’anima sia educata fra le cose del mondo. Vedo bene la carità che vostra paternità mi ha fatto, carità che, oltre ad essere grande in sé, lo è stata ancora di più perché me l’ha fatta in modo da evitarmi ogni scrupolo.

4. Ora mi pare d’avere un po’ di carità, perché, pur riuscendomi tanto penosa l’assenza di vostra paternità, a patto di vedere sistemata la situazione dell’Incarnazione, avrei piacere che lei tardasse ancora un mese e le affidassero la cura di quella casa; basterebbero anche otto giorni lasciandovi per vicario fra Giovanni; io so che al punto in cui sono le cose, se vedono un uomo che abbia testa, si danno per vinte subito, quand’anche in principio facciano molto strepito. Mi destano una gran compassione, e se il Nunzio volesse compiere un’opera importante, così facendo la compirebbe. Vi ponga rimedio Dio che lo può.

5. Ormai non è più possibile che Lorenza abbia la stessa considerazione di prima per i confessori, e siccome era questo il solo suo conforto, ora non ne ha più nessuno. Con quale delicatezza nostro Signore ci mortifica! Infatti ella teme di poter godere poco del nuovo confessore da lui datole, perché preso da una quantità d’affari.

6. Qui fa ora il caldo che lì fa in giugno e anche di più. Vostra paternità ha fatto bene a trattenersi. Ho scritto al buon Padilla nei riguardi dell’Incarnazione. Supplico vostra paternità d’informare il padre mio Olea e dirgli molte cose da parte mia. Gli ho scritto tre lettere; vostra paternità veda di sapere se le ha ricevute. Oh, Gesù, con quanto poco si potrebbero salvare tante anime! Sono meravigliata di desiderare che ciò si faccia, quando è una delle cose più da me detestate vedere vostra paternità oppresso da tale fatica. Ora, però, mi riesce più facile. Dio voglia provvedervi e protegga vostra paternità. Oggi è il 27 settembre. L’indegna serva e suddita di vostra paternità, Teresa di Gesù.

 

85. Al P. Baldassarre Alvarez, a Salamanca

Siviglia, 9 ottobre 1575

Autografo: Cattedrale di Genova

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei, mio padre e mio signore. Il padre Giuliano d’Avila e anche il signor maestro mi hanno scritto che la casa di Giovanni d’Avila de la Vega è in vendita. È una cosa che ci è andata molto a genio, sia per il prezzo (che il padre Giuliano d’Avila mi dice che sarà poco più di mille ducati), sia per il posto, estremamente adatto al nostro scopo; basta il fatto d’esser vicine a vostra grazia.

2. Sono convinta che sarà tanto vecchia da render necessari subito lavori di riparazione, ma questo ha poca importanza se c’è spazio e un pozzo. Supplico vostra grazia di trattarne immediatamente l’acquisto, senza mostrare, però, un interesse tropo vivo, perché allora se ne aumenterebbe il prezzo.

3. Mio fratello va a Madrid e là può avvisarlo di mandarle la procura. Il Signore guidi la cosa in porto, perché sarebbe una vera grazia poter prendere possesso di una casa propria. Siccome devo scrivere molte lettere, non posso dilungarmi. Dio mi conservi vostra grazia molti anni e mi permetta di vederla.

4. Mi sembra talmente tanto tutto quel che c’è da fare qua, che credo, per conseguenza, di doverci restare molto tempo. Sto bene, e mio fratello bacia molte volte le mani di vostra grazia. Oggi è il 9 ottobre. L’indegna serva e vera amica di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 









86. Al Padre Girolamo Gracián

Siviglia, ottobre 1575 (?)

… Per quanto riguarda la casa, è meglio, a mio parere, prendere come priora qualunque consorella del monastero, anziché farla venire da fuori…

… Se si tratta della salute dell’anima, tutto deve essere posposto ad essa, ma per quella del corpo è causa di gravi inconvenienti seguire questo principio, e sono talmente tanti che ho risposto recentemente segnalando i molti che mi si presentavano alla mente…

 

87. Al Padre Girolamo Gracián, a Toledo (?)

Siviglia,  metà di ottobre 1575

1. … S’ella lo volesse, vostra paternità farebbe un gran bene alla casa lasciandola lì; altrimenti la faccia venire qui, dove con le altre religiose potrebbe andare fino a Malagón. Ma in verità spero che non mi faccia mai questo piacere. Non c’è casa che abbia più bisogno della casa di Toledo di persone capaci. La priora di là presto giungerà al termine del suo incarico, e non credo che ve ne sia un’altra migliore per quel convento; anche se è molto malata, è vigile, e anche se è amica dei «gatti», ha molte virtù. Nel caso che vostra paternità lo ritenesse opportuno, ella potrebbe rinunziare all’incarico, attribuendo la causa del rifiuto al fatto che il caldo di quel paese l’ammazza, il che è ben evidente, e così si procederebbe a nuove elezioni. Ma io non so chi potrebbe andar lì come priora; amata com’ella è da tutte le religiose, non credo ch’esse si adatterebbero facilmente a un’altra, anche se non mancherà mai qualcuna che sia riottosa, è certo.

2. Vostra paternità, padre mio, stia attento a ciò e creda ch’io capisco meglio di lei gli aspetti nascosti delle donne. In nessun modo conviene né per le priore né per le suddite che vostra paternità lasci capire la possibilità di far uscire una religiosa dalla sua casa, tranne che per una fondazione. È pur vero che, anche se indirizzata a tale scopo, vedo questa speranza esser causa di tanto danno, che molte volte ho desiderato la conclusione delle fondazioni, affinché tutte le consorelle riuscissero a trovare sede stabile. Mi creda quando le dico questa verità (e non lo dimentichi se dovessi morire): per gente che vive in clausura, il demonio non chiede di meglio ch’essa nutra la convinzione della possibilità di una cosa. Ci sarebbe molto da dire su questo argomento. Benché io abbia avuto dal nostro padre Generale – avendogliela chiesta – l’autorizzazione a trasferire in un altro convento una religiosa, qualora il clima del paese in cui si trova nocesse alla sua salute, vi ho poi visto tanti inconvenienti, che, se non fosse per il bene dell’Ordine, non credo che si debba permettere; è meglio la morte di qualcuna che il male di tutte.

3. Non c’è nessun monastero che abbia il numero completo di religiose, anzi in alcuni ne mancano molte, e a Segovia credo tre o quattro, ché mi sembra di avervi badato in modo particolare. A Malagón, dove sono poche, quando abbiamo condotto qui alcune di esse, ho dato non so quante autorizzazioni alla priora circa l’accettazione di religiose, raccomandandole di star bene attenta nella scelta. Vostra paternità gliele ritiri, giacché è meglio che si rivolgano a lei; e mi creda, padre mio, ora che non mi sento spinta a occuparmene io, vedendo la cura che vostra paternità pone in ciò, mi sarà di gran consolazione liberarmi da tale impegno. Al punto in cui stanno adesso le cose, potrà esserci più ordine; ma chi per fondarle senza disporre di niente ha avuto bisogno di aiuti da ogni parte, ha pur dovuto mostrarsi un po’ compiacente. E vostra paternità creda che guadagnano molto nell’essere così attaccate alla Compagnia, anche se a volte si sbagli per questo in qualche cosa, come il tempo dirà e io farò vedere a vostra paternità. Per lo meno sono stati loro il principale aiuto ch’io ho avuto e non cesserò mai dal riconoscerlo. E non vorrei che vostra paternità impedisse che a Valladolid mandino loro qualcosa dell’orto, perché anch’essi sono poveri ed esse ne hanno di troppo. Mi creda, padre mio, che mostrarsi compiacente in qualche sciocchezza non si può evitare con alcune persone. Solo questo mi è sembrato un po’ rigoroso nelle Visite, anche se – avendolo fatto vostra paternità – doveva essercene la ragione.

4. Seneca, contentissimo, dice d’aver trovato nel suo superiore più di quanto poteva desiderare; ne rende vive grazie a Dio. Anch’io non vorrei far altro. Sua Maestà ce la conservi per molti anni.

5. Le assicuro che queste sue cadute mi procurano un gran dispiacere; sarebbe bene che la legassero alla sua cavalcatura, ad evitare che possa cadere. Io non so che razza d’asino sia quello né perché vostra paternità debba fare dieci leghe in un giorno, percorso che, a farlo su un basto, è roba da ammazzare chiunque. Mi è anche causa di apprensione il chiedermi se avrà pensato a coprirsi di più, essendo ormai freddo. Piaccia al Signore che non le abbia fatto male! Consideri (poiché ama il profitto delle anime) il danno che verrebbe a molte di esse dalla sua poca salute, e, per amor di Dio, si abbia cura.

6. Elia è ora privo di timore. Il rettore e Rodrigo Alvarez nutrono grande speranza che tutto andrà assai bene. Quanto a me, mi sono liberata da quella paura che avevo prima; non potrei più averla, neanche volendo. In questi giorni la cattiva salute mi ha tenuto sofferente; mi sono purgata ed ora sto bene, come non lo sono stata da più di quattro mesi, allorché non potevo più tirare avanti. L’indegna serva di vostra paternità, Teresa di Gesù.

 

88. A donna Maria de Cepeda, ad Avila

Siviglia, 24 ottobre 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Oggi arriva qui mia sorella con suo marito e i suoi figli per vedere mio fratello Lorenzo, ed egli è partito per la Corte, anche se qui ha lasciato i suoi figli e deve ritornare quest’inverno; dopo andrà direttamente ad Avila. Al suo arrivo era molto debole e malato; ora sta meglio. Abbiamo parlato molto di lei. Agostino è rimasto là.

2. Suor Beatrice di Gesù ha preso un tale amore alla priora di Malagón che mi ha pregato vivamente di non toglierla da quel monastero; la sua salute è stata tutt’altro che buona. Piaccia al Signore di dargliela migliore, perché tutte sono molto contente di lei e del suo carattere. Io non lo sono altrettanto del signor Luigi de Cepeda, che farebbe bene a mandarmi qualche volta sue notizie. Da Isabella di San Paolo ho ricevuto oggi una lettera. Dio le renda sue serve e conservi vostra grazia per molti anni. Qui sto meglio che da quelle parti. Invio molti saluti a tutte le signore di lì. Oggi è il 24 ottobre. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

89. A donna Ines Nieto, ad Alba de Tormes

Siviglia, 31 ottobre 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Ho scritto l’acclusa lettera da alcuni giorni. Questa è per supplicare il signor Albornoz di farmi la grazia d’aiutare, quanto potrà, Gonzalo, mio nipote. Vorrei rendermi conto che guadagna qualcosa dal fatto ch’io sono la serva delle loro signorie, pertanto la prego vivamente di darmi tutto il suo appoggio a questo riguardo.

2. Io, dunque, scrivo alla mia signora la duchessa, supplicando sua eccellenza di toglierlo dal numero dei paggi, perché mi sembra troppo uomo per tale ufficio, e so che il signor Albornoz può molto. Siccome i paggi vivono insieme, nutro vivo timore che lo spingano ad andarsene via, in lidi lontani, dicendogli ch’è troppo grande per essere paggio. Ora, se io ritenessi che così servirebbe il Signore, non m’importerebbe nulla, ma le cose d’Italia presentano pericoli. Sua Maestà lo protegga come può e la illumini felicemente.

3. Mi sono rallegrata di sapere da mia sorella più particolareggiate notizie di vostra grazia e di quell’angelo che ha. Dio ce lo conservi e conceda alle loro signorie tutto ciò di cui io lo supplico. Più guardo l’immagine, più mi sembra bella, e assai graziosa la corona. Penso di portarla con me, se torno da quelle parti. Oggi è l’ultimo giorno di ottobre. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

90. Alla M. Anna di Sant’Alberto. Siviglia

Siviglia, 24 novembre 1575

Autografo: Archivio del Comune di Caravaca (Murcia)

Gesù. – Promemoria per quello che si deve fare a Caravaca.

1. Vostra reverenza, arrivando, si chiuda in casa e non entri più alcuna persona; in attesa che si pongano le grate, si parli da qualche parte dov’esse saranno poste, o dalla ruota, ma faccia in modo che le grate siano messe subito.

2. Prima che si dica Messa – intendo dire che abbia luogo la presa di possesso – bisogna mettere la campana e far sì che un esperto veda le scritture che quelle signore hanno preparato, in cui stabiliscono la rendita per la casa, e lei mostri la patente che porta, autorizzata dal nostro reverendissimo Padre, in virtù della quale e del potere ch’io le ho dato, accetti il monastero senza nessun onere né obbligo di cauzione né d’altro, perché così è stabilito dal documento.

3. Stesa questa scrittura – di cui il padre vicario fra Ambrogio constaterà l’esattezza –, dopo la firma di vostra reverenza e di quelle signore, si potrà collocare il Santissimo Sacramento.

4. Si tenga presente che nella scrittura deve anche risultare la licenza di sua Maestà, perché quanto a quella del vescovo non credo sia più necessario averla. Per la presa di possesso devono suonare la campana a Messa. Non è necessario benedire la chiesa, perché non è nostra. Fatta la presa di possesso, quelle signore potranno vestire l’abito quando loro vorranno. Teresa di Gesù.

 

91. Al padre Girolamo Gracián, a Siviglia

Siviglia, fine di novembre 1575

Autografo: Archivio Storico Nazionale, Madrid

Per il nostro padre visitatore.

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con vostra grazia, padre mio. Oh, se vedesse come oggi io sia disfatta e piena di scrupoli! Le assicuro che sono assai miserabile e il peggio è che non mi correggo mai. Ho detto oggi al vescovo quello che fra Angelo ha fatto ad Alba, e gli è sembrato trattarsi di una cosa da nulla, perché mi domandava che male può venirci dal fatto ch’egli abbia il governo di questi monasteri, in che cosa potrebbe nuocerci. Gli ho detto anche qualcosa di quel che riguarda Medina; poiché essi non si preoccupano di tener nascosti tali eventi, non mi è sembrato di far male, anzi mi è sembrato opportuno ch’egli fosse al corrente di alcune cose, perché, a mio giudizio, ne ignora l’essenziale. Ciò nonostante, sono rimasta così piena di scrupoli che, se domani non viene qualcuno di là a confessarmi, non prenderò la comunione; guardi un po’ che aiuto è questo per le altre preoccupazioni che ora mi danno le ansie di vostra reverenza!

2. Gli ho parlato del resto; ha creduto che me lo avesse scritto Padilla. Io l’ho lasciato nella sua persuasione. Dice che quand’anche vengano tutti i signori del mondo, compreso l’arcivescovo di Granada, di cui questi padri sono molto amici, non li indurranno all’obbedienza, a meno che abbiano giurisdizione su di essi, e che se a lui dicono qualcosa è soltanto per vedere s’essi sono dello stesso parere, ma non fanno alcun caso di quel ch’egli consiglia loro; d’altronde egli non si sente obbligato a pretendere che gli ubbidiscano, giacché, non volendo prendersi questa briga, non fa offesa a nessuno, né c’è alcun bisogno di tener conto di lui, visto che non è questo l’essenziale; ci sono ben altri mezzi che farebbero al caso.

3. Mi è sembrato, circa un punto di cui mi ha parlato, che obbediranno sotto pena di censura. Non lo ha detto chiaramente né bisogna darvi importanza, perché forse si tratta solo di un’impressione. Tutto considerato, sarebbe meglio che obbedissero, per far cessare lo scandalo nella città, dove devono esser certo sostenuti da molti. Dio li illumini!

4. Vostra paternità si astenga, anche se non ubbidiscono, dall’inviare lettere di scomunica, per dar loro tempo di riflettere. Questo è il mio pensiero. Lì, da lei, ne sapranno più di me, ma vorrei che non dovesse apparire una sottomissione ottenuta a viva forza.

5. Ha aggiunto che il frate ch’essi avevano mandato alla Corte è partito per Roma senza parlare al Nunzio. Devono già sapere che la loro causa non è buona.

6. Vostra reverenza mi dica come sta, perché ormai vedo che le preoccupazioni non le mancano. Esse mi sono causa di molta afflizione, e tutto l’aiuto che vostra paternità ha in me è il vedere quanto io sia miserabile. Dio voglia rendermi migliore e conservarmi vostra paternità.

7. Malgrado tutto, il Vescovo mi ha detto, quando gli ho parlato dell’affare di fra Angelo (giacché al resto non ha dato molta importanza) ch’è evidente com’egli sia completamente libero e che dovevo avvisarne il Nunzio, nostra autorità superiore. Ma più ci penso, più mi sembra preferibile che vostra paternità scriva al Generale con tutto l’ossequio possibile, e credo che nessuno ci troverà niente da ridire. È già molto che si agisca contro la sua volontà, per non dirgli neanche qualche buona parola e far caso di lui. Consideri, padre mio, ch’è il superiore a cui abbiamo promesso obbedienza e che non c’è nulla da perdere e far quanto le dico. L’indegna figlia di vostra paternità, Teresa di Gesù.

8. Mio fratello ha portato questa lettera. Vostra reverenza mi dica come sta il suo, di cui non mi parla mai, e faccia in modo che domani venga qui qualcuno a confessarmi. Da molti anni non avevo tante sofferenze quante ne ho dall’inizio di queste riforme: qui e là dico sempre più di quel che vorrei e non tutto ciò che desidero.

 

92. A Tommaso Gracián, a Madrid

Siviglia, circa nel dicembre 1575

Nostro padre è assai contento delle persecuzioni di cui ora è oggetto. Del resto, sono rose e fiori di fronte alle molte che devono sopravvenirgli, ma alla fine nostro Signore lo tirerà fuori da esse…

 

93. A Diego Ortiz, a Toledo

Siviglia, 26 dicembre 1575

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei, amen. Benedetto sia Dio che lei goda buona salute come tutta la sua famiglia. Io desidero in sommo grado che sia buona anche quella del signor Alonso Alvarez, ché, certo, lo amo teneramente nel Signore, lo raccomando a Dio, e mi adopero affinché facciano altrettanto queste sorelle, come per vostra grazia.

2. Bacio a sua grazia le mani; ch’egli ritenga questa per sua e sappia che dovunque io sia, ha in me una vera serva. Lo stesso la supplico di dire alla signora donna Francesca. Siccome ho loro notizie dalla madre priora, trascuro di scrivere; in verità spesso ho tante cose di cui occuparmi che non posso farlo. Qui sono stata bene in salute, grazie a Dio. Per il resto, sono più soddisfatta della gente di Castiglia, perché con quelli di qui me l’intendo poco.

3. Ho parlato col nostro padre Provinciale dell’affare che lei mi raccomanda. Dice che sarebbe necessario essere lì, e siccome ora da parecchi giorni suo fratello è a letto molto ammalato, egli non può far nulla. Ne ho trattato qui, ma sembra improbabile venirne a capo; pertanto, se lì c’è un tribunale, e il ritardo costituisce una perdita, vostra grazia non trascuri di farvi ricorso, giacché io, in materia d’interessi, ho poca fortuna alla Corte, ammesso anche che facessimo quanto è possibile fare. Piaccia al Signore di condurre le cose come vede ch’è necessario, perché io mi rendo ben conto di quanto sia importante per noi. È una dura prova che a tutti i loro travagli in merito a questa faccenda, si aggiunga ora un’altra angustia. Sua Maestà protegga vostra grazia e la tenga con la sua mano, amen; così faccia anche per il signor Alonso Alvarez. Oggi è il 26. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù, Carmelitana.

 

94. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Siviglia, 30 dicembre 1575

Autografo frammento: Collegiata di Pastrana

1. Gesù sia con lei, figlia mia, e le conceda di vivere lunghi e buoni anni di vita, come io gliene rivolgo supplica. Le assicuro che mi fa ridere quando dice che un altro giorno m’informerà di quel che pensa di certe cose. Scommetto che avrà da darmi nuovi consigli! L’ultimo giorno delle feste di Natale mi hanno consegnato la lettera che veniva per la via di Medina, e l’altra, con quella del padre mio, prima; non ho trovato nessuno di cui servirmi per rispondere. Questa mi ha molto rallegrata per le notizie della signora donna Maria, di cui, avendomi scritto il vescovo che aveva la febbre, ero assai preoccupata; pertanto l’abbiamo tutte raccomandata grandemente a Dio. Glielo dica, con molte cose da parte mia. Sia benedetto Colui che le ha ridato la salute; mi ricordi anche a sua figlia e a tutte le sorelle.

2. La lettera è stata scritta più per devozione che per desiderio di adempiere un obbligo. Vorrei essere in tale disposizione verso di lui che qualcosa di quanto gli dico fosse effetto di pura cortesia. È strano come l’affetto che ho per l’altro nostro padre non mi crei difficoltà, come se non fosse una persona. Esattamente non sa che le scrivo oggi. Sta bene. Oh, i travagli che soffriamo per queste riforme! Non c’è obbedienza; li ha scomunicati; ci sono nuovi disordini, pertanto le assicuro che, da quando è qui, mi è toccata una parte ben più grossa di pena che di gioia; prima stavo molto meglio.

3. Se mi lasciassero fare, io sarei già con vostra reverenza, perché mi è stato notificato l’ordine del reverendissimo di scegliere una casa dove restare sempre, senza fare più fondazioni, giacché in conformità del Concilio non posso uscire. È evidente che ciò è dovuto a irritazione per la mia venuta qui. Ho visto una petizione in proposito di quelli «del panno», che pensavano di farmi un gran male, ed è per me, invece, un così gran bene che temo ancora non si avveri. Io vorrei scegliere la sua casa per certe ragioni che non sono da dirsi in una lettera, tranne una, e cioè la presenza lì del padre mio e di vostra reverenza. Il padre Visitatore non mi ha permesso di partire da qui, e per ora ha più autorità lui del nostro reverendissimo Generale: non so come si andrà a finire.

4. Per me sarebbe cosa ottima non trovarmi ora in questa baraonda di riforme, ma il Signore non vuole che mi liberi da simili travagli, che sono assai spiacevoli per me. Nostro padre dice che al venire dell’estate partirò. Per quanto si riferisce a questa casa – voglio dire alla sua fondazione –, la mia mancanza da essa non implica alcuna conseguenza; per la mia salute è evidente che questo paese mi conviene di più, e così anche, in parte, per il mio riposo, non essendoci idea, qui, della vanagloria da cui lì sono affetti per me, ma ci sono altre ragioni per le quali credo che sarà preferibile stabilirsi là: una è quella d’essere più vicina ai monasteri. Il Signore indirizzi le cose come vuole; io non penso d’avere un’opinione mia, visto che dovunque mi manderanno sarò contenta.

5. Mio fratello è ritornato, e sta molto male in salute; ora, però, è senza febbre. Non è riuscito a nulla nelle sue trattative d’affari, ma siccome quello che aveva qui è ben sistemato, ha di che vivere largamente. Ritornerà là in estate, perché ora non era la stagione adatta. È contentissimo di stare con sua sorella e con Giovanni de Ovalle, tanto essi lo coprono di attenzioni e ne assecondano i desideri; allo stesso modo sono assai contenti anche loro di trovarsi con lui. È stato qui solo un breve momento, e così non gli ho parlato di quella sua proposta, ma credo che basterà solo dirglielo perché lo faccia; per quello di cui hanno bisogno i suoi figli, un paggio è anche troppo.

6. Mi fratello dice che, s’egli viene qui, sua madre può ritenere ch’è come se stesse con lei; se è adatto al suo compito ed è virtuoso, studierà con loro a Sant’Egidio, dove si troverà meglio che altrove. Giovanni de Ovalle (non appena ho detto ch’era un desiderio di vostra reverenza) afferma di prendere talmente a cuore l’affare, che ne ho riso; egli fa con piacere ciò che immagina sia la mia volontà; per questo sono riuscita a renderli così intimamente uniti con mio fratello che spero in Dio abbiano a guadagnarci molto, e lui non perde con loro, perché ha la pace.

7. Giovanni de Ovalle è estremamente buono con lui; i bambini non finiscono di lodarlo. Lo dico perché, dato il caso che questo ragazzo venga qui quando essi non siano ad Avila per aprile, non avrà da apprendere da alcuno null’altro che virtù. Se potessi sistemare tutto, ne sarei molto contenta, per togliere al padre mio questa preoccupazione; sono stupita, considerato il suo carattere, che prenda la cosa tanto a cuore: dev’essere Dio a ispirarlo, visto che i genitori del ragazzo non hanno altra soluzione. Mi dispiacerà molto s’egli andrà a Toledo. Non so come preferisca star lì anziché a Madrid; temo che il mio desiderio non si effettuerà. Dio disponga le cose perché giovino meglio al suo servizio, che è quanto importa. Mi dispiacerà per lei e mi diminuirà molto il desiderio di stare in cotesta casa. Sono sicura, come ho già detto, che mi ordineranno di risiedere dove sarà più necessario.

8. Per quanto si riferisce a sua sorella, non c’è da parlarne fino a che nostro padre non venga da quelle parti; certo, ho paura che per liberarli da spese non infliggiamo loro un peso maggiore, perché, cresciuta tutta la vita là, non so come si potrà abituare qua, e da quel che press’a poco ho capito, non deve andare troppo d’accordo con le sue sorelle. Voglio dire che deve agire un po’ di testa sua; purché non si tratti d’una santità di malinconia! Infine, nostro padre s’informerà di tutto, e fino ad allora no ne parliamo più.

9. Le avranno già dato una mia lettera in cui le dicevo di aver mandato una priora da qui per Caravaca. Ha preso la decisione con molta gioia, e anche la priora di Malagón, dove si è fermata, mi scrive ch’è contenta. Le dico che dev’essere una bell’anima; mi ha scritto che desiderava avere notizie di vostra reverenza; parla molto di quel che le deve e manifesta grande amore per lei. La casa sarà stata ormai fondata prima di Natale, da quel che mi pare, ma non ho saputo nulla.

10. Credo che farà bene a non dire nulla del paggio al padre mio fino a che io non ne parli a mio fratello. Mi scriva che età ha e se sa leggere e scrivere, essendo necessario che faccia gli studi con loro. Mi raccomandi molto alla mia Maria della Croce e a tutte, come anche a Dorotea. Ma perché non mi ha detto come sta il cappellano? Se lo tenga caro, ché è un gran buon uomo. Mi dica anche come si trova con la sistemazione della stanza e se va bene d’inverno come d’estate. Scommetto che, per quanto ella dica della sottopriora, lei non è certo più sottomessa. Oh, Gesù, come noi non ci conosciamo! Sua Maestà ci dia luce e la protegga.

11. Per quanto riguarda le cose dell’Incarnazione, può scrivere a Isabella della Croce; io posso essere molto più d’aiuto da qua che da lì, ed è quanto faccio sperando in Dio, se dà vita al Papa, al re, al Nunzio, e a nostro padre per uno o due anni ancora, che tutto resterà ben sistemato. Chiunque di loro venisse a mancare, saremmo perduti, sapendo qual è la disposizione d’animo del nostro reverendissimo verso di noi, anche se Dio, certo, vi porrebbe rimedio per altre vie. Ora mi propongo di scrivergli e servirlo più di prima, perché l’amo molto, e molto gli devo. Mi dispiace assai vedere come agisce in base a cattive informazioni. Tutte le si raccomandano vivamente.

12. Non siamo in condizioni di far strofe. Lei pensa che le cose siano tali da permetterci questo? Raccomandino molto nostro padre a Dio, perché oggi una persona autorevole ha detto all’arcivescovo che forse lo uccideranno. Sono in uno stato da far pietà, tanto più grande se vedesse le offese recate a Dio in questo luogo da monache e frati. Sua Maestà vi ponga rimedio e liberi me da qualunque colpa, perché io lì non so… Ma se ciò può essere in qualche modo al servizio di Dio, la mia vita è ben poca cosa; vorrei averne molte. Domani è la vigilia dell’anno nuovo. Di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

13. Da queste parti fa un tempo tale che vado a cercare il freddo di notte. C’è di che lodarne Dio. Per lo meno ai fini della mia salute è buona terra, e ciò malgrado, non ne faccio oggetto del mio desiderio. Il fratismo di mio fratello non è andato né andrà avanti.

 

95. Al Padre Girolamo Gracián, a Siviglia (?)

Siviglia, dicembre 1575 (?)

Vostra paternità non pensi, come le ho già scritto altre volte, che si trovi denaro e tutto insieme; le ripeto che, se non mi fossi adattata alle poche che vengono, vostra paternità non avrebbe ora religiose né per una né per altra necessità.











ANNO 1576



96. A donna Anna Enríquez (?), a Valladolid

Siviglia, gennaio 1576 (?)

Autografo: Carmelitane Scalze, Arco Mirelli, Napoli

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con lei. Vedo bene che non merito il favore che lei mi fa, se si considera quanti giorni ho lasciato passare senza risponderle, ma so che il mio desiderio di vedere vostra grazia molto santa… La priora adesso non scrive nulla della mia signora donna Marianna, pertanto penso che debba essere partita.

2. Spero nel Signore che dovunque ella sia, servirà grandemente Sua Maestà. Io desidero fare lo stesso, così ci vedremo dove non ci saranno da temere lontananze… L’indegna serva e suddita di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

97. Al Padre Giovanni Battista Rossi, a Cremona

Siviglia, gennaio-febbraio (?) 1576

Autografo frammenti: Parrocchia di Esquivias (Toledo), e Carmelitane Scalze di Sant’Anna, Madrid, e Carmelitani Scalzi, Santa Teresa al Museo, Napoli

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia sempre con la signoria vostra, amen. Da quando sono arrivata qui, a Siviglia, ho scritto tre o quattro volte alla signoria vostra, e poi non l’ho più fatto, perché i padri che ritornavano dal capitolo mi hanno detto che lei non sarebbe stato a Roma, dovendo recarsi a visitare i mantovani. Sia benedetto Dio che questa faccenda è finita. In quelle lettere davo anche conto alla signoria vostra dei monasteri fondati quest’anno, che sono tre: a Beas, a Caravaca e qui. In essi la signoria vostra ha suddite che sono grandi serve di Dio. I primi due dispongono di rendita, quello di qui è di povertà. Ancora non abbiamo una casa propria, ma spero nel Signore che l’avremo. Siccome sono sicura che qualcuna di queste mie lettere sarà arrivata alla signoria vostra, non le do, in questa, maggiori particolari su tutto.

2. Le dicevo anche quanto sia diverso parlare con questi padri Scalzi – intendo riferirmi al padre maestro Gracián e Mariano – rispetto a ciò che là ho udito di loro, perché, certo, sono veri figli di vostra signoria, e in ciò ch’è essenziale oserei dire che nessuno di quelli che si proclamano tali, li supera. Avendomi pregata di fare da intermediaria affinché la signoria vostra restituisse loro il favore, visto che essi non osavano più scriverle, la supplicavo di questo in tali lettere con tutto il calore possibile, e torno a supplicarla ora, per amor di nostro Signore, di farmi questa grazia e di darmi un po’ di credito, perché non v’è ragione ch’io dica se non l’intera verità; prescindendo dal fatto che riterrei come un’offesa a Dio non dirla, anche se non fosse contravvenire al rispetto di Dio, mi sembrerebbe un gran tradimento e una gran cattiveria non dirla a un padre che amo tanto.

3. Quando saremo alla sua presenza, la signoria vostra vedrà ciò che deve alla sua vera figlia, Teresa di Gesù. È la mia sola consolazione in tutto questo, perché mi rendo ben conto che ci dev’essere chi dice il contrario; così, per quel che mi è possibile, farò in modo che tutti lo vedano, intendo dire quelli che hanno imparzialità di giudizio, e lo vedranno finché avrò vita.

4. Ho già informato la signoria vostra della commissione che il padre Gracián ha avuto dal Nunzio e di come ora l’abbia mandato a chiamare. Vostra signoria saprà anche che è stato incaricato nuovamente di visitare Scalzi e Scalze della provincia di Andalusia. Io so con certezza ch’egli ha rifiutato con tutte le sue forze quest’ultima commissione (anche se si dice il contrario, la verità è questa), e suo fratello, il segretario, vi si era opposto anche lui, perché non potevano derivarne se non grandi difficoltà.

5. Ma, essendo ormai un fatto compiuto, se questi padri mi avessero ascoltata, avrebbero agito senza farsi notare da nessuno, come tra fratelli, e perché fosse così mi sono adoperata quanto mi è stato possibile; prescindendo, infatti, dalla considerazione che ciò è giusto, da quando siamo qui, ci hanno soccorso in ogni necessità, e, come ho scritto alla signoria vostra, io trovo in questa città persone di tale pregevole intelligenza e cultura, che desidererei vivamente ce ne fossero simili ad esse nella nostra provincia di Castiglia.

6. Io amo sempre fare di necessità virtù, come si dice, e pertanto avrei voluto che, decidendo di resistere, considerassero se potevano averla vinta. D’altra parte non mi meraviglia che siano stanchi di tante visite e innovazioni, quante, a causa dei nostri peccati, se ne sono avute da molti anni. Piaccia al Signore che sappiamo trarne profitto, visto che Sua Maestà ci stimola fortemente, anche se ora, siccome il Visitatore appartiene allo stesso Ordine, l’umiliazione è minore; io spero in Dio che, se la signoria vostra favorisce questo padre in modo ch’egli capisca d’essere nelle sue grazie, tutto andrà molto bene. Egli scriverà alla signoria vostra, ed ha vivo desiderio di quanto le dico e di non dare a vostra signoria alcun dispiacere, perché si reputa suo figlio obbediente.

7. Ciò di cui torno a supplicarla nella presente, per amore di nostro Signore e della sua gloriosa Madre (che la signoria vostra ama tanto, quanto l’ama questo padre, che per gran devozione verso di lei entrò nel nostro Ordine), è di rispondergli, e con dolcezza, lasciandosi dietro cose passate, anche s’egli ha avuto qualche colpa, e riconoscendolo per suo proprio figlio e suddito, perché davvero lo è, come anche il povero Mariano, malgrado, a volte, le apparenze siano contrarie. Io non mi meraviglio che abbia scritto alla signoria vostra in modo diverso dalle sue intenzioni, per il fatto di non sapersi spiegare; egli confessa, infatti, di non aver mai avuto l’intenzione d’irritare la signoria vostra né con le parole né con i fatti. Il demonio, avendo tanto da guadagnare nel far sì che le cose si capiscano a suo vantaggio, deve essersi adoperato perché questi padri senza volere abbiano avuto una cattiva riuscita nei loro affari.

8. Ma la signoria vostra consideri ch’è proprio dei figli errare, e dei padri perdonare senza guardare ai loro errori. Per amor di nostro Signore supplico la signoria vostra di farmi questa grazia. Guardi che ciò conviene per molte ragioni che forse non sono così evidenti per la signoria vostra là, come lo sono per me qua, e che, anche se noi donne non siamo adatte a dare consigli, qualche volta cogliamo nel segno. Io non so che danno potrebbe venirne mentre, ripeto, i vantaggi possono essere molti; non vedo alcun male nel fatto che la signoria vostra accolga di buon animo coloro i quali ben volentieri si getterebbero ai suoi piedi se si trovassero in sua presenza, poiché Dio non manca mai di perdonare, e che si comprenda come la signoria vostra abbia piacere che la riforma sia fatta da un suddito e figlio suo, e come, in cambio di questo, lei si compiaccia di perdonarlo.

9. Se ci fossero molto a cui affidare tale compito! Ma poiché, a quanto sembra, non ce ne sono con le capacità di cui dispone questo padre (di cui ritengo per certo che la signoria vostra darebbe ugual giudizio, se lo vedesse), per qual motivo lei non dovrebbe mostrare il suo piacere d’averlo per suddito e far sì che tutti si rendano conto che se questa riforma si attua compiutamente, è grazie alla signoria vostra e ai suoi consigli e avvertimenti? E, dal momento in cui si arrivi a capire che la signoria vostra si compiace di tale attuazione, tutto si appianerà. Vorrei dire molte altre cose a questo riguardo, ma ritengo che sarà più utile supplicare nostro Signore di far comprendere alla signoria vostra quanto ciò sia conveniente, perché delle mie parole da tempo ormai la signoria vostra non fa alcun caso. Sono ben sicura, peraltro, che se in esse sbaglio, la mia volontà è priva d’errore.

10. Il padre Antonio di Gesù è qui, non avendo potuto evitare di venire; ciò malgrado, anch’egli ha cominciato a difendersi come questi padri. Scrive alla signoria vostra; forse avrà più fortuna di me per ottenere dalla signoria vostra di credere come conviene a tutto ciò che dico. Nostro Signore vi provveda, in conformità del suo potere e in considerazione delle nostre necessità.

11. Sono venuta a conoscenza dell’Atto del capitolo generale che m’impone di non uscire dalla mia casa. Il padre provinciale fra Angelo l’ha mandato qui al padre Ulloa con l’ordine di notificarmelo. Egli pensava che mi avrebbe procurato molta pena, quella che avevano intenzione di causarmi questi padri nel cercar d’ottenere tale ordine, e pertanto se lo teneva in serbo. Dev’essere poco più di un mese ch’io ho fatto in modo che me lo dessero, essendone stata informata da altra parte.

12. Davvero le assicuro, a quanto posso capire di me, che mi sarebbe di gran gioia e consolazione se la signoria vostra me lo inviasse con una lettera e io mi rendessi conto che lei, mosso a pietà per le grandi sofferenze che io, poco adatta a soffrire, ho avuto in queste fondazioni, mi ordina, in ricompensa, di riposarmi, perché, pur vedendo la via da cui procede tale decisione, mi ha dato un gran conforto l’idea di potermene stare tranquilla.

13. Poiché nutro un grande amore per la signoria vostra, non ho potuto, sensibile come sono, fare a meno di soffrire per il fatto che l’ordine veniva quasi indirizzato a persona assai disubbidiente, tanto che il padre Angelo ha potuto pubblicarlo alla Corte senza ch’io ne sapessi nulla, dando l’impressione che mi si facesse violenza; pertanto mi ha scritto che potevo sistemare la cosa indirizzandomi alla Camera del Papa, come se ciò dovesse essere un gran sollievo per me. Di sicuro, anche se non lo fosse fare ciò che la signoria vostra mi ordina e rappresentasse per me un’enorme prova, non mi passerebbe per la mente di tralasciare d’obbedire, né Dio voglia mai darmi l’occasione di agire in vista della mia soddisfazione contro la volontà della signoria vostra. Posso infatti dire con assoluta verità – e nostro Signore lo sa – che se avevo un sollievo nei travagli, nelle inquietudini, nelle afflizioni e nelle mormorazioni che ho sofferto, era comprendere che adempivo la volontà della signoria vostra e che lei ne era contento; così me lo darà ora fare ciò che la signoria vostra mi ordina.

14. E ho voluto mettere in atto il mio proposito. Eravamo vicini a Natale, e siccome il viaggio è assai lungo, non mi hanno lasciato partire, presumendo che la volontà della signoria vostra non fosse quella di mettere a repentaglio la mia salute; pertanto sono ancora qui, anche se non ho l’intenzione di restare sempre in questa casa, ma solo fino a che passi l’inverno, perché non me la intendo con la gente dell’Andalusia. Ciò di cui supplico vivamente la signoria vostra è di non trascurare di scrivermi in qualunque luogo io sia: non occupandomi più di niente (il che, certo, mi colmerà di gioia), temo, infatti, che la signoria vostra abbia a dimenticarmi, anche se io non gliene darò motivo, perché, a costo di stancare vostra signoria, non tralascerò di scriverle per mio sollievo.

15. Qui non si è mai creduto, né si crede che il Concilio o il Motu proprio tolga ai superiori la facoltà di ordinare alle religiose di recarsi fuori per necessità richieste dal bene dell’Ordine, di cui possono presentarsi molte occasioni. Questo non lo dico per me, non essendo più buona a nulla (e non solo sono pronta a starmene in una casa dove mi è caro avere un po’ di pace e di calma, ma quand’anche si trattasse di un carcere vi resterei volentieri tutta la vita, se mi rendessi conto di soddisfare in ciò la signoria vostra); lo dico solo perché la signoria vostra non abbia scrupolo nei riguardi del passato. Quantunque, infatti, avessi le patenti, non mi recavo mai in nessun luogo per farvi una fondazione (perché è evidente che non potevo uscire per altro motivo) senza averne l’ordine scritto o l’autorizzazione del superiore. Così per Beas e Caravaca me l’ha dato il padre fra Angelo, e per venire qui il padre Gracián (aveva allora dal Nunzio la stessa commissione che ha ora, ma non ne faceva uso), anche se il padre fra Angelo abbia detto che ero apostata e scomunicata, quando sono arrivata qui. Dio lo perdoni: la signoria vostra è testimone di quanto abbia sempre procurato che lei avesse buoni rapporti con lui e quanto abbia cercato di soddisfarlo (s’intende in cose che non potevano scontentare Dio), mentre egli non riesce mai a mostrarsi benevolo verso di me.

16. Gli sarebbe ben più di vantaggio se fosse così contrario a Valdemoro. Questi, come priore di Avila, ha tolto gli Scalzi dall’Incarnazione con grandissimo scandalo della città, e pertanto ha ridotto quelle religiose (il cui convento era motivo di renderne lode a Dio) in una tale situazione che l’enorme inquietudine in cui vivono fa pietà; mi viene scritto che per scusare lui accusano se stesse. Ora sono tornati gli Scalzi: a quanto mi hanno scritto, il Nunzio ha ordinato che non le confessi nessun altro dei religiosi del Carmine.

17. MI ha fatto gran pena l’afflizione di quelle religiose, alle quali si dà soltanto il pane e, per altro verso, tanta inquietudine: mi destano proprio gran pietà. Dio vi ponga rimedio e ci conservi vostra paternità per molti anni. Mi è stato detto che oggi arriva qua il generale dei Domenicani. Se Dio mi facesse la grazia di dare alla signoria vostra l’occasione di venire! Tuttavia, d’altra parte, mi dorrebbe la sua fatica; pertanto il mio riposo dovrà rimandarsi a quell’eternità che non ha fine, quando la signoria vostra vedrà ciò che mi deve. Piaccia al Signore, per la sua misericordia, ch’io meriti di arrivarci.

18. Mi raccomando molto alle preghiere delle loro paternità, i reverendi padri compagni della signoria vostra. Queste suddite e figlie di vostra paternità la supplicano di dar loro la sua benedizione, e io faccio lo stesso per me.

 

98. A don Rodrigo de Moya, a Caravaca

Siviglia, 19 febbraio 1576

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei. Mi ha dato una gran gioia la lettera di vostra grazia, con notizie ben diverse da quanto qui si era creduto. Dio sia benedetto per tutto; io mi stupivo molto della madre priora e mi sarei crucciata se avesse fatto qualcosa contro la volontà di vostra grazia. Più o meno capisco che cosa abbia indotto chi ce ne ha parlato a ritenere di dire la verità. A me riusciva assai difficile crederlo e per questo ho scritto a vostra grazia supplicandola di dirmi che cosa aveva notato, perché la madre priora mi parla sempre di quanto deve a vostra grazia, della consolazione che lei le procura e dei favori che le fa in ogni circostanza.

2. Del prezzo della casa non sono scontenta né lo sia vostra grazia, perché, pur di avere una buona posizione, non guardo mai a dare la terza parte in più di quel che vale – e anche la metà in più m’è accaduto di dare –, perché il fatto che un monastero sia in buona posizione è cosa di tanta importanza che sarebbe uno sbaglio badare a questo. Per l’acqua e la vista di lì io avrei dato altrove ben volentieri molto di più di quel ch’è costato il monastero. Siano rese grazie a Dio che lei abbia colto così bene nel segno.

3. Per quanto riguarda il vicario generale, vostra grazia non si preoccupi minimamente, perché, come lei dice, ciò non è l’essenziale. Il monastero è fondato con l’autorizzazione del Consiglio degli Ordini e col mandato del re; se sua maestà non ne avesse dato l’ordine (egli, a tale riguardo mi favorisce molto, per la grande stima che ha dei nostri monasteri) avrebbe avuto la sorte di quello di Beas, la cui fondatrice aveva perso dodici anni per aver la licenza di fondarlo di un altro Ordine (non essendole giunta notizia di questo nostro) e non lo aveva potuto fare. Né un monastero può disfarsi con tanta leggerezza, una volta fondato; a questo proposito non c’è nulla da temere. Ora credo che le si manderà tutto l’inserto, tranne ciò di cui parlo nella lettera al signor Michele Caja, ma glielo manderò poi presto. E se non lo inviassi, ne è causa il fatto che il vescovo, come oggi dice in una lettera, deve venire lì, ma arriverà disposto ad ammettere subito la fondazione, perché è un perfetto gentiluomo e ha parenti  amici che mi faranno qualsiasi favore, pertanto non c’è da temere.

4. Lo sbaglio è stato di non prevenirmi subito, perché, siccome io avevo scritto tante volte che non l’avrei fondato senza licenza dell’ordinario, ho pensato che certamente l’aveva, altrimenti non sarei partita senza preoccuparmene. Sarà necessario, visto ch’io ho detto qui che lì hanno settecento ducati di rendita – come mi scrive la madre priora e come ne è stato scritto al vescovo –, che la cosa risponda a verità. E anche se si riceve qualche religiosa con dote inferiore, che serva per completare tale somma, qualora sia ancora incompleta, sarà tutto ben fatto. Vostra grazia non si affligga, perché nostro Signore vuole che soffriamo qualcosa; prima questa fondazione mi destava timore, per essersi fatta con tanta tranquillità, giacché in tutte le case in cui nostro Signore deve essere ben servito, siccome al demonio ciò riesce gravoso, accade sempre di avere qualche sofferenza. Mi sono molto rallegrata del miglioramento di nostra sorella e signora. Piaccia a Dio che stia bene per molti anni, e voglia egli proteggere vostra grazia e la signora donna Costanza. Bacio molte volte le mani di vostra grazia. Oggi è la domenica di Settuagesima. L’indegna serva di vostra grazia, Teresa di Gesù.

 

99. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Siviglia, 19 febbraio 1576

Autografo frammento: Carmelitane Scalze di Loeches (Madrid)

1. Gesù sia con lei, figlia mia. Io vorrei essere più riposata per scriverle, ma sono sgomenta d’aver potuto sopportare di leggere e scrivere tante lettere, e ho deciso d’essere breve. Piaccia a Dio che ci riesca.

2. Quanto alla mia venuta lì, stavano in sé quando hanno pensato ch’ero io a dover scegliere un qualsiasi luogo, invece d’andare dove mi mandassero? Il fatto che si sia parlato di lì è perché nostro padre lo voleva per certe ragioni che presentemente non esistono più, e, del resto, la sua intenzione, a quel che credo, non è stata mai che dovessi restarvi per sempre; la mia, sì. Il Nunzio mi ha già mandato a dire di non tralasciare l’opera delle fondazioni, come facevo prima, giacché, a quel che sembra, nostro padre gli ha detto le cose in modo tale che gli è parso condividesse la sua opinione. Dopo essere stato informato a dovere, egli è in queste disposizioni. Io, ben determinata a non fondare tranne che non mi venga ordinato in modo che…; ora è tempo ch’egli cominci subito la visita dei frati, perché ancora non l’ha fatto.

3. I miei fratelli si agitano molto perché vada con loro, specialmente Lorenzo, il quale dice che aspetterà qui quanto mi verrà ordinato, perché sembrerebbe che nostro padre sia ora un po’ più malleabile. Io non faccio altro che tacere e pregare il Signore di dare al suo cuore l’ispirazione di ciò che più convenga al suo servizio, e per cui io debba riuscirgli più gradita, essendo questa la mia unica gioia; pertanto facciano lo stesso lì, per carità. Lo dica a quelle mie figlie, e che Dio le ricompensi della loro gioia, ma, mi credano, non devono mai porre tale gioia in cose passeggere, perché resteranno deluse; lo dica anche alla mia Casilda, visto che non posso scriverle.

4. Per la via di Medina, in una lettera che la priora avrà inviato a vostra reverenza, le dicevo di aver ricevuto le sue con l’ammontare del porto. Ormai non invii più il porto, fino a che non glielo dica io. Per quanto riguarda Agostina… … è ben poco, e da qui a quando ritireranno la dote che le hanno dato e si sarà calcolato l’importo degli alimenti non resterà nulla; pertanto la madre mi ha scritto di nuovo, assicurandomi che la ragione non è questa, ma il desiderio della figliola. Credo anch’io a questo desiderio, che forse è il vero motivo della cosa. Se le viene da Dio, Egli ci illuminerà.

5. Non so come dico in ultimo la pena che mi ha dato la malattia del padre mio; temo che abbia fatto qualcuna di quelle penitenze che gli sono abituali durante l’Avvento, come coricarsi per terra, perché di solito non soffre di quel male. Gli faccia coprire bene i piedi. È davvero poco acuto quel dolore!; se, poi, ci prende l’abitudine, è cosa assai dura, e persiste già da troppi giorni. Badi che si copra bene. Sia benedetto Dio che sta meglio. Non c’è nulla a cui io sia sensibile come a un dolore acuto, anche nei riguardi dei miei nemici… Gli dia il mio ricordo e gli dica molte cose da parte mia.

6. È assai piccolo il paggio se non ha più di undici anni, mentre se ne avesse dodici andrebbe bene. Vorrei che sapesse scrivere prima di venir qua, perché deve andare a scuola a Sant’Egidio con questi ragazzi, per cominciare a istruirsi. Mio fratello ha detto che, trattandosi di un’iniziativa del padre fra Domenico, anche se non ce ne fosse bisogno, si dovrebbe prenderlo, avendogli io già detto quel che gli devo…

7. Amerei molto che si prendesse in quel monastero quella conversa, e non vedo come fare, perché il buon Ascensio ci ha pregato di prendere una sua domestica; devo, dunque, portarne via una da Medina perché ci sia posto lì. È così santa come Stefania, e non ha ancora l’abito; del resto, ne domandi pure ad Alberta. Se volesse accettare lì questa santa, mi darebbe la vita. Scommetto che se la signora donna Maria sapesse quello che è, mi pregherebbe di dargliela. La potrebbe prendere al posto di donna Marianna, e io cercherei di ottenere un posto per lei da nostro padre.

8. È strano che non mi abbia chiarito che cosa ne dice da parte sua, forse perché non sa dove debba essere inviata; io aspettavo di vedere come era… Si adoperi quanto può per scoprirne l’indole; qualora sia buona, anche se non c’è dove metterla, dobbiamo prenderla. Qui ce ne manca una, e io amerei molto che venisse da lì, ma la distanza è tale che non vedo come potrei fare. Sappia che nostro padre ha molte sorelle e assai povere, ed è necessario – visto che la Vergine l’ha tolto ai suoi genitori di cui era il sostegno –, che tutte ci adoperiamo per accoglierle.

 

100. Alla M. Maria Battista, a Valladolid

Siviglia, 29 aprile 1576

1. Gesù. – La grazia dello Spirito Santo sia con lei, figlia mia. Domani parte il corriere e non pensavo di scriverle, perché non avevo nulla di buono da dirle. Questa sera, poco prima che chiudessimo la porta, mi hanno mandato a dire che ora l’inquilino della casa acconsente a farci andare lì dopodomani, festa dei santi Filippo e Giacomo, e da ciò capisco che il Signore comincia ormai a voler mitigare i nostri travagli.

2. Mandi subito, se può, la presente alla madre priora di Medina, che sarà in pena per una lettera che le ho scritto, pur non essendomi dilungata ad esagerare travagli. Sappia che dopo la fondazione di San Giuseppe, tutto è stato una sciocchezza in confronto alle sofferenze che ho avuto qui. Quando ne saranno a conoscenza, vedranno che ho ragione di dire che è per la misericordia di Dio se ne usciamo bene, e si può già constatarlo. Sono inverosimili le ingiustizie che si compiono in questa terra, la mancanza di sincerità, le simulazioni. Le assicuro che ben a ragione ha la fama che ha. Sia benedetto il Signore che fa trarre il bene da tutto; io ho avuto una gioia singolare di vedermi fra tante prove. Se mio fratello non fosse stato qui, non si sarebbe potuto far nulla al mondo.

3. Egli ha sofferto molto, e senza mostrare alcuna riluttanza nello spendere denaro e sopportare tutto, tanto da farne lodare Dio. Ben a ragione è amato da queste sorelle, che non hanno avuto alcun altro aiuto, ma solo un aumento di pene. Adesso vive ritirato per causa nostra, ed è stata una gran fortuna che non l’abbiano portato in carcere, ché qui è un inferno, e tutto questo senza alcun rispetto della giustizia, perché esigono da noi quello che noi non dobbiamo, e di garantirsi con lui come mallevadore. È una cosa che finirà con un ricorso alla Corte, perché non c’è via di uscita; mio fratello è stato contento di soffrire qualcosa per amor di Dio.

4. Sta al Carmine con nostro padre, su cui i travagli piovono come grandine. Infine, io ho molto da fare per nascondergli i nostri, essendo quelli che gli hanno dato maggior tormento, e a ragione.

5. Perché si rendano conto di qualcosa, loro sono a conoscenza di quanto ho già scritto circa le calunnie sparse contro di noi da quella che se n’è andata via; ebbene, non è nulla di fronte alle accuse che ci ha poi rivolte (lo sapranno un giorno), andando al momento meno opportuno, senza una ragione – e non una volta sola – da coloro a cui ci aveva denunziato. L’abbiamo visto chiaramente dalla persona che gl’Inquisitori hanno chiamato. Di me le dico che Dio mi ha fatto una grazia, quella di sentirmi nella gioia. Pur avendo presente il gran danno che poteva seguirne per tutte le nostre case, ciò non bastava, perché la gioia superava ogni limite. Gran cosa è la sicurezza della coscienza e il sentirsi libera.

6. La compagna è entrata in un altro monastero. Ieri mi hanno affermato ch’è uscita fuor di senno, per la sola ragione d’essere andata via da qui. Guardi come son grandi i giudizi di Dio, che si fa garante della verità; pertanto ora si vedrà ch’erano tutte aberrazioni. Ecco, per esempio, quello che diceva in giro: che legavamo le religiose per i piedi e per le mani e le fustigavamo; e Dio avesse voluto che tutte le accuse fossero state come questa. Oltre una calunnia così grave, diceva mille altre cose, da farmi veder chiaro che il Signore voleva metterci alle strette per condurre tutto felicemente a termine, come appunto ha fatto. Pertanto non si affliggano minimamente; spero anzi nel Signore che potremo andarcene via presto, appena le religiose si saranno trasferite nella nuova casa, perché i Francescani non si son più fatti vivi, e, se lo fanno dopo la presa di possesso, non ha più alcuna importanza.

7. Ci sono qui grandi anime, e questa priora ha un coraggio che mi sbalordisce, ben più grande del mio. Mi sembra, però, d’esser stata d’aiuto con la mia presenza qui, perché i colpi cadono tutti su di me. La priora è molto intelligente; le assicuro ch’è perfetta per l’Andalusia, a mi giudizio. E com’era necessario sceglierle bene per portarle qui! Io sto bene, anche se prima la mia salute non è stata molto buona; quello sciroppo mi dà la vita. Nostro padre è sempre indisposto, ma non ha febbre. Non sa di questa mia. Lo raccomandi a Dio, cui rivolga anche la preghiera di trarci fuori felicemente da tutti questi affari. Credo che lo farà. Oh, che anno ho passato qui!

8. Veniamo ai suoi consigli. Quanto a ciò che lei dice in principio, il «don» è un titolo attribuito nelle Indie a tutti coloro che hanno vassalli. Ma, appena i miei nipoti sono arrivati qua, io ho pregato il padre che non glielo dessero, spiegandogliene le ragioni. Così fu fatto, e se ne stavano ormai tranquilli e modesti, quando sono venuti Giovanni de Ovalle e mia sorella, per i quali non ci sono state ragioni sufficienti (non so se era per confermare il «don» del loro figlio), e siccome mio fratello allora non era qui, essendo rimasto assente a lungo, né io mi trovavo con loro, al suo arrivo gliene hanno dette tante che non è giovato a nulla quanto mi ero sforzata di far intendere. È vero, ad Avila non si sente ormai altro, ed è una vergogna. Certo, la cosa mi colpisce per le conseguenze che ne vengono a loro, perché io, per me, non credo d’averci mai pensato; non si curi pertanto di ciò, ché di fronte ad altre cose che si dicono di me, non ha importanza. Per amor suo, tornerò a dirlo al loro padre, ma con gli zii credo che non ci sia niente da fare, essendo ormai troppo abituati a quel titolo. Ogni volta che lo sento, resto molto mortificata.

9. Per la lettera di Teresa a Padilla, non credo che abbia scritto a nessuno (tranne alla priora di Medina e a lei per far loro piacere). A Padilla mi pare che abbia inviato una volta due o tre parole. Lei è convinta ch’io sia come accecata per lei e per mio fratello, e non c’è modo di cavarglielo dalla testa. Certo, dovrei esserlo, se fossi diversa da come sono, considerando i loro meriti; ma pensi che, nonostante quello che devo a lui, mi sono rallegrata del fatto che se ne stia ritirato, il che gl’impedisce di venire spesso qui. È vero, egli ci è un po’ d’impaccio, anche se quando gli dico di andarsene per la venuta di nostro padre o di altri, è condiscendente come un angelo. Non ch’io non l’ami molto, l’amo, certo, ma vorrei vedermi sola. È proprio così, si pensi quel che si vuole, ché la cosa ha poca importanza.

10. Padilla, dicendo ch’era Visitatore, deve aver scherzato. Ormai lo conosco. Ciò malgrado, ci è di grande aiuto e gli dobbiamo molto. Nessuno è senza difetti, che vuole! Mi ha fatto molto piacere che la signora donna Maria sia contenta di quella licenza. Le dica tante cose da parte mia, perché, essendo assai tardi non le scrivo, e aggiunga che, anche se mi dispiace saperla priva della signora duchessa, vedo che il Signore vuol essere la sua sola compagnia e il suo solo conforto.

11. Di Avila non so più di quello che me ne scrive lei. Dio l’assista. Mi raccomando a Casilda e a tutte loro, e massimamente al padre mio fra Domenico. Amerei molto che si astenesse dal partire per Avila fino a quando io non fossi là, ma, poiché Egli vuole che tutto sia una croce, vada pur così. Non tralasci di scrivermi. Non mandi via quella religiosa di cui mi dice tanto bene. Oh, se volesse venir qui!, perché io vorrei far venire qualcuna da lì, se fosse possibile. Badi che ora, a mio parere, non c’è più ragione di nutrire alcuna pena, perché ritengo che tutto andrà bene.

12. Non dimentichi d’inviare questa lettera alla madre priora di Medina, e ch’ella la mandi alla priora di Salamanca, così che serva per tutte e tre. Dio me le renda sante. Confesso che la gente di questo paese non è fatta per me, e che desidererei ormai vedermi nella terra promessa, se Dio vuole. Eppure, se sapessi di servirlo meglio qui, non c’è dubbio che vi resterei volentieri, benché l’abominazione dei peccati che vi si commettono sia una causa di profonda afflizione; loro ne sarebbero spaventate. Il Signore vi ponga rimedio. Oggi è la domenica «in albis». Di vostra reverenza, Teresa di Gesù.

13. Mi raccomandi alla mia Maria della Croce e alla sottopriora. A Maria della Croce legga questa lettera. Tutte ci raccomandino a Dio.